In questo numero

Tempo di fare programmi di Marco Moro
Futuro sostenibile. Intervista a Wolfgang Sachs e Marco Morosini di Anna Satolli
Spreco di cibo, ecco il libro nero. Intervista a Luca Falasconi di Paola Fraschini
Il cibo? Se non è eco, non è nemmeno buono. Intervista a Danielle Nieremberg di Diego Tavazzi

contatti

iscriviti

Futuro sostenibile
Intervista a Wolfgang Sachs e Marco Morosini
di Anna Satolli

In questo articolo
parliamo di:
Futuro sostenibile
Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa

di Wuppertal Institut a cura di Wolfgang Sachs, Marco Morosini


Il mondo di oggi dichiara la sua finitezza. La destabilizzazione del clima è ormai palese, la fine del petrolio a buon mercato si avvicina, gli habitat naturali sono compromessi. A tutto ciò si aggiunge il “dilemma della giustizia”: come conciliare il desiderio di sviluppo dei paesi emergenti con questi limiti se poi la ricetta dei paesi industrializzati è scatenare la continua crescita economica? L’alternativa è tra sostenibilità e autodistruzione?
Poniamo queste e altre domande a Wolfgang Sachs e Marco Morosini curatori di Futuro sostenibile. Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa del Wuppertal Institut, disponibile in libreria dall’8 di giugno.

Wolfgang Sachs e Marco Morosini: L’ascesa dell’Europa è dovuta a condizioni straordinarie e irripetibili. I due patrimoni che la permisero, carbone e terre coloniali, non sono più a disposizione all’infinito: i combustibili fossili destabilizzano il clima e vanno esaurendosi, e per le materie prime biotiche non sono più disponibili le colonie. È questa la tragedia attuale: l’immaginario dei paesi emergenti si ispira alla civiltà euro-atlantica, ma i mezzi per la sua realizzazione non sono più a disposizione. Uno sviluppo economico che pretende di estendere uno stile di vita occidentale a una popolazione mondiale in crescita, sarà ecologicamente insostenibile. Le quantità di risorse necessarie per questo sono troppo grandi, troppo costose e troppo distruttive. Urge quindi mettere in discussione il modello di benessere dell’era industriale moderna. Il diritto alla vita di molti poveri del mondo può essere tutelato solo se la classe globale dei consumatori riduce la sua domanda di risorse naturali. Se non lo farà, resterà ben poco di ciò che rende la sua posizione così desiderabile. Lungi dal servire solo la protezione dei panda e delle balene, l’ecologia è l’unica opzione per garantire sulla Terra il diritto di ospitalità a un numero crescente di esseri umani.

Quali sono le “idee guida” che possono mettere le ali all’impegno per un mondo sostenibile?
Due delle idee guida proposte dal libro riguardano il diritto all’ospitalità per tutti gli abitanti della Terra e il benessere ecologico. Non high-tech e dinamismo, bensì miseria e impotenza segnano la vita di molti cittadini del mondo. Il futuro resterà precluso fino a quando metà dell’umanità non godrà del diritto d’ospitalità su questo pianeta. Povertà e ricchezza sono due gemelli siamesi: separate, non esistono. Dare piena validità ai diritti dell’uomo richiede una riforma della ricchezza. Voler mitigare la povertà senza mitigare la ricchezza è ipocrisia.
Un nuovo benessere ecologico per avviarsi verso un’economia sostenibile nelle zone ricche del mondo si riassume in tre principi: meglio, diverso, meno. La dematerializzazione e l’eco-efficienza da sole non assicurano la compatibilità con la natura; e la biocompatibilità non evita gli effetti della crescita. Per questo un benessere rispettoso delle risorse nasce dalla triade di dematerializzazione (eco-efficienza), compatibilità ambientale (biocoerenza) e autolimitazione (eco-sufficienza). Senza la sufficienza la dinamica dell’espansione annienterà i progressi di efficienza ed eco-compatibilità. La moderazione nell’uso dell’energia potrebbe per esempio esprimersi costruendo automobili e treni che non possano essere più veloci rispettivamente di 120 e di 200 km/h.

Nella terza parte del libro vengono concepite prospettive di riforma per la politica e l’economia in Europa. Volete raccontarci quali sono le principali indicazioni e vie da percorrere per procedere nella direzione di un’economia rispettosa delle risorse e compatibile con la natura?
Una riforma sociale proposta dal libro si riassume nella formula del “lavoro intero”: il benessere sociale infatti si fonda anche sul lavoro non monetizzato svolto per sé, per la famiglia e per l’impegno sociale e di assistenza. Abbiamo chiamato “economia della vita” queste attività, per distinguerle dall’economia del denaro. In Germania per esempio esse assorbono 96 miliardi di ore all’anno contro i 56 miliardi di ore del lavoro monetizzato. Per dare spazio e valore a questa parte nascosta dell’economia è utile ridurre il monte ore del lavoro monetizzato dalle attuali 1.700 a 1.300 ore all’anno, equivalenti in media a 30 ore alla settimana. E occorre distribuire meglio queste ore di lavoro permettendo così a uomini e donne di scegliere un “tempo pieno breve” per tutti. Questa riforma è anche un presupposto per favorire la responsabilità e l’impegno ecologico e sociale, perché chi soffre dello stress da superlavoro, da precarietà o da disoccupazione difficilmente vorrà dedicare attenzione e impegno all’ecologia e alla giustizia sociale globale. Nel campo delle infrastrutture energetiche e degli stili di vita le due grandi riforme riguardano la quantità e la qualità dell’energia. Il primo obiettivo è quello di “una società a 2.000 watt”, cioè di ridurre dagli attuali 6.000 watt a 2.000 l’uso pro capite di energia. Ridotto a un terzo, il fabbisogno energetico restante potrà essere completamente coperto dalle energie rinnovabili entro l’orizzonte del 2050, come affermano almeno quattro autorevoli studi recenti.

Il passaggio a un’economia ecologica ed equa va orchestrato a livello internazionale con iniziative e strategie parallele diffuse nel mondo. In questa prospettiva l’Europa che ruolo dovrebbe svolgere?
L’Europa vive una contraddizione sulla scena internazionale: in materia ambientale si comporta da pioniere, ma in materia di politica economica e commerciale gli stati europei tendono ad affermare i propri interessi economici, anche a scapito dei paesi più deboli. Il commercio internazionale è come un campionato di calcio in cui giocano insieme squadre di serie A e di serie C, professionisti e dilettanti; e le regole sono spesso dettate dai più forti. L’Europa deve rinunciare alla sua politica d’esportazione di prodotti agrari sovvenzionati e alla sua politica d’egemonia; deve anche impostare relazioni commerciali bilaterali e multilaterali che favoriscano prima di tutto l’emancipazione e lo sviluppo dei più deboli. Occorre poi una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio che includa nelle regole commerciali il diritto degli stati di far rispettare standard ambientali e di sicurezza e dignità sociale e del lavoro.

Anche l’azione e l’impegno locali hanno altrettanta importanza. In che termini si dovrebbe esprimere l’impegno della società civile per rendere possibile la svolta verso la sostenibilità? L’impegno locale dei cittadini per l’ecologia e la giustizia sia nelle istituzioni municipali sia in libere iniziative civiche è molto importante. A livello comunale è più facile conoscere i problemi e verificare l’efficacia dei provvedimenti. Un buon esempio è quello del comune di Schönau, una cittadina nel sud della Germania, in cui in cittadini hanno creato una loro azienda elettrica e comprato la rete elettrica locale con il risultato che il 95% dell’elettricità di Schönau è prodotta con fonti rinnovabili. Anche in Italia alcuni comuni sono arrivati a produrre tutta o quasi tutta la loro elettricità da fonti rinnovabili, ma purtroppo del loro esempio si parla troppo poco (per esempio Lecce, Morgex, Brunico, Dobbiaco, Sluderno, Prato allo Stelvio, Carano).

Per concludere, volete delineare le maggiori “prospettive” per traghettare verso un Futuro sostenibile?
Molti dei cambiamenti preconizzati nel libro sono già in atto in una moltitudine di situazioni locali. Occorre che questi cambiamenti non restino appannaggio di minoranze virtuose ma diventino egemoni nella società e nell’economia, portando a un vero cambiamento di civiltà, non a un semplice cambiamento di potere o di governo. Spetta a questa generazione il compito di realizzare una società globale basata sulle energie solari, sui materiali biotici e su una redistribuzione equa delle risorse della Terra.