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Bollette troppo salate a cura della redazione Nextville
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Bollette troppo salate
a cura della redazione Nextville

La memoria prodotta nel febbraio 2009 dall’Autorità per l’audizione presso la Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati disegna un attento quadro degli incentivi operanti nel paese e delle modalità con le quali essi vengono finanziati. E delinea il rischio di non equità redistributiva degli attuali meccanismi.
L’analisi parte ricordando i regimi utilizzabili per le incentivazioni. E cioè i regimi di mercato (metodi di quantità: certificati verdi) e i regimi amministrati (metodi di prezzo: contributi a fondo perduto, tariffe speciali, conto energia, incentivi fiscali). I primi, cioè i certificati verdi, si caratterizzano per una dinamica legata a un andamento di mercato, che solo indirettamente si riflette sul prezzo dell’energia elettrica e quindi sui clienti finali. I secondi hanno invece la caratteristica – nel nostro paese – di essere direttamente a carico degli utenti, attraverso la componente A3 della bolletta elettrica. Analizziamo i dati relativi ai regimi amministrati, riportati nel documento.

Prima della liberalizzazione, l’unico strumento utilizzabile era quello di porre Enel nell’obbligo di riconoscere alte tariffe ai produttori di energia da fonti rinnovabili e assimilate, cosa che è avvenuta attraverso il programma Cip6, con tutti i “difetti” inerenti appunto l’introduzione del concetto di fonti assimilate. Dopo la liberalizzazione, l’onere di ritiro è passato al GSE e ha continuato a pesare notevolmente sulla componente A3 delle bollette elettriche.
L’ultimo dato stimato per l’anno 2008 è di 2,4 miliardi di euro, di cui 60% devoluto alle rinnovabili e 40% alle assimilate. In termini unitari, l’onere medio della produzione Cip6 è stato, nel 2007, pari a circa 52 euro/MWh per ogni MWh prodotto (circa 119 euro/MWh per le fonti rinnovabili; circa 37 euro/MWh per le fonti assimilate). Tale costo si ripercuote sui clienti finali per circa 7 euro/MWh per ogni MWh prelevato dalla rete (di cui poco più di 3 euro/MWh sono riferibili alle fonti rinnovabili).
Tariffa fissa onnicomprensiva. L’incentivo, appena avviato, ha avuto nel 2008 un costo di poche decine di milioni, ma è previsto in forte crescita negli anni futuri. È completamente spesato dalla componente A3 della bolletta elettrica.
Fotovoltaico. L’onere è stato pari a circa 110 milioni di euro nel 2008, ed è stato stimato – a regime (cioè nel 2010) – in circa un miliardo l’anno. È completamente spesato dalla componente A3 della bolletta elettrica.
Solare termodinamico. L’incentivo non è ancora del tutto operante. Si stima comunque possa pesare per circa 110 milioni di euro l’anno per circa 25 anni. Sarà completamente spesato dalla componente A3 della bolletta elettrica.
Per quanto riguarda invece i meccanismi di mercato, e cioè i certificati verdi, l’Autorità effettua delle stime dell’onere che ricade indirettamente sugli utenti finali (sotto forma di componente del prezzo dell’energia e non nella componente A3). Il valore stimato per il 2008 è di circa 400 milioni. Quello al 2012 è di oltre un miliardo. A ciò va aggiunta la nuova obbligazione prevista dalla Finanziaria 2008 del ritiro dei certificati invenduti da parte GSE: costo previsto per il 2009 e a carico degli utenti finali, circa 600 milioni di euro.
Dunque, il totale valutato dall’Autorità per il 2008 per le sole rinnovabili – escludendo dunque la quota Cip6 dedicata alle fonti assimilate – è di circa 1,3 miliardi di euro. E, a fronte degli obiettivi europei al 2020 (17% dei consumi globali soddisfatti da fonti rinnovabili), si valuta che si arriverà a 3 miliardi euro/anno nel 2010, a 5 miliardi euro/anno nel 2015 e a 7 miliardi euro/anno nel 2020.

Tali oneri, ricorda l’Autorità, non sono posti a carico dell’intera collettività attraverso imposte dedicate, ma ricadono sugli utenti elettrici attraverso la componente A3 della bolletta o attraverso una maggiorazione dei prezzi dell’energia (per quanto riguarda i certificati verdi). Nel 2008, la sola componente A3 ha gravato sui consumatori per il 6% della loro spesa complessiva. E seguendo le stime relative ai prossimi anni, tale percentuale potrebbe arrivare al 20%. Senza contare che le bollette elettriche sono soggette a iva e che quindi i privati si trovano gravati di ulteriori tasse su questa componente. Tutto ciò porta l’Autorità per l’Energia a ritenere che l’intero meccanismo “parafiscale” presenti problemi di equità ridistributiva. Infatti, ad esempio, “una famiglia a basso reddito ma ad alti consumi (ad esempio una famiglia numerosa) è chiamata a contribuire alla copertura degli oneri dell’incentivazione delle fonti rinnovabili in misura superiore a un single benestante; allo stesso modo un’impresa ad alti consumi elettrici ma con modesti utili contribuisce più di un’impresa con utili elevati e bassi consumi… Appare quindi opportuna una riflessione in merito alla possibilità di trasferire in tutto o in parte tali oneri a carico della fiscalità generale”.