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Sequenze di memoria. Intervista a Loriano Macchiavelli
di Anna Satolli

Il ricordo talvolta tradisce. Tradisce quando si fa ritorno in certi luoghi del proprio passato, non più visti da anni, che si immagina come fossero gli stessi di allora. Invece il confronto con la realtà non concede nessuna corrispondenza, anzi rivela tutt'altro. È quel che accade, in chiave noir, a "Ricotta", il protagonista di Sequenze di memoria di Loriano Macchiavelli - ultima uscita VerdeNero -, costretto a tornare dopo un "lungo addio" al suo paese natale. Qui non trova le poche case, l'aria pulita e le persone amiche di un tempo che si aspettava. Quel che invece scopre è il suicidio, molto sospetto, di un caro amico d'infanzia. La morte violenta apre una voragine tra quel che era e quel che c'è. Un gap di memoria, in cui il protagonista si infila e da cui parte un'indagine serrata sul perché di quella morte, sulle losche attività di una industria chimica della zona e su tutti i veleni che questa alimenta.

Vuoi spiegarci che cosa sono per te le "sequenze di memoria" che danno il titolo al romanzo?
Loriano Macchiavelli: La sequenza, nel linguaggio cinematografico, è un complesso organico e ordinato di scene che ben si adattano, secondo me, al romanzo. Questo perché i ricordi di Ricotta altro non sono se non sequenze stampate nella sua memoria e che ricompaiono come su uno schermo. Ma la sequenza è anche un inno religioso. Io ho voluto vedere le sequenze anche con quest'ultimo significato. Un inno sacro alla natura che sta morendo sotto i nostri occhi. C'è chi sta crocifiggendo il mondo e noi assistiamo e lasciamo fare.

La narrazione si muove su due livelli di tempo del protagonista, quello dell'infanzia e quello del suo presente. È una scelta stilistica che ti ha permesso di dare più peso ad alcuni aspetti della storia o a evocare una lacerazione più profonda tra il presente e il passato?
Mi pare che, così com'è strutturata la narrazione, le fratture fra la natura che era e la natura che è siano più evidenti. E più evidente dovrebbe apparire l'incoscienza di chi sta uccidendo il mondo.

Usi la poesia come incipit di ognuna delle tre parti del romanzo. A chi appartiene questa voce?
Vorrei che appartenesse al lettore.

Cito alcuni versi con cui apri la prima parte del romanzo: "Guardarsi attorno e non trovare un ricordo. Montagne secche d'alberi, quinte ingrigite d'una scena impossibile; sterpi gialli spezzati dal passo di un animale affamato; rami aggrinzati che aspettano un colpo di vento per cadere nel rumore di sparo; acque di fogna per un fiume lurido, aperto; fumo d'industria... e cos'altro?". È questo il primo scollamento tra ciò che era e ciò che è in cui incappa Ricotta? La prima vittima è l'ambiente inquinato e morente?
In verità, il primo scollamento fra passato e presente mi pare sia il ricordo. Il ricordo che non perdona e ti mette davanti alle tue colpe. Ricotta è scappato. La prima vittima siamo noi tutti.

Che ruolo ha nella storia la "Biochimica", un'industria moderna che ha soppiantato il vecchio canapificio ed è la nuova leva economica del paese? E che cosa pensi di quegli analoghi fenomeni di industrializzazione in zone dichiarate "depresse" che hanno cambiato il volto dell'Italia?
Per me una qualunque "Biochimica", in una qualunque parte del mondo, ha lo stesso ruolo che ha la guerra. Non ce ne accorgiamo, ma pensate ai danni ecologici di una guerra. Pensate all'Adriatico nei cui fondali stanno dormendo centinaia di ordigni imbottiti di uranio impoverito. Pensate alle migliaia e migliaia di tonnellate di esplosivi che ogni minuto sparpagliano nell'aria del NOSTRO (non è solo il loro!) mondo la peste chimica. Cosa sono le zone depresse al confronto?

Cosa pensi invece dell'ecomafia che agisce nel nostro tempo?
Per quanto ho detto sopra, penso che parlare di ecomafia sia riduttivo.

Sequenze di memoria è stato pubblicato la prima volta nel 1976, l'anno del "disastro di Seveso". Come è stato scrivere un giallo sull'ambiente 30 anni fa? Che accoglienza ha avuto?
Come scopriranno i lettori, il romanzo è un pretesto per raccontare un paese (un mondo?) che muore. Averlo fatto 30 anni fa mi riempie di orgoglio. Forse posso dire di essere stato uno dei primi ad affrontare in un romanzo giallo un tema così importante. Il romanzo giallo (o noir) serve anche a questo.

Mentre la fresca ristampa del romanzo per la collana VerdeNero cosa credi che porterà ai lettori di oggi?
Non lo so. Temo che porti lo stesso risultato: lo si dimenticherà presto. Spero di essere solo pessimista. In ogni caso, buona lettura. Ragionata.