In questo numero

Si salvi chi può di Marco Moro
Un Piano B per salvare la nostra civiltà di Diego Tavazzi
Al di sopra di ogni sospetto. Intervista a Giancarlo Narciso di Emiliano Angelelli
Blue Economy: l'orizzonte dell'innovazione di Emiliano Angelelli
Clima: sul Parlamento soffia il vento negazionista (ancora) di Ilaria Di Bella

contatti

iscriviti

Al di sopra di ogni sospetto.
Intervista a Giancarlo Narciso
di Emiliano Angelelli

Si intitola Solo fango ed è l’ultima uscita di Giancarlo Narciso per VerdeNero Noir. Stavolta l’investigatore privato Butch Moroni è alle prese con un classico caso di ecomafia, una discarica che minaccia una tranquilla cittadina, ma il tutto si svolge in una regione insospettabile: il Trentino Alto-Adige. La storia si intreccia con un’altra vicenda che parallelamente scorre alla prima: la strage di Val di Stava, che nel 1985, a causa della rottura dei bacini di decantazione della miniera di Prestavel, provocò la morte di 268 persone.

Com’è nata l’idea delle due storie parallele? È stata una decisione presa a priori o lo hai stabilito solo successivamente?
Sono partito dall’interesse per una discarica, situata proprio vicino a me, che successivamente è stata chiusa per accertamenti. Quando ho scoperto che il direttore tecnico della discarica era stato l’unico funzionario della provincia di Trento a suo tempo condannato per strage colposa in seguito alla tragedia di Stava, sono stato folgorato da una ispirazione e sono partito per raccogliere maggiori informazioni.

In Solo fango emerge un Trentino diverso. Un Trentino meno ecocompatibile e più ecomafioso. Esiste veramente questa regione che descrivi?
Io ho l’impressione di non essermi inventato nulla e la cronaca lo conferma. D’altro canto basta guardare le colate di cemento che hanno distrutto l’entroterra del Garda trentino per rendersene conto. La tesi sostenuta nel romanzo è che ciò non accade nonostante gli scandalosi finanziamenti di cui gode il Trentino, ma a causa di essi. Non dimentichiamoci che per fare i controlli nelle discariche del Trentino, piene di materiali inquinanti, è dovuta intervenire la Guarda Forestale veneta, perché quella trentina non si muoveva.

Sembra di leggere tra le righe (neanche poi tanto) che la storia non insegna un bel niente. A venticinque anni dalla strage di Val di Stava, stesse collusioni, stesse indifferenze, stessi problemi.
L’attuale sistema politico trentino fa sì che il governo provinciale sia onnipresente nella vita dei cittadini, controllando tutto e assorbendo ogni tipo di opposizione e critica. L’economia è saldamente in mani pubbliche, e i dirigenti delle varie imprese sono di nomina politica, il che non è certo una garanzia di qualità. E anche le aziende private fanno affidamento su appalti e commesse pubbliche, il che vuol dire che a prosperare non sono gli imprenditori che assicurano il prodotto migliore al prezzo più basso, ma quelli più abili a navigare nei corridoi del palazzo. Una fauna di associazioni e cooperative vive di consulenze, finanziamenti, favori attribuiti con criteri non trasparenti. Chi non si adegua resta ai margini di un branco in cui le regole sono dettate da una specie di arrogante Grande Fratello Orwelliano. Nulla cambierà finché non viene cambiato il sistema e il ruolo e i poteri del governo provinciale non vengono drasticamente ridotti.

In un periodo storico come quello attuale, la discarica al centro delle vicende che coinvolgono Butch sembra un po’ una triste metafora della nostra Italietta…
Può darsi. Io so però che la nostra Italietta non gode dei privilegi di cui gode il Trentino e si arrabatta in qualche modo a tirare avanti. Qui si naviga in un delirio di opulenza che assume dimensioni imbarazzanti, senza garantire nessun controllo. Conoscete l’obiezione che muovono i trentini quando li si accusa di ricevere una barca di soldi dal governo? Dicono che almeno loro i soldi (a differenza, sottinteso, dei meridionali) li spendono bene. Invece basta grattare sotto la superficie per scoprire un marcio che viene gelosamente occultato.