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Fotovoltaico negli edifici
Intervista ad Alessandra Scognamiglio e Paola Bosisio
di Filippo Franchetto

L’inarrestabile crescita del settore fotovoltaico italiano è ormai un dato di fatto, con oltre 56.000 impianti per un totale di 700 MW di potenza installata. Per la maggior parte si tratta di impianti di piccola-media taglia, installati sul tetto di edifici residenziali o industriali, e dimensionati per l’autoconsumo o per la vendita alla rete. Integrare l’impianto fotovoltaico sull’involucro di un edificio (tetto, facciata, pensiline ecc.) non significa solo evitare il consumo di suolo, ma anche trasformare l’impianto solare in un elemento architettonico di elevato valore ambientale ed estetico. E non è un caso, infatti, se il Conto energia assegna le tariffe incentivanti più alte proprio a quegli impianti che raggiungono un grado molto spinto di integrazione architettonica.
Tutti questi aspetti sono trattati in maniera completa nel manuale Fotovoltaico negli edifici, appena uscito in libreria. In questo volume gli autori – Alessandra Scognamiglio, Paola Bosisio e Vincenzo Di Dio – affrontano la questione del fotovoltaico proprio nell’ottica dell’integrazione architettonica degli impianti. Non solo: molte pagine sono dedicate all’approfondimento del quadro normativo, delle tecnologie, dell’analisi economica e degli iter procedurali. Fotovoltaico negli edifici quindi si presenta come un manuale tecnico ideale non solo per installatori e progettisti del settore, ma anche per cittadini e amministratori pubblici incuriositi dalle innumerevoli applicazioni di una tecnologia destinata a modificare profondamente il nostro modo di produrre energia e di vivere gli edifici. Parliamone con le due autrici.

Il 2008 sembra essere stato l’anno della svolta per il fotovoltaico, con le installazioni che sono aumentate del 400% rispetto al 2007. Anche il 2009 sta confermando questo buon momento: oggi secondo il contatore fotovoltaico del sito del GSE risultano installati in Italia circa 700 megawatt di fotovoltaico. Si tratta dunque di un settore che ha resistito all’impatto della crisi economica? E quale grado di maturità ha raggiunto il mercato italiano?
Alessandra Scognamiglio: Sì, il FV ha resistito abbastanza alla crisi finanziaria, ma nel corso del 2009 certamente si verificherà un calo della produzione. Questo calo è dovuto al fatto che il mercato spagnolo (che è stato il principale attore del boom del 2008) è quasi fermo a 500 MW/anno e, inoltre, la crisi economica fa sentire il suo effetto sul finanziamento di impianti di grande taglia (>10MW). In questa situazione oggi i prezzi dei moduli si sono abbassati di oltre il 30%, poiché i costi erano già abbastanza bassi nel 2008, e questa è una reazione normale conseguente al cambiamento domanda/offerta. Il mercato italiano è molto maturo, c’e una crescita costante dovuta al Conto energia, e soprattutto ci sono sempre più produttori in Italia. L’ostacolo che resta ancora da superare è costituito dai tempi di attesa per l’approvazione dei progetti, che, specialmente in alcune regioni, sono ancora molto lunghi.

Il manuale Fotovoltaico negli edifici affronta la questione dell’integrazione architettonica del fotovoltaico e i numerosi esempi riportati ci mostrano che la realtà italiana è spesso più virtuosa di quanto si possa immaginare. Secondo lei, la debolezza dell’industria fotovoltaica italiana potrebbe essere in qualche modo “compensata” da una maggiore specializzazione nell’installare impianti integrati negli edifici, con un alto valore aggiunto dal punto di vista qualitativo e architettonico?
A.S.: Senza dubbio la qualità architettonica degli interventi di integrazione del fotovoltaico negli edifici dovrebbe essere un aspetto caratterizzante del contesto italiano. Questo per le peculiarità del nostro territorio, dove alla predominanza degli interventi sull’esistente che caratterizza il panorama europeo, si aggiungono anche la qualità architettonica, storica e ambientale assolutamente pregevoli della maggior parte dei nostri siti, che siano urbani o naturali. Tuttavia, l’installazione degli impianti è solo una parte della qualità dell’intervento, che non può prescindere, credo, da una corretta visione culturale del tema. Con questo intendo dire che la peculiarità italiana dovrebbe essere una “visione” complessa della problematica dell’impiego del fotovoltaico negli edifici, che si può declinare in diversi aspetti, che vanno dalla progettazione alla produzione di componenti appropriati, e, infine, all’installazione. Senza dimenticare la concertazione tra i vari soggetti che concorrono alla concreta realizzazione degli interventi, e cioè il dialogo tra i progettisti, i produttori, gli installatori, gli utenti, ma anche con gli uffici preposti alla gestione o tutela del territorio. Un’integrazione reale e complessa, quindi, non ridotta al solo aspetto dell’accostamento tra una tecnologia e l’edificio. Immagino che l’industria fotovoltaica italiana dovrebbe guardare verso un orizzonte di questo tipo e confrontarsi con la relativa complessità per poter essere davvero competitiva.

Agli aspetti normativi e procedurali del Conto energia sono dedicate parecchie pagine del manuale. Dove si potrebbe intervenire per velocizzare e semplificare ulteriormente le procedure di accesso alla tariffa incentivante?
Paola Bosisio: L’iter per accedere al nuovo Conto energia è decisamente più snello rispetto a quello precedente del vecchio Conto energia. La procedura avviene principalmente per via telematica ed è previsto anche l’invio di documentazione cartacea. Il tutto è necessario al GSE per valutare la regolarità nella realizzazione dell’impianto, i componenti utilizzati e la tariffa incentivante da applicare. Occorre, ovviamente, rispettare i tempi stabiliti e inviare correttamente tutti i dati richiesti per non rischiare di essere esclusi dall’incentivo. Il sistema prevede inoltre l’attivazione, in fasi separate e distinte, del Conto energia e dello scambio sul posto o del ritiro dedicato. Potrebbe quindi essere studiato un sistema che garantisca l’attivazione, con un’unica procedura, di entrambi i servizi. Attualmente, però, il maggior freno alla realizzazione degli impianti fotovoltaici è dovuto agli iter autorizzativi, spesso troppo lunghi e complessi. Il Dlgs 115/2008 ha in parte semplificato la procedura, comparando l’installazione degli impianti fotovoltaici, se integrati o parzialmente integrati architettonicamente nelle falde dei tetti, alla manutenzione ordinaria, non soggetta a DIA, ma a semplice comunicazione preventiva al Comune di competenza. Spesso, però, la semplificazione è legata anche alla taglia dell’impianto, per cui, se l’impianto supera una determinata soglia di potenza (solitamente 20 kWp), viene ritenuta competente la Regione o, se delegata dalla stessa Regione, la Provincia, facendo riferimento all’Autorizzazione Unica introdotta dall’art. 12 del Dlgs 387/2003. Ciò determina un aumento degli oneri e delle tempistiche procedurali, frenando quindi molte iniziative di installazione.
Inoltre l’assenza delle linee guida per lo svolgimento del procedimento unico previste dal Dlgs 387/2003 ha creato una moltitudine di regole applicabili diverse fra le varie Regioni e talvolta fra le varie Province della singola Regione, che complicano ulteriormente il quadro normativo. Ci si domanda quindi perché, ad esempio, la sostituzione della copertura di un capannone esistente con una copertura fotovoltaica integrata, specie se di grossa taglia, preveda quasi sempre un iter autorizzativo ben più complesso rispetto alla sostituzione della stessa copertura con un qualsiasi altro materiale. In questo caso i moduli fotovoltaici non potrebbero essere considerati come semplici componenti edili dell’edificio?
Uno snellimento delle procedure autorizzative e di allacciamento alla rete sono quindi indispensabili perché il settore decolli veramente in Italia. Occorre un impegno non solo da parte dei progettisti e delle imprese nello studio di soluzioni innovative, ma anche e soprattutto da parte delle Amministrazioni nell’elaborazione di procedure chiare e con tempi certi (possibilmente brevi) di approvazione, che tengano conto della tutela del territorio e allo stesso tempo della necessità di incentivare, dove possibile, la realizzazione di impianti fotovoltaici, soprattutto quelli integrati.

La tecnologia fotovoltaica del futuro sarà probabilmente quella dei moduli a film sottile, che già nel 2012 potrebbero rappresentare il 30% del mercato (rispetto all’attuale 13%), sottraendo così quote di mercato ai moduli tradizionali in silicio cristallino. Ma quali sono i vantaggi del film sottile, in particolare nelle applicazioni architettoniche?
A.S.: I principali vantaggi dei film sottili sono dovuti alla possibilità di impiego di quantità ridotte di materiale attivo, alla possibilità di ricorrere a processi industriali a basse temperature che consentono di utilizzare substrati a basso costo, e alla possibilità di depositare il materiale attivo su substrati anche di larga area e flessibili (ad esempio acciaio o substrati polimerici). Ciò consente di contenere i costi dei moduli, e anche di ridurre la quantità di energia impiegata durante il processo di fabbricazione dei moduli.
Nel campo dell’architettura i principali vantaggi dei film sottili sono dovuti a un alto grado di flessibilità d’uso, legata, ad esempio, alla possibilità di variare la trasparenza del modulo, o di renderlo flessibile, e alla possibilità di realizzare, variando il substrato, vetri, lamiere o guaine. Naturalmente la versatilità dei film sottili li rende adatti non solo alle applicazioni più innovative per i nuovi edifici, ma anche allo sviluppo di componenti pensate per la riqualificazione di edifici esistenti.
Questi vantaggi che si esprimono in termini di “flessibilità” di impiego dei componenti sono, però, allo stato attuale, poco enfatizzati dall’industria di settore, che si sta orientando, invece, verso la produzione di prodotti standard a basso costo, la cui versatilità di utilizzo è piuttosto limitata. È quindi da vedere soprattutto in prospettiva futura lo sviluppo di moduli che possano integrare funzioni aggiunte a quella della sola produzione energetica (o della schermatura solare), avvicinando così il mondo del fotovoltaico a quello dell’architettura contemporanea. Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità di realizzare facciate luminose, ma anche alla possibilità di “disegnare” l’aspetto della facciata di un edificio attraverso la messa a punto di moduli fotovoltaici pensati per la specifica applicazione ma realizzati con tecniche industriali standard.