Comunicare, questo è il problema... di Marco Moro
Carbone o farfalle? di Diego Tavazzi
Milano e l'Expo tra allocchi e criceti. Intervista a Nicoletta Vallorani di Emiliano Angelelli
Esplosione di vapore di Paola Fraschini
Bonifiche con il trucco in Lombardia di Antonio Pergolizzi
Comunicare, questo è il problema...
di Marco Moro
Sul blog climalteranti.it Sylvie
Coyaud commenta la sintesi relativa ai risultati della Cop16 con la consueta
intelligente ironia: minor pressione della politica e minor pressione dei media;
non sarà andata meglio del previsto proprio per questo?
Da alcuni punti di
vista l’appuntamento di Cancun sembrava quasi un parente povero di Copenaghen.
Non si prospettava la passerella di leader mondiali che ci fu un anno fa in
Danimarca e dopo la delusione di flopenaghen l’interesse da parte dei media
era nettamente minore, così come le aspettative da parte dell’opinione pubblica.
Ma è andata
meglio? I commenti più accurati, come quello di climalteranti.it o quelli di
Antonio Cianciullo su Repubblica dicono di sì. Qualcosa c’è stato, soprattutto
non c’è stata la definitiva spallata a Kyoto che si sarebbe verificata se le
posizioni dei grandi players globali si fossero ancora identificate con le
esigenze di consenso dei loro leader. Del resto, come abbiamo già avuto modo
di scrivere, le grandi attese di dicembre 2009 erano state parecchio “drogate” dai
media, che avevano accreditato l’idea semplicistica dell’appuntamento risolutivo,
del “lieto
fine” al processo negoziale. Mentre per comprendere i timidissimi passi avanti
compiuti a Cancun si deve scendere su un piano tecnico, difficilmente “masticabile” (e
quindi meno digeribile) per i media. Il punto è: come comunicare? E chi se
ne deve assumere la principale responsabilità?
Nel suo giro di conferenze in
Italia, per il lancio di Tempeste,
James Hansen ha spesso ribadito la necessità che
la scienza inizi a “sporcarsi le mani” con la comunicazione, che impari a farlo
con efficacia e con l’intenzione di farsi comprendere. Tempeste è una
vivida testimonianza delle contraddizioni che questa urgenza ancora suscita.
Lo stesso Hansen, dopo le prime audizioni al Congresso e le prime uscite sulla
stampa, decise di interrompere i contatti con i media e con la politica, per
ben quindici anni. L’immobilismo delle amministrazioni, la manipolazione delle
informazioni e le esplicite censure lo hanno poi convinto che confinare le
proprie conoscenze al solo ambito del dibattito scientifico non era né utile
né eticamente accettabile.
Lo scienziato quindi, a parere dell'autore, deve avere nella comunicazione
una priorità e
non temere di indicare soluzioni anche quando queste non si collocano strettamente
nel suo campo disciplinare.
La comunicazione informata può e deve colmare i
troppi vuoti che altri soggetti lasciano aperti. La vicenda delle bonifiche “fantasma” in
Lombardia, e a Milano in particolare, raccontata nella rubrica "Ecomafianews"
ne fornisce un campione. Tra le tante vicende citate quella della “green
city” Santa
Giulia presenta infatti un clamoroso cortocircuito nella comunicazione. Ancora
oggi, nel sito dell’amministrazione locale si trovano rassicuranti informazioni
su bonifiche mai avvenute. E che succederà con un’operazione ben più vasta
come sarà quella dell’Expo 2015, tanto per restare a Milano? Quanto bisogno
ci sarà di comunicazione informata rispetto a un'iniziativa
nata per essere una sorta di “fiore all’occhiello” per l’intero sistema economico
lombardo?
Intanto,
per familiarizzare con scenari futuri, ma mica troppo, non c’è di meglio che
farsi guidare da Zoe Libra, la spazzina-detective creata da Nicoletta Vallorani
che in Lapponi
e criceti finisce per ficcare il naso proprio nel grande business dell’Expo. È fiction,
ma mica troppo.