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La regola dell’efficienza energetica
di Simona Faccioli

Pochi anni fa un virtuoso comune della provincia di Milano, Carugate, poco più di 15.000 abitanti, armato della buona volontà dei propri illuminati amministratori, ha avviato un percorso, molto partecipato, che ha condotto all’inserimento di regole finalizzate all’efficienza energetica degli edifici nel proprio Regolamento edilizio comunale. Cosa c’è di strano? Il Comune non era obbligato a farlo, visto che non derivava da alcuna norma cogente l’obbligo di richiedere a cittadini e costruttori di realizzare interventi per il risparmio di energia all’interno delle case e neanche l’installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria. I risultati? Cittadini e costruttori hanno scoperto che non è vero che “l’efficienza costa” (anzi, fa risparmiare), altri Comuni hanno adottato disposizioni analoghe, la Regione Lombardia ha introdotto norme in modo da allargare a tutti i Comuni l’esperienza pilota, l’ambiente ringrazia, e non da ultimo, gli abitanti di Carugate vivranno in case (nuove) che consumano la metà di quello che consuma una casa media costruita con le tecniche tradizionali. Si tratta sicuramente di un eccellente esempio di buona pratica, che merita di essere diffusa e modellizzata.
Prestazioni energetiche dell’involucro, efficienza degli impianti, impiego di fonti rinnovabili, azioni per la sostenibilità ambientale, efficienza energetica negli edifici industriali. Il volume Efficienza energetica e rinnovabili nel Regolamento edilizio comunale, in libreria dal 27 maggio, spiega come introdurre queste regole in un regolamento comunale, come formularle identificando priorità, tipologie degli interventi, incentivi e forme di controllo. Lo fa presentando lo schema tipo di un Regolamento edilizio per l’efficienza energetica il cui elemento di forza sta nell'adattabilità alle specifiche realtà locali del nostro territorio.
Chiediamo agli autori, Giuliano Dall’Ò, architetto e professore associato di Fisica Tecnica Ambientale presso il Dipartimento BEST del Politecnico di Milano, che ha seguito da vicino la formazione del Regolamento edilizio di Carugate, e Annalisa Galante, architetto, dottore di ricerca e docente a contratto presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano di chiarirci alcuni aspetti.

Professore, ci spiega quale è il reale potenziale di un Regolamento edilizio comunale per spingere l’efficienza energetica?
Introdurre all’interno di uno strumento urbanistico attuattivo, quale il Regolamento edilizio, norme cogenti che impongono requisiti minimi sulle prestazioni dell’involucro e degli impianti e l’obbligo di coprire parte del fabbisogno energetico con le fonti rinnovabili, è l’unico mezzo efficace perché il concetto di efficienza energetica globale sia davvero applicato all’edilizia diffusa. Per fare questo, è necessario abbattere quelle barriere culturali, sempre presenti quando si propongono cambiamenti nella prassi del costruire. È necessario che vi sia un coinvolgimento di tutti gli attori del processo edilizio affinché dalle regole scritte si possa passare ai fatti concreti. Ma uno strumento come il Regolamento edilizio, per diventare operativo, deve essere monitorato. Quindi, non solo si rende necessario creare un consenso diffuso a tutti i portatori di interesse, attraverso azioni di partecipazione e condivisione, ma anche tramite procedure di verifica e controllo dei progetti e dei cantieri. In questo quadro, ben si inseriscono la certificazione energetica, un mezzo di informazione efficace per stimolare un continuo miglioramento, e la certificazione ambientale, strumento di valutazione globale delle azioni intraprese. Spingere l’efficienza energetica in edilizia, vuol dire progettare nuovi edifici più efficienti che seguono (andando talvolta anche oltre) le regole minime imposte e riqualificare l’esistente attraverso azioni di incentivazione mirata che solo le Pubbliche amministrazioni possono attivare.

Efficienza energetica. Sembrerebbe uno di quei temi in grado di soddisfare tutti: gli amministratori, perché dimostrano di agire concretamente per l’ambiente, le imprese del settore, perché si favorisce lo sviluppo di una significativa fetta di mercato, e, naturalmente, l’ambiente perché si riducono le emissioni. Architetto Galante, non è per caso che gli unici a dover pagare sono i cittadini acquirenti di case?
Per esperienza mi sento di dire: assolutamente no! Anzi, il cittadino, beneficiando del risparmio energetico ottenuto dalla propria abitazione, è l’unico a godere nel tempo dell’investimento in efficienza energetica. Una casa che rispetta i requisiti minimi imposti da un Regolamento edilizio sostenibile comporta un interesse sul “capitale efficienza” investito pari a circa il 9%. L’esperienza monitorata del Comune di Carugate è stata un po’ un laboratorio di prova, nel quale si è dimostrato come fosse possibile e conveniente progettare e realizzare edifici nel rispetto di standard di qualità elevati, come fosse possibile utilizzare tecnologie fino ad allora poco usate, come ad esempio quella dei vetri basso emissivi o del solare termico, come si potessero realizzare edifici con pareti e coperture coibentate in linea con gli standard europei ma, soprattutto, come l’utilizzo di queste tecnologie, in fondo, non incidesse in modo sostanziale sul costo finale dell’edificio come alcuni paventavano. Il fiorire, ormai all’ordine del giorno, di esempi di edifici o interi quartieri addirittura a emissioni zero, ci dimostra come l’investimento in efficienza energetica non sia solo una “moda”, ma un reale mezzo di tutela del portafoglio dei cittadini stessi. L’unico mezzo, tra l’altro, per ridurre davvero, e drasticamente, le emissioni in atmosfera. E anche l’ambiente ringrazia a tutto vantaggio dell’aria che respiriamo.