In questo numero

Una piccola newsletter di provincia di Marco Moro
Inchiesta all’amianto. Intervista a Stefania Divertito di Emiliano Angelelli
Il candidato. Intervista ad Alfredo Colitto a cura della redazione
Green generation a cura della redazione
Mercanti di rifiuti di Antonio Pergolizzi
Polemiche di governo su quote di CO2 ed energia di Ilaria di Bella

contatti

iscriviti

Il candidato
Intervista ad Alfredo Colitto
a cura della redazione

San Sebastiano Trafitto è un paese del basso Molise distrutto dal terremoto. Per motivi logistici gli abitanti sono stati trasferiti in alloggi di fortuna allestiti a pochi chilometri di distanza, ma in territorio pugliese. Anni dopo, quella situazione provvisoria è diventata permanente. A pochi mesi di distanza dalla tragedia dell’Abruzzo, Il candidato, nuovo romanzo della collana VerdeNero scritto da Alfredo Colitto, affronta un tema difficile, che vede strettamente legate corruzione politica ed ecomafia. Protagonista è Federico Molinari, giovane candidato alla presidenza della Puglia, che, nel suo idealismo caparbio, rischia di far “saltare” il segreto che si nasconde nell’apparente vita tranquilla del villaggio.

Esistono dei riferimenti reali che legano il romanzo e la storia italiana più recente?
Alfredo Colitto: Il romanzo è stato scritto prima del terremoto in Abruzzo, e San Sebastiano Trafitto è un paese che non esiste nella realtà. Quello che invece esiste sono gli abusi e le mafie che operano in questo luogo di fantasia proprio come nei luoghi reali.

“Ecomafia” è un termine che fa venire in mente il traffico illecito di rifiuti, ma in realtà sono molti altri i territori dove essa agisce. Uno di questi è l’edilizia e, come nel caso del romanzo, gli aiuti destinati alla ricostruzione. La lotta all’ecomafia è uno dei punti fermi di Federico Molinari, il politico protagonista del tuo romanzo. Quanti Federico Molinari credi che esistano in Italia? E quanti credi che ne servano per cambiare volto al nostro paese?
A. C.: Credo che di Federico Molinari ce ne siano parecchi, soprattutto tra i giovani. Spero solo che riescano a farsi strada senza cambiare. Ma ovviamente per non lasciarsi schiacciare dovranno essere in moltissimi…

Claudia Randi vive a San Sebastiano. Crede che l’espressione “politico onesto” sia una contraddizione in termini. O fai il politico o sei onesto. Le due cose insieme secondo lei sono impossibili. Credi che sia realmente così?
A. C.: La politica è la scienza del compromesso. Quindi l’onestà, per un politico, deve essere per forza un concetto relativo. Il punto è dove tracciare la linea che divide l’onesto dal disonesto e quanto deve essere flessibile. In Italia questa linea mostra una tolleranza che in altri paesi sarebbe inconcepibile.

Credi veramente che, come nel caso di Molinari, le buone intenzioni delle singole persone nel nostro paese siano destinate a cozzare contro un sistema che non funziona?
A. C.: Assolutamente sì. Il nostro sistema politico e sociale ha bisogno di una ristrutturazione profonda.

San Sebastiano Trafitto è il simbolo dell’assenza dello Stato portata all’ennesima potenza. Un’assenza che costringe le persone a trovare il proprio modo di arrangiarsi. Un’assenza che crea un vuoto che spesso, e soprattutto nel Sud d’Italia, viene colmato dalle mafie. In questo gioco di vuoto-pieno finisce per crearsi un equilibro di cui entrambi gli attori beneficiano (Stato e mafie). O ti adatti a questo gioco o sei fuori.
A. C.: Secondo me è proprio così. Si tratta di equilibri solidi. Per questo è così difficile cambiare. Oggi la crisi dell’informazione in Italia è sotto gli occhi di tutti.

Credi che la narrativa, come nel caso del progetto VerdeNero, possa sopperire (se non del tutto, almeno in parte) al vuoto d’informazione “reale” creato dai media?
A. C.: Sì. La narrativa non può e non vuole sostituirsi al giornalismo di inchiesta (che però in Italia è molto carente). Ma può stimolare riflessioni sul “perché” le cose succedono, e sul modo di pensare e di essere di chi le fa succedere. Il progetto Verdenero per me è un’idea vincente, come dimostra anche il successo che continua ad avere.

Credi nella funzione sociale del romanzo?
A. C.: Certo. Il romanzo contribuisce a plasmare il pensiero e i sentimenti del mondo e dell’epoca in cui è stato scritto. I grandi scrittori magari influenzano anche le epoche successive. Ma con questo non voglio dire che i romanzi debbano “insegnare” qualcosa. Non sopporto i romanzi “a tesi”. Uno scrittore scrive una storia, e ciascun lettore ne trae ciò che vuole.