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Clima: sul Parlamento soffia il vento negazionista (ancora) di Ilaria Di Bella

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Clima: sul Parlamento soffia il vento negazionista (ancora)
di Ilaria Di Bella

Secondo un recente articolo apparso su Nature a firma dei fisici tedeschi Rogelj e Meinshausen, anche se tutti i paesi rispetteranno gli impegni presi dopo il vertice di Copenaghen, nel 2020 l’umanità immetterà in atmosfera tra il 10 e il 20% di anidride carbonica in più di oggi. E anche se l’obiettivo globale del dimezzamento delle emissioni verrà centrato entro il 2050, ciò non garantirà che l’aumento delle temperature alla fine del secolo sarà davvero contenuto entro i 2°.
Eppure, c’è anche chi vorrebbe che l’Unione europea rimettesse in discussione l’ormai famoso pacchetto “20-20-20” contro i cambiamenti climatici, che prevede nel continente la riduzione del 20% di emissioni, l’aumento del 20% di efficienza energetica e il raggiungimento del 20% di produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili, il tutto entro il 2020. O quantomeno che l’Italia si defilasse, al più presto, da quegli impegni (da cui peraltro nei fatti è lontana).
A tornare alla carica, in quella che sembra una vera ossessione negazionista, è stato il gruppo del Popolo della Libertà al Senato, che a metà aprile ha presentato e portato in votazione una mozione, primo firmatario Antonio D’alì, presidente della commissione Ambiente, in cui si impegna il governo “ad adoperarsi affinché la politica ambientale dell’Unione europea abbandoni la linea sinora imposta in particolare dagli inglesi, dai tedeschi e dai Commissari europei all’ambiente succedutisi nel tempo, anch’essa basata sui dati rivelatisi inesatti dell’IPCC e che ha condotto ai trattati di Kyoto e del 20-20-20 e al fallimento della Conferenza COP 15, linea peraltro già ufficialmente censurata dal Senato in sede di esame di specifiche mozioni sul clima e non adeguatamente seguita in occasione di molti incontri internazionali”.
Curiosamente, è lo stesso documento che si premura di ricordare l’approvazione, in autunno, di una mozione della maggioranza di analogo contenuto. Smentita tuttavia, per fortuna, dal governo, che a conclusione del G8 dell’Aquila ha promosso il via libera a una lunga dichiarazione comune di intenti per “assumere misure concrete per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio”.
Lo spettacolo andato in scena al Senato ha previsto che il leader dell’Api Francesco Rutelli prendesse la dichiarazione di intenti battezzata in terra d’Abruzzo e la riportasse pari pari in una mozione per sottoporla al giudizio dei gruppi guidati dal senatore Gasparri (Pdl) e Bricolo (Lega). Il risultato? Una bocciatura, come dire che sui cambiamenti climatici la maggioranza sconfessa (di continuo) il proprio Esecutivo. E mentre l’opposizione dell’Idv e del Pd sottoponeva all’aula impegni (bocciati) a sostegno delle politiche dell’Unione europea e dell’Onu, il ministro Stefania Prestigiacomo – passate 24 ore – chiudeva la partita: “Per il governo parlano gli atti ufficiali e gli accordi sottoscritti in tutte le sedi internazionali”. Almeno fino al prossimo round.