In questo numero

Tempo di fare programmi di Marco Moro
Futuro sostenibile. Intervista a Wolfgang Sachs e Marco Morosini di Anna Satolli
Spreco di cibo, ecco il libro nero. Intervista a Luca Falasconi di Paola Fraschini
Il cibo? Se non è eco, non è nemmeno buono. Intervista a Danielle Nieremberg di Diego Tavazzi

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Tempo di fare programmi
di Marco Moro

Il problema è non farsi prendere dall’entusiasmo, ma la sola idea che anche in Italia si stia concretizzando l’opportunità di iniziare a riscrivere l’agenda della politica – quella nazionale come quella locale – dà una sensazione piacevole. Che per noi è anche una sensazione di minore isolamento e di (potenziale, per carità, meglio essere prudenti) maggiore connessione con il cosiddetto “sentire comune”.
Che cosa animi la volontà di cambiamento che si è manifestata con l’ultima tornata elettorale, che cosa ci sia dietro il voto di chi ha mandato un segnale di “tempo scaduto” a una intera, pessima, stagione della storia politica del nostro paese si capirà nei prossimi mesi e anni. Ma oggi non è affatto troppo presto per formulare dei suggerimenti. Futuro sostenibile, un volume talmente “appena uscito” da non essere ancora in libreria (ma acquistabile per ora on line dal nostro sito, in libreria dall'8 giugno) arriva con un tempismo straordinario.
A differenza di altri lavori su scenari ambientali, economici e socio-politici internazionali, la ricerca coordinata dal Wuppertal Institut e adattata nell’edizione italiana da Wolfgang Sachs e Marco Morosini ha il pregio di contenere un programma politico ampio, dettagliato e per più livelli. Un programma che trae spunto dalle “risposte sociali alle crisi” proposte, elaborate e messe in atto in Europa, risposte che rispolverano un concetto che sembrava tramontato nell’illusione dell’economia delle bolle speculative: la centralità del lavoro. Ma di un concetto di lavoro totalmente ripensato. Ciò che potrebbe suonare come un’espressione tratta da un linguaggio superato, nel volume assume infatti un significato nuovo e rivoluzionario, sintetizzato nel concetto del “lavoro intero”.
Lo scrittore Hans Magnus Enzensberger, in un saggio di parecchi anni fa in cui anticipava fenomeni poi verificatisi puntualmente nelle società europee, indicava nel tempo libero ciò che a breve sarebbe diventato, sempre di più, il vero bene di lusso. Quello che è accaduto dopo, con la massiccia precarizzazione del lavoro, fino allo svilimento del suo stesso ruolo sociale, ha drammaticamente confermato questa ipotesi. Anche in Germania; figuriamoci in Italia... Precarietà, stress da superlavoro (che spessissimo si manifestano in una micidiale combinazione) e disoccupazione (o anche solo la costante minaccia della disoccupazione) innescano processi di impoverimento della vita personale e collettiva. Il tempo che viene sacrificato è proprio quello che in una situazione di maggiore stabilità si dedicherebbe a sé, alla propria comunità, all’arricchimento della propria vita sociale. E’ il “tempo libero”. Con la sua scomparsa inizia l’impoverimento di una società.
La proposta contenuta in Futuro sostenibile ha qualcosa di familiare, è qualcosa di cui si parla: “... il benessere sociale infatti si fonda anche sul lavoro non monetizzato svolto per sé, per la famiglia e per l’impegno sociale e di assistenza. Abbiamo chiamato ‘economia della vita’ queste attività, per distinguerle dall’economia del denaro”. E’ una delle tante idee sviluppate nel libro e che dovrebbero entrare in una agenda politica capace di interpretare il proprio tempo.
In Germania Futuro sostenibile ha costituito il riferimento per una vasta campagna attuata capillarmente, nella società e verso la politica, da grandi organizzazioni come il BUND e la Chiesa evangelica. E’ servito a modificare l’agenda. Le organizzazioni che hanno meritoriamente sostenuto la realizzazione dell’edizione italiana dovrebbero fare altrettanto. Acli, Arci, Cisl, Legambiente, Caritas ... Lo usino. Il momento è adesso.