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Con l'acqua alla gola di Diego Tavazzi
Un muro nero per stare al fresco di Emiliano Angelelli
Un mare di illegalità di Antonio Pergolizzi

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Un muro nero per stare al fresco*
di Emiliano Angelelli

Ogni anno spendiamo miliardi di euro in riscaldamento e raffrescamento dei nostri edifici, due pratiche che concorrono in modo significativo a far salire la bolletta e i consumi energetici mondiali. È previsto, infatti, che nel 2012 la spesa globale per entrambe si aggirerà sui 57 miliardi di euro, con una crescita annua del 5,8%.
La soluzione per abbattere i costi e ridurre i consumi è semplice quanto geniale. Si chiama black wall (muro nero) e permetterà di eliminare compressori, pompe d’aria e congegni meccanici, ovvero tutto ciò che fa consumare energia. In cosa consiste? Gli edifici sono generalmente esposti in modo da evitare un accumulo eccessivo di calore. In realtà, anziché tenere fuori il caldo, sarebbe meglio cercare di assorbirlo. Come? Attraverso un muro nero, appunto. La struttura è composta da tubi di aspirazione orizzontali e lastre di alluminio altamente conduttrici, coperti da policarbonato trasparente, all’interno dei quali l’aria si incanala a sinistra e fluisce verso destra, scaldandosi poi sale per il condotto verticale che accumula così il calore. Se l’edificio in questione è costruito da un architetto esperto, è possibile ottimizzare al meglio la necessità di ricircolo d’aria e di umidità all’interno, calcolando le dimensioni del muro e del condotto sulla base delle temperature medie del luogo in questione.
Il sistema può essere impiegato anche d’estate usando gli stessi principi alla base della refrigerazione, dove il calore viene sottratto attraverso uno scambiatore e si genera aria fredda.
Non servono parti mobili, né tanto meno compressori o pompe d’aria, per questo il sistema di riscaldamento/raffrescamento risulta essere molto efficiente e con una manutenzione estremamente limitata: ridotta a una semplice pulizia occasionale. L’investimento iniziale è evidentemente minimo e può consentire anche di produrre elettricità.
Il primo “muro nero” è stato realizzato dall’architetto Anders Nyquist nel 1995 e si trova a Umeå, in Svezia, nell’ambito di una concessionaria Ford. Lo stesso esempio è stato preso recentemente anche da un’altra casa automobilistica, la giapponese Toyota, che ha deciso di dotare di un “muro nero” i propri futuri uffici scandinavi e la propria concessionaria, commissionandone la costruzione proprio all’architetto svedese.

* Questa news è tratta dal sito www.blueeconomy.de a cura di Gunter Pauli. Ogni settimana sul sito viene pubblicata un'innovazione tecnologica in campo ambientale in grado di contribuire, secondo Pauli, alla creazione di una nuova forma di economia – la blue economy appunto. Tutto il materiale del sito, naturalmente ampliato, andrà a confluire in un libro, che sarà pubblicato in autunno in Italia da Edizioni Ambiente. In attesa dell’uscita del libro, pubblicheremo periodicamente su Puntosostenibile le innovazioni che riterremo più interessanti.