In questo numero

Puntosostenibile in classe A di Marco Moro
Cabaret climatico di Stefano Caserini e Sergio Castellari
Sequenze di memoria. Intervista a Loriano Macchiavelli di Anna Satolli
La scienza della sostenibilità. Conversazione con Gianfranco Bologna di Paola Fraschini
Conflitti "naturali"? di Diego Tavazzi
Efficienza energetica negli edifici esistenti, la vera cura per Kyoto di Giuliano Dall’Ò
Nei programmi elettorali ambiente fa rima con energia di Ilaria Di Bella

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Cabaret climatico
di Stefano Caserini* e Sergio Castellari**

Sergio Castellari: Ho assistito nell'ultimo anno alla realizzazione del tuo libro A qualcuno piace caldo. Errori e leggende sul clima che cambia e devo riconoscere che è stato un lavoro complesso, tale è stata la quantità di informazioni e notizie sui cambiamenti climatici prodotte in Italia. Sembra che negli ultimi anni molti italiani, specialmente non scienziati o non climatologi, si siano dedicati a esprimere pareri di ogni sorta sui più svariati temi in materia di cambiamenti climatici. Il tuo lavoro è meritevole soprattutto perché è una opera di "memoria storica" della maggior parte di quello che è stato detto sui cambiamenti climatici in un paese, come il nostro, che, purtroppo, tende anche in altri campi ad avere scarsa memoria!

Stefano Caserini: Ti ringrazio. Sì, concordo che la memoria storica sia importante e mi piacerebbe che il libro servisse anche a questo: lasciare, appunto, traccia storica di argomenti molto noti ma ormai superati come, ad esempio, la presunta grande influenza delle macchie solari, dei vulcani e i tanti miti sul periodo caldo medioevale...

Castellari: La diffusione di una corretta, completa e aggiornata informazione scientifica sui cambiamenti climatici è sempre un'impresa ardua e sicuramente difficile nel nostro paese. Pochi sono i programmi televisivi e gli articoli divulgativi sul clima e sui cambiamenti climatici veramente di buona qualità. Questo ha portato a una strana sensibilizzazione dell'opinione pubblica su questi temi. Anche l'Ipcc, che ha come propria missione quella di diffondere in maniera chiara e obiettiva i risultati scientifici emersi, è diventato popolare solo dopo l'assegnazione del premio Nobel per la Pace ottenuto con Al Gore a metà ottobre dell'anno scorso. Quindi ritengo importante un libro come questo che dà valore alla conoscenza scientifica aggiornata e corretta degli ultimi anni.

Caserini: Uno degli scopi del libro è cercare di far capire che le informazioni scientifiche oggi disponibili mostrano tutta la serietà del problema climatico e quindi quanto siano urgenti le azioni per ridurre le emissioni di gas serra. Un grande aiuto in questo senso è arrivato dal quarto Rapporto Ipcc, che presenta alcune parti, pur se sicuramente impegnative, davvero interessanti per la mole di dati disponibili oggi.

Castellari: In Italia alcune persone hanno cercato di criticare l'operato dell'Ipcc e in generale i risultati della comunità scientifica climatica mondiale. Desidero ricordare che l'Ipcc mediante un approccio obiettivo e trasparente produce rapporti, come il quarto Rapporto pubblicato l'anno scorso, che sono sottoposti a due giri di revisione di esperti scientifici di tutto il mondo e a revisioni di esperti scientifici governativi. Queste revisioni sono state ampiamente diffuse e aperte realmente a tutti gli scienziati esperti nel settore. In conclusione, l'ultimo Rapporto AR4-Ipcc ha implicato sei anni di lavoro coinvolgendo: 800 autori (che hanno contributo ai contenuti dei vari capitoli); 450 autori responsabili di capitoli (che hanno coordinato il lavoro di finalizzazione dei vari capitoli) e 2.500 revisori (che hanno commentato e revisionato i vari capitoli).
Il lavoro dell'Ipcc e i suoi ultimi rapporti di valutazione (quelli del 2001 e 2007) sono stati ufficialmente riconosciuti dalle Accademie scientifiche nazionali dei paesi G8 e da molti altre nazioni. Quindi è scorretto dire che la conoscenza scientifica presentata nei rapporti Ipcc non è la conoscenza della maggioranza della comunità scientifica climatica mondiale! Tutto questo è stato ben presentato e spiegato nel tuo libro.

Caserini: L'Italia è in grave ritardo sulle politiche climatiche. Parte della responsabilità di questo ritardo è di chi ha negato l'esistenza del riscaldamento globale, di chi ha escluso le responsabilità umane o ha sostenuto che il Protocollo di Kyoto non sarebbe mai entrato in vigore. In passato molti hanno proposto di aspettare ad agire in attesa di nuova informazione. Oggi possiamo dire che sono ormai almeno sei anni, dal terzo Rapporto Ipcc del 2001, che la comunità scientifica ha parlato chiaro sulla gravità del problema. Oggi è facile verificare che la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene alta la probabilità che nei prossimi decenni il pianeta dovrà fronteggiare cambiamenti climatici, originati dalle attività umane, molto pericolosi per le persone e gli ecosistemi che abitano il pianeta. La strategia del "wait and see", ossia di aspettare ad affrontare il problema fino all'evidenza di danni seri, con i cambiamenti climatici non può funzionare. Se non si agisce subito sarà più difficile evitare impatti gravi, sul lungo termine.

Castellari: Il clima è un sistema complesso, che generalmente può essere definito come "il tempo meteorologico medio" su scale temporali lunghe (almeno 30 anni), o anche come la risposta del bilancio energetico della Terra. Questo bilancio energetico può essere modificato: da variazioni della radiazione solare incidente (ad esempio, variazioni dell'orbita della Terra attorno al Sole); da variazioni dell'albedo (la frazione di radiazione solare che viene riflessa in varie parti della Terra, ad esempio, dal ghiaccio, dalla copertura nevosa, dalla vegetazione, dai deserti e dalle particelle aerosol in atmosfera) e da variazioni dell'effetto serra.
Dire come fanno alcuni "negazionisti" o "voci fuori dal coro" che le variazioni solari sono le uniche responsabili, vuol dire negare molte evidenze scientifiche comprovate da una grande quantità di osservazioni e studi specifici.
Altre "voci fuori dal coro" pubblicizzano studi che hanno cercato di collegare i flussi di radiazioni cosmiche, che sono modulate dall'attività solare nell'eliosfera, e la copertura nuvolosa totale o quella delle nuvole basse, ma non spiegano che questi studi di vari anni fa ancora mancavano di chiare evidenze scientifiche. Infatti, ricerche più recenti pubblicate anche nel 2007 hanno mostrato che la correlazione delle radiazioni cosmiche con la copertura globale nuvolosa totale sparisce dopo il 1991, mentre quella con la copertura globale di nuvole basse dopo il 1994.

Caserini: Il libro mostra come argomenti usati nel passato per ritardare le politiche climatiche si rivelano inconsistenti se guardati da vicino, nel dettaglio. Alcuni tra quelli usati oggi fanno sorridere, ma è un riso amaro. Sembra incredibile che ancora nel 2007 ci sia chi abbia sostenuto che "è tutta colpa del sole" o che viste le temperature del periodo caldo medioevale non abbiamo motivo di preoccuparci dell'attuale riscaldamento.
Dopo un anno passato a leggere centinaia di pubblicazioni scientifiche sul tema, devo dire che alla fine sono più preoccupato di quando ho iniziato. Leggendo i lavori sui possibili scenari climatici che ipotizzano lo scioglimento di parti consistenti dei ghiacci della Groenlandia e della Penisola Ovest Antartica, che potrebbero avere pesanti conseguenze sull'innalzamento del livello dei mari, si capisce che il problema è serio anche se ha una grande inerzia; noi che viviamo nel XXI secolo non vedremo il grosso dei danni che stiamo provocando, ma questo non è poi così importante.

Castellari: Molte delle critiche delle "voci fuori dal coro" ancora fanno confusione, forse intenzionalmente, tra previsioni e scenari. Come ho già detto il clima è un sistema complesso, e non possiamo sapere cosa accadrà a livello climatico tra 50 o 100 anni, ma possiamo usare dei modelli climatici per fare scenari climatici, che sono basati su scenari di emissioni. Questi scenari sono descrizioni plausibili di cosa potrebbe accadere sulla Terra basandosi su un insieme coerente e internamente consistente di assunzioni sulle forze che possono guidare questi cambiamenti (soprattutto forze economiche, tassi di sviluppo tecnologico, andamento dei mercati ecc.). Quindi gli scenari non sono previsioni ma possibili futuri. Lo sviluppo socioeconomico degli ultimi anni sembra però aver superato anche gli scenari peggiori dal punto di vista dei cambiamenti climatici (cioè quelli che presuppongono le maggiori emissioni antropogeniche globali di gas serra). Ricordo l'articolo di Raupach et al. pubblicato nel 2007 dove si mostra che le emissioni globali dal 2000 sono cresciute del 3,3% all'anno, ben di più della supposta crescita annuale degli scenari A1B e A2. Questi scenari, secondo le simulazioni di una ventina dei migliori modelli climatici, potrebbero causare un aumento della temperatura media globale sulla Terra di 3,4-4°C.

Caserini: La settimana dopo che ho consegnato all'editore il manoscritto è uscito l'articolo di Tim Lenton e altri scienziati sui "tipping point", gli elementi di instabilità del sistema climatico. Cose certo già sentite ma esposte in modo ancora più chiaro, e l'effetto è stato di ancora maggiore impatto. Poi è uscito l'articolo del gruppo di James Hansen in cui si indica come livello di CO2 di sicurezza un livello di 350 ppm, dunque inferiore all'attuale. È invece di questi giorni il distacco della banchisa Wilkins nell'antartico occidentale, in anticipo di un decennio secondo quanto ha dichiarato uno dei maggiori esperti del settore, David Vaughan. Insomma, ormai sembra poco sensato parlare di negazionismo...
Scrivendo il libro ho cercato di capire il perché, i motivi delle posizioni negazioniste: l'esibizionismo, il narcisismo, la ricerca di visibilità che può arrivare dal cantare fuori dal coro. Oppure la necessità di ritagliarsi uno spazio politico o la marcata impostazione ideologica, la volontà della difesa a tutti i costi dell'attuale modello di sviluppo e produzione, le "magnifiche sorti e progressive". Devo dire che in alcuni casi mi ha sorpreso la radicalità, la mancanza di dubbi di molti negazionisti, l'unilateralità del loro scetticismo.

Castellari: Anche se il progresso scientifico nel campo dei cambiamenti climatici è stato consistente, grazie a nuovi e migliori osservazioni, modelli e studi di processi, c'e ancora molto da studiare. Le incertezze scientifiche, le domande ancora aperte (tipiche di un approccio scientifico) non devono però bloccare la comunità dei decisori politici nel concretizzare azioni locali e globali di un certo peso nel campo climatico. Questo perché gli effetti dannosi delle emissioni antropogeniche di gas serra sono in parte già in atto e quelli futuri potranno essere talmente grandi da rendere difficile l'individuare delle soluzioni. Anche il pericolo dell'irreversibilità di alcuni processi climatici che potrebbero scatenarsi in futuro sulla Terra deve spingere i politici ad agire. Citando il fondamentale studio di R. Revelle e H.E. Suess (pubblicato su Tellus nel 1957) possiamo dire che stiamo vivendo in un "esperimento geofisico a larga scala senza precedenti, che non avrebbe potuto essere realizzato in passato né potrà essere riprodotto in futuro", cioè stiamo perturbando il ciclo globale del carbonio.

Caserini: Nel 1957... Se pensiamo a quanto tempo è passato è ancora più evidente la necessità di iniziare seriamente ad agire per ridurre le emissioni. Uno degli scopi del volume è quello di cercare di smascherare gli alibi che servono a rinviare le politiche climatiche. Devo dire che alla fine del libro mi è rimasta l'impressione che oggi serva qualcos'altro. Nel suo Piccola metafisica degli tsunami Jean-Pierre Dupuy sostiene che non è sufficiente sapere per accettare quello che si sa e agire di conseguenza; alcuni amici psicologi mi hanno spiegato i meccanismi di rimozione che scattano, volontari e involontari, davanti a un disagio. Insomma, gli studiosi del clima hanno già detto tanto; certo, è importante proseguire con la ricerca e capire ancora meglio il sistema clima, approfondire gli aspetti ancora oggi incerti, ma è indubbio il "peso dell'evidenza": a questo punto la palla passa in mano ai cittadini, e ai loro rappresentanti politici.

*Docente di Fenomeni di Inquinamento al Politecnico di Milano, svolge da anni attività di ricerca nel settore dell'inquinamento dell'aria e dei cambiamenti climatici. Ha collaborato alla revisione del quarto Rapporto Ipcc.

**Responsabile dell'Ipcc Focal Point Italia, Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC) e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).