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Una nuova rivoluzione energetica
di Filippo Franchetto*

Ancora fresco di stampa, il Il Codice delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica 2009 è stato presentato il 10 dicembre a Roma presso l’Auditorium Enel. La presentazione del Codice, che in Italia costituisce il primo tentativo di raccolta legislativa organica in materia di energia, è stata anche un’occasione per i tanti esponenti politici e operatori del settore presenti all’evento di confrontarsi sulla situazione nazionale. Basterebbe la mole stessa del volume (millenovecentodieci pagine) a testimoniare eloquentemente la complessità del quadro normativo: 84 leggi nazionali e comunitarie, 27 delibere dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, 21 sentenze (dalla Corte Costituzionale al Consiglio di Stato ai TAR regionali), 7 circolari e risoluzioni ministeriali, 120 leggi regionali. In un panorama così vasto e stratificato, il Codice rappresenta uno strumento di lavoro indispensabile per tutti coloro che operano nel settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza. Tanto più nell’attuale momento storico, che vede l’Unione europea in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici attraverso la strategia del 20-20-20 al 2020. Ricordiamo che entro tale data, l’Europa si è data l’obiettivo di abbattere del 20% le emissioni di gas serra, grazie al miglioramento del 20% dell’efficienza energetica e alla produzione del 20% di energia da fonti rinnovabili. Sfogliando il libro, risulta evidente che anche l’Italia non si è risparmiata nell’azione legislativa a favore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, sia a livello nazionale sia regionale. Non sempre, però, l’opera del legislatore ha portato alla definizione di provvedimenti coerenti, in grado di semplificare le procedure autorizzative per la realizzazione di impianti e soprattutto di offrire a chi investe la garanzia di incentivi trasparenti e stabili nel tempo. E sul tema delle semplificazioni autorizzative e degli incentivi alla produzione di energia da rinnovabili, si è espresso anche il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, presente all’evento: “Gli ambiziosi traguardi che l’Europa ci pone in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica possono essere raggiunti dall’Italia solo se riusciremo a unificare i processi autorizzativi e i sistemi di incentivazione, attraverso un tavolo Stato-Regioni che eviti sovrapposizioni e ritardi non più accettabili e certamente non compatibili con la rilevanza delle risorse economiche necessarie alla realizzazione di tale sforzo”. Una posizione ribadita anche da Sergio Garribba, consigliere per le politiche energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico, che nella Presentazione al volume conferma la necessità di “muoverci rapidamente verso testi unificati e armonizzati”. Una singolare coincidenza ha voluto che, nelle stesse ore in cui a Roma veniva presentato il Codice, nella città polacca di Poznan l’istituto indipendente German Watch illustrasse i risultati di uno studio internazionale che valuta la qualità degli interventi per la riduzione dei gas serra nei 57 paesi del mondo che, da soli, producono più del 90% delle emissioni globali. Il 44° posto assegnato all’Italia (l’anno scorso eravamo al 41°) dimostra il nostro ritardo, che è al tempo stesso culturale e tecnologico. L’ostruzionismo dimostrato dall’Italia in sede europea, insieme ai recenti tentativi di restrizione dei bonus fiscali a favore delle rinnovabili e del risparmio energetico, dimostrano una palese schizofrenia tra le dichiarazioni d’intenti e la prassi politica. È evidente ormai che anche l’Italia deve invertire la rotta, predisponendo tutti gli strumenti normativi indispensabili per favorire, usando le parole di Sergio Zabot (direttore del Settore Energia della Direzione Centrale Risorse Ambientali della Provincia di Milano), “il passaggio da un modello ad alta intensità energetica a un modello di energia diffusa sul territorio, che apra la strada all’innovazione tecnologica, a una nuova economia, a nuove forme di partecipazione e di responsabilità concreta, che conduca, in ultima analisi, a una nuova cultura che contenga finalmente quegli elementi fondamentali e durevoli dello sviluppo sostenibile”. In quest’ottica, il Il Codice delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica 2009 può essere considerato non solo come un utilissimo strumento di lavoro per tutti gli operatori del settore, ma rappresenta anche un’opportunità per ripensare in chiave migliorativa un quadro normativo che risulta ancora troppo frastagliato. Solo in questo modo riusciremo a stare al passo con l’Europa nell’imboccare la via verso una nuova rivoluzione energetica.

*Redazione Nextville.it.