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Navi a perdere. Intervista a Carlo Lucarelli di Emiliano Angelelli
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Navi a perdere.
Intervista a Carlo Lucarelli
di Emiliano Angelelli*
Carlo Lucarelli chiude con Navi a perdere un ricco anno di fiction e denuncia della collana VerdeNero. Riportiamo l'intervista con l'autore realizzata poco prima della presentazione a "Più libri più liberi", la fiera della piccola e media editoria che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma.
Lei crede nei romanzi socialmente utili? E crede soprattutto che il noir
sia un genere socialmente utile?
Sì. Anzi credo che i romanzi siano tutti socialmente utili quando sono
scritti bene e con sincerità. Il noir forse lo è particolarmente.
Non è l’unico genere a svolgere questo tipo di funzione, però fisiologicamente
lo fa, perché ficca il naso nelle cose che non funzionano e raccontandole
le denuncia.
Navi a perdere sembra un testo pensato anche
per la televisione. Pensa che in futuro “Blu Notte” seguirà il
filone delle ecomafie?
Blu Notte in parte già lo ha fatto con la puntata che abbiamo dedicato
all’amianto. Vogliamo continuare naturalmente con questo filone e potrebbe
anche essere che questo sarà un argomento dei nostri. Navi
a perdere però non è stato scritto pensando alla televisione.
Il fatto è che io scrivo sempre nello stesso modo (ndr. Lucarelli sorride),
quindi se mi occupo di narrativa la mia sperimentazione è di un tipo
e quando racconto cose vere il mio modo di raccontare è quello. Quindi
semmai quando scrivo alla televisione penso ai romanzi.
Da 25 a 100 navi scomparse nel corso di poco più di un decennio
in un’area, quella del mar Tirreno prospiciente la Calabria, molto
ristretta. Le navi dei veleni sono quindi un dramma sociale?
Sicuramente sì. Siamo sempre sul piano delle ipotesi. Le navi sono affondate
e molti credono che contenessero dei veleni. Questa è la base su cui
ragioniamo. È sicuro però che sono successe molte cose terribili
nel mare. Già solo cento navi che affondano sono un fatto strano e comunque
un brutto disastro. Ed è vero che abituati come siamo a pensar male,
e molte volte ad aver ragione di farlo, possiamo pensare che nei nostri mari
ci siano moltissimi veleni. Bé, questo sì che è un dramma
sociale. Quando si comincia ad avvelenare il mare, la terra e l’aria
che si respira il problema diventa globale, di tutti.
In Navi a perdere emerge la figura di Comerio,
faccendiere impelagato nello smaltimento dei rifiuti radioattivi. E proprio
parlando di rifiuti radioattivi nasce un collegamento con il caso Ilaria
Alpi. Un altro mistero insoluto del nostro paese…
L’ingegner Comerio in effetti viene visto e sentito in relazione a tutta
una serie di episodi che riguardano queste vicende, quindi anche il caso Ilaria
Alpi. Più che altro si ritrovano in casa sua documenti
che parlano di questi fatti. Spetta naturalmente alla magistratura arrivare
in fondo a queste vicende. Quello che è certo è che ci sono tante
assonanze, tante vicinanze che suonano inquietanti.
Recentemente Wu Ming 1 ha lanciato un dibattito letterario con la pubblicazione
di “New Italian Epic”, un saggio che cerca di individuare un
filo conduttore tra diversi scrittori italiani contemporanei. Lei si riconosce
in questo filone letterario?
Assolutamente sì. Credo di far parte di questa nebulosa, di questo arcipelago
di scrittori che cercano di scrivere romanzi di ampio respiro che trattino
tematiche che abbiano a che fare con la nostra storia contemporanea e con il
nostro presente in maniera “epica”. Mi ci riconosco perfettamente.
*Direttore blog VerdeNero.