In questo numero

Quel qualcosa che non va di Marco Moro
Il pacchetto "20-20-20" fa lo sgambetto alla lobby del nucleare di Sergio Zabot
Il Codice delle energie di Alessandro Geremei
Le misure europee per il clima. Chi vince e chi perde? di Edo Ronchi
Imprese e ambiente di Simona Faccioli
Una gestione ambientale di qualità di Enrico Cancila

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Il Codice delle energie
di Alessandro Geremei

La consapevolezza che i giacimenti di combustibili fossili (carbone, petrolio e metano) sono in via di esaurimento, l'instabilità politica di buona parte dei paesi in cui sono concentrate le riserve e il graduale affacciarsi sul mercato della domanda di energia di colossi come Cina e India, hanno fatto sì che negli ultimi anni la questione energetica sia tornata a essere fonte di preoccupazione anche per i paesi industrializzati come l'Ue e gli Stati Uniti.
Se a questo aggiungiamo il fatto che l'utilizzo a fini energetici dei combustibili fossili desta grande preoccupazione anche in relazione all'altra sfida globale lanciata negli ultimi anni, la lotta contro i cambiamenti climatici, appare comprensibile la scelta della Commissione Ce che ha deciso di trattare congiuntamente la questione climatica e quella energetica nel Pacchetto di misure proposto nel gennaio 2007, e approvato dal Consiglio nel marzo successivo: il riferimento è all'oramai noto triplice obiettivo del 20% (meno gas serra, più rinnovabili ed efficienza energetica), che le istituzioni comunitarie stanno cercando di attuare in maniera organica e integrata.
È sui costi di questo pacchetto che recentemente è nata una querelle - per l'analisi della quale si rimanda ai preziosi contributi di Sergio Zabot ed Edo Ronchi - che vede contrapposti Italia e un blocco di paesi dell'Est Europa da un lato, e la Commissione delle Comunità europee dall'altro.

Cosa bolle in pentola? Come conseguenza diretta del pacchetto di misure poc'anzi citato, la Commissione ha presentato il 23 gennaio 2008 una serie di proposte normative tese a rivisitare la disciplina comunitaria in materia di lotta ai gas serra (sia per i settori industriali ricompresi nell'Emission Trading, settore energetico in primis , con una nuova disciplina che dovrà entrare in vigore entro il 2012, sia per quei settori non rientranti nell'Emission Trading ma al momento responsabili del 60% delle emissioni di gas serra, compreso quello dei trasporti, forse il nodo più problematico di tutta la complessa questione energetica) e promozione delle fonti rinnovabili (all'Italia viene chiesto di incrementare l'utilizzo delle stesse di circa il 12%, rispetto al 2005).
Dall'Ue, che rimane neutra per quanto riguarda il nucleare, è in arrivo anche una direttiva sulle tecniche di cattura e stoccaggio della CO2 (Carbon capture and storage o Ccs), nuova tecnologia che dovrebbe rendere possibile l'utilizzo del combustibile fossile più inquinante ma allo stesso tempo più economico, il carbone, minimizzando le emissioni di CO2 nell'atmosfera; la nuova disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato per l'ambiente, anch'essa contenuta nelle proposte del pacchetto, è già stata definitivamente approvata nel marzo scorso.
In Italia c'è grande attesa per il nuovo Piano energetico nazionale, che dovrebbe essere approvato nel giro di pochi mesi e la novità non è di poco conto, visto che l'ultima pianificazione nazionale in campo energetico risale al 1991: ad essa sono seguite la privatizzazione degli ex-monopolisti, la liberalizzazione dei mercati elettrici e del gas e, più in generale, l'instaurarsi di una situazione che ha di fatto privilegiato il mercato come sede decisionale in campo energetico, prima appannaggio della politica.
Tutto questo in Italia, un paese quasi esclusivamente importatore di fonti energetiche fossili.
I capisaldi del nuovo piano energetico dovrebbero essere "diversificazione delle fonti", "costruzione di nuove infrastrutture" e "rafforzamento dell'efficienza energetica", ma in molti temono che il grande spazio - e soprattutto il grande budget - che all'interno della strategia sarà destinato al ritorno del nucleare in Italia, finirà per fagocitare le altre iniziative.
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, inoltre, è prevista entro fine anno l'attivazione dei nuovi meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili (i cd. "certificati verdi"), rivisitati dalla Finanziaria 2008 ma non ancora operativi.

Il Codice delle energie 2009. A noi di Edizioni Ambiente è sembrato il momento giusto per fornire a tutti coloro che sono in qualche modo interessati alla "questione energetica", uno strumento utile, esaustivo e aggiornato di consultazione, perché se è vero che al momento sono in corso importanti discussioni in materia energetica, è altrettanto vero che buona parte delle scelte decisive sono già state prese nel corso degli ultimi anni.
Nel limite del possibile e in collaborazione con il sito ufficiale dell'osservatorio normativo di Edizioni Ambiente (www.reteambiente.it), Il Codice delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica 2009. Legislazione, prassi, giurisprudenza contiene la disciplina nazionale e comunitaria relativa ai mercati di elettricità e gas nonché alla promozione delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica.
Realizzare un Codice sull'energia non è un'opera facile e questo soprattutto a causa della molteplicità dei temi e degli attori coinvolti. A questa considerazione bisogna aggiungere il fatto che il panorama normativo italiano in materia energetica è disorganico, frastagliato e confusionale.
Il mai troppo vituperato ricorso alla decretazione d'urgenza anche in un campo come quello energetico, che in virtù degli importanti risvolti economici abbisogna di certezze e visuali a medio-lungo termine, di certo non facilita le cose; rimane di difficile comprensione ad esempio la "straordinaria necessità e urgenza" che ha portato il recente Dl 112/2008 ad affossare la certificazione energetica degli edifici, uno dei capisaldi comunitari in materia di efficienza energetica.
Il giudizio diventa particolarmente impietoso quando si parla di fonti rinnovabili, tecnologie che necessitano di forti investimenti, dove per uscire dall'incresciosa vicenda dei Cip 6/92 (con la pioggia di milioni di euro finiti in tasca alle fonti cd. "assimilate", cioè non rinnovabili) si è passati all'attuale incertezza che caratterizza l'evoluzione del quadro normativo relativo ai cd. "certificati verdi"; dalle grandi novità che si annunciano nei prossimi mesi, accennate poc'anzi, si spera arrivi quel grado di certezza tanto auspicato dagli operatori.
Il nostro piccolo contributo è quindi quello di tentare di riunire tale complessa disciplina normativa, organizzandola e rendendola di facile consultazione.
A tal fine, il Codice è suddiviso in 5 parti, con grande spazio alla sezione relativa alla legislazione (nazionale e Ue), composta da più di 80 provvedimenti, e alle deliberazioni dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg), l'istituzione indipendente nata a cavallo delle liberalizzazioni e dotata di funzioni di regolazione e controllo; la sezione Giurisprudenza contiene le massime di 21 sentenze ritenute particolarmente significative e provenienti dai giudici amministrativi - che in questi anni hanno avuto un ruolo di grande rilievo in relazione all'installazione dei nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili - e la sezione dedicata alla Prassi contiene le circolari e le risoluzioni ministeriali collegate.
Non poteva chiaramente mancare un ampio spazio dedicato alla legislazione regionale, con circa 120 provvedimenti che riguardano tutte le Regioni e le Province autonome. Infatti in campo energetico gli Enti locali hanno un ruolo decisivo e tutelato costituzionalmente, che talvolta è entrato in contrasto con le necessità strategiche a livello nazionale; vista la necessaria unità di intenti che una politica energetica efficace deve possedere, non sono pochi coloro che negli ultimi tempi hanno chiesto di modificare l'articolo 117 della Costituzione, al fine di attenuare la possibilità di veti locali alla programmazione nazionale.