In questo numero

Cresci maledetta, cresci! di Marco Moro
L'"altra economia" di Tim Jackson di Pavan Sukhdev
Ambiente Italia 2011. Intervista a Edoardo Zanchini di Paola Fraschini
Progettare la sostenibilità: un libro e (finalmente) una mostra a cura della redazione
Edizioni Ambiente e GBC Italia a cura della redazione

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Cresci maledetta, cresci!
di Marco Moro

“Grow dammit, grow!”. Con questo titolo si presentava qualche mese fa un numero dell’Economist. Immagine di copertina: una testa calva su cui ormai cresce solo uno sparuto ciuffetto di capelli. Niente di meglio per restituire con immediatezza la percezione di quale incubo sia per l’attuale sistema economico la crisi in corso. Incubo che non ha l’aria di poter essere dissolto da un provvidenziale risveglio tra le rassicuranti “coperte” del business as usual.
Ciò che ha innescato la grande crisi finanziaria del 2008 non è un fenomeno passeggero, è qualcosa che scuote le fondamenta del mercato e dello stesso pensiero economico, qualcosa che ne mette in dubbio il dogma supremo, quello della crescita. “Il mito della crescita ci ha deluso” scrive Tim Jackson in Prosperità senza crescita, “ha deluso il miliardo di persone che cercano ancora di vivere ogni giorno con metà del prezzo di un caffè. Ha tradito i fragili sistemi economici dai quali dipende la nostra sopravvivenza. Ha fallito in modo eclatante, contraddicendo se stesso, nel dare alla gente stabilità economica e certezza dei mezzi di sussistenza”.
“Gli economisti dovrebbero riuscire a spiegare come può un sistema economico in continua crescita inserirsi all’interno di un sistema ecologico finito”, aggiunge l’autore: naturalmente, non lo sanno fare. Non possono trovare alcuna risposta, se non inaccettabile, nel loro armamentario teorico. L’economia senza crescita semplicemente non si dà. È eresia. Ma cosa cresce assieme al PIL? Gli effetti sono sotto i nostri occhi, nelle nostre tasche e nella qualità del nostro vivere quotidiano. Gli effetti sono, forse ancora di più, nel nostro livello di ottimismo verso il futuro e di soddisfazione e fiducia verso ciò che (e verso chi) ci sta intorno. Perché questa crescita non si calcola al netto dei suoi effetti reali, ma solo al lordo della sua quantità. Che cosa implichi, per le persone, per le comunità e per l’ambiente in cui vivono, è un orizzonte che non viene nemmeno percepito. Nonostante ciò, fino a oggi quello sulla crescita è stato largamente un non-dibattito, polarizzato tra approcci filosofeggianti e un pensiero economico abbarbicato attorno al monolite della crescita come unico fine pensabile per l’economia. Due mondi non in grado di comunicare tra loro. Il libro di Jackson, con traduzioni in corso o già realizzate in oltre 10 lingue tra cui due in cinese, complesso e semplificato (“un successo di pubblico e di critica” si direbbe in altri settori), ha il potenziale per favorire un sostanziale salto di qualità nella comprensione del tema, stavolta anche tra gli economisti. Lucido e sferzante, spesso venato di gelido humour britannico, rende accessibili a chiunque i meccanismi dominanti dell’economia e della finanza globale, e le loro lampanti contraddizioni. Prosperità senza crescita formula delle ipotesi concrete per ri-orientare il fine dell’economia, opera collettiva alla quale tutti partecipiamo, ma con un grado molto basso di consapevolezza. Lo fa con idee che ci riguardano quindi molto da vicino, come comunità e come singoli individui.
Ambiente Italia 2011 è il perfetto complemento del libro di Jacskon. Il rapporto annuale di Legambiente si occupa infatti di crescita, di quella crescita che fa bene al PIL ma non alla prosperità e nemmeno al benessere della collettività che abita il nostro Paese. È il tema del consumo di suolo, sintetizzabile in uno dei tanti dati “da paura” riportati nel volume, come quelli sulla perdita di suolo agricolo che viene convertito in urbanizzato.
Ambiente Italia 2011 è un volume che, oltre che informarci come cittadini, dovrebbe fornire pesanti argomenti di riflessione a investitori, amministratori locali, imprese e professionisti: leggere e rileggere i dati e le informazioni sulla devastazione del territorio e chiedersi se un po’ di oneri di urbanizzazione o una parcella professionale siano argomenti che reggono di fronte alle immagini che il nostro territorio continuamente ci rimanda.
Per l’edizione italiana del suo libro Tim Jackson ci ha, cosa inusuale, “commissionato” una prefazione, da chiedere a Carlo Petrini: una indicazione molto chiara di un modello possibile per l’economia della prosperità. Da quando è stato teorizzato, non c’è stato infatti alcun significativo disaccoppiamento tra crescita dell’economia, flusso di materia e impatto sull’ambiente. L’unico decoupling che si è verificato è quello tra andamento del PIL e una sensata idea di prosperità. Di quest'ultima, nell'esperienza di Slow Food si trovano molte tracce concrete.