In questo numero

Puntosostenibile in classe A di Marco Moro
Cabaret climatico di Stefano Caserini e Sergio Castellari
Sequenze di memoria. Intervista a Loriano Macchiavelli di Anna Satolli
La scienza della sostenibilità. Conversazione con Gianfranco Bologna di Paola Fraschini
Conflitti "naturali"? di Diego Tavazzi
Efficienza energetica negli edifici esistenti, la vera cura per Kyoto di Giuliano Dall’Ò
Nei programmi elettorali ambiente fa rima con energia di Ilaria Di Bella

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La scienza della sostenibilità. Conversazione con Gianfranco Bologna*
di Paola Fraschini

Ambiente, biodiversità, contabilità ambientale, ecosistema, effetto serra, emissioni, energia, sviluppo sostenibile... L'elenco potrebbe continuare a lungo, sono tutti termini entrati a far parte del nostro quotidiano: li sentiamo in tv (ormai tante pubblicità, soprattutto quelle di automobili, lanciano messaggi promozionali facendo leva su concetti "green") e li leggiamo sui giornali, ma forse non sappiamo cosa significano davvero. La nuova edizione aggiornata del Manuale della sostenibilità di Gianfranco Bologna (in libreria dall'8 aprile) contiene anche un utilissimo glossario che ci potrà aiutare a comprendere meglio questa nuova scienza transdisciplinare che sta mutando la nostra visione del mondo.

Come sottolinea all’inizio del suo Manuale della sostenibilità, tecnologie sempre più evolute consentono di mappare il nostro pianeta in modo più preciso e, conseguentemente, ci aiutano a comprendere sempre meglio come “funziona” il sistema Terra e quale sia il ruolo della specie umana in questo sistema. L’“impronta” umana è davvero così sproporzionata? Per rendere sostenibile lo sviluppo bisognerà tornare all’età preindustriale?
I dati raccolti dalla comunità scientifica, come documentato anche nel Manuale, sono sempre di più e sempre più chiari: l’impronta umana sulla Terra è ormai paragonabile alle forze geofisiche che hanno profondamente plasmato il nostro pianeta, in miliardi di anni. L’accelerazione e l’intensità del nostro intervento ha oggettivamente prodotto una dimensione “parassitaria” dei metabolismi dei sistemi sociali rispetto a quelli naturali e i trend previsti per il futuro, in scenari business as usual, si presentano, purtroppo, ancor più negativi. È evidente che così non si può più andare avanti ed è altrettanto evidente che il miglioramento della nostra relazione con i sistemi naturali deve diventare la priorità numero uno delle agende politiche ed economiche internazionali. Il grande fenomeno del cambiamento climatico costituisce una sorta di interessante punta dell’iceberg dell’intera serie di fenomeni dovuti al Global Environmental Change (GEC) da noi prodotto nei sistemi naturali, che ormai si sta sempre più collocando tra le grandi emergenze politiche dell’immediato futuro e che può aiutare a far considerare il GEC stesso una vera e propria emergenza planetaria.
La conoscenza scientifica e la migliore tecnologia disponibile, nonché le conoscenze avanzate delle scienze sociali, oggi, ci forniscono strumenti teorici e pratici per affrontare seriamente questi problemi e provare a invertire le tendenze attuali.
Non è un caso che l’intero Manuale sia dedicato proprio a fornire al lettore una “mappa” di questo mosaico di conoscenze e pratiche operative che si stanno consolidando sempre di più e che operano in un approccio continuamente adattativo e che costituiscono gli elementi costitutivi della scienza della sostenibilità. È altrettanto evidente quanto sia sempre più necessario un cambio di rotta energico e deciso rispetto ai percorsi attuali. Il futuro si presenta con sfide che sono inimmaginabili e che devono essere raccolte con capacità innovative e di “visione” veramente straordinarie. Tutti ci dobbiamo mettere seriamente in discussione, in primis chi esercita un peso insostenibile, con i suoi stili di vita consumistici, rispetto all’utilizzo delle risorse e alle capacità rigenerative e ricettive dei sistemi naturali. Se non impariamo ad anticipare gli eventi e, in qualche modo, a “governarli”, saranno loro che segneranno il nostro destino e, in quest’ottica, potremmo anche subire effetti che potranno condurci a situazioni realmente drammatiche. Siamo ancora in tempo per reagire adeguatamente, ne abbiamo mezzi e potenzialità, dobbiamo avere anche la volontà di farlo.

Le società umane sono strettamente interrelate al loro ambiente biofisico dal quale estraggono risorse naturali e dove depositano i loro rifiuti. La crescita della maggioranza della popolazione, il 95%, avrà luogo nei paesi cosiddetti in via di sviluppo. Qualche previsione?
La crescita di percentuali significative della popolazione di numerosi paesi (tra cui Cina, India, Malesia, Indonesia, Thailandia, Brasile, Sudafrica, Federazione Russa ecc.), che sono oggi definiti “nuovi consumatori”, sta producendo una straordinaria amplificazione di tutti i problemi relativi alla nostra interrelazione con i sistemi naturali. La pressione esercitata dai metabolismi sociali su quelli naturali, ancor più accresciuta dall’incremento complessivo della popolazione con stili di vita consumisti, è ormai chiaramente insostenibile. Quanto era stato indicato e previsto dal famoso rapporto al Club di Roma nel 1972 The Limits to Growth (non a caso rivisitato e aggiornato dagli stessi autori, con altri due volumi nel 1992 e nel 2004) contiene tuttora analisi di straordinario valore e stringente attualità. Nessuno ha la “sfera di cristallo” grazie alla quale si riesce a prevedere il futuro. Certamente se i trend di consumo continuano a crescere, come sembra essere nelle cose, senza interventi correttivi, le previsioni non possono certo essere rosee. I segni di sofferenza degli ecosistemi del pianeta sono evidentissimi e la nostra pressione sulle loro capacità rigenerative e assimilative è ormai ingente. Le strade proposte dai percorsi della sostenibilità sono fattibili e praticabili; è comunque necessaria una vera e propria rivoluzione della sostenibilità che è, fondamentalmente, una rivoluzione di carattere “culturale”.

Oltre metà della quantità globale di acqua dolce accessibile è utilizzata in modo diretto o indiretto dalla nostra specie, e le riserve idriche sotterranee si stanno rapidamente esaurendo in moltissime aree del pianeta (dalla Cina agli Stati Uniti, dall’India all’Iran). L’acqua è indispensabile per la sopravvivenza del pianeta, e la domanda di acqua è destinata a crescere inesorabilmente. Sarà il petrolio del 21° secolo? Si può considerare una risorsa rinnovabile?
Il ciclo idrico costituisce uno dei fondamentali servizi che gli ecosistemi forniscono al benessere umano, servizio che, come tutti gli altri servizi degli ecosistemi, non viene contabilizzato nei classici indicatori economici utilizzati da tutti i paesi. La modificazione dei cicli idrici dovuta al nostro vorace utilizzo della risorsa stessa e alle continue pressioni e modifiche che realizziamo negli ecosistemi di acqua dolce non fa certo presagire futuri desiderabili. Inoltre, i cambiamenti globali che noi stiamo apportando a sistemi complessi come, ad esempio, il sistema climatico, possono produrre effetti a cascata anche sui cicli idrici (basti pensare ai complessi meccanismi di evapotraspirazione che hanno luogo nella foresta amazzonica e che sono messi a serio rischio dai circoli perversi dovuti alla deforestazione, agli incendi, al pascolo ecc.).
L’acqua è a tutti gli effetti una risorsa che deve essere trattata con grande cura. Dobbiamo averne cura come dobbiamo farlo per tutte le risorse che utilizziamo. La sostenibilità ci insegna ad aver cura dei sistemi naturali, non a distruggerli e modificarli.
Analizzando gli scenari che scaturiscono dai sempre più perfezionati modelli di circolazione globale dedicati all’analisi del sistema climatico è sempre più evidente che il futuro della disponibilità dell’approvvigionamento idrico e della possibilità di pratiche agricole è sempre più a rischio soprattutto in alcune regioni del pianeta, tra le quali va annoverata l’area mediterranea.

Vuole citare qualche evento in particolare che l’ha spinta ad aggiornare il Manuale?
Certamente lo straordinario avanzamento scientifico che ha luogo in questi campi che contribuiscono a formare la scienza della sostenibilità, oggetto di questo volume. Oso dire che ogni mese che passa, per non parlare di ciò che avviene nell'arco di un anno, possiamo leggere nuove straordinarie ricerche che aiutano a farci comprendere meglio cosa oggi siamo in grado di capire dell’interrelazione esistente tra sistemi naturali e sistemi sociali. Lungi da me il voler affermare di aver aggiornato il volume alla perfezione, ho cercato però di inserire le novità più significative, avvenute nei due anni trascorsi dalla prima edizione, per fornire al lettore ulteriori strumenti di interpretazione di quel che accade (basti pensare semplicemente ai contenuti dell’ultimo rapporto dell’IPCC, Intergovernamental Panel on Climate Change, pubblicato nel 2007 che, ovviamente, mancava nella prima edizione).

 

*Gianfranco Bologna è direttore scientifico e culturale del WWF Italia e segretario generale della Fondazione Aurelio Peccei, sezione italiana del Club di Roma.