In questo numero

La sfida è l'accesso di Marco Moro
La marea si è invertita di Marco Morosini
Energie rinnovabili. Intervista agli esperti di Nextville di Paola Fraschini
La normalità dell'emergenza. Intervista ad Antonio Pergolizzi di Diego Tavazzi

contatti

iscriviti

La marea si è invertita
di Marco Morosini*

In questo articolo
parliamo di:
Futuro sostenibile
Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa

di Wuppertal Institut a cura di Wolfgang Sachs, Marco Morosini


“La marea si è invertita. Sono finiti i giorni d’euforia neoliberista e di trionfante globalizzazione.” Questa frase con cui apre Futuro sostenibile del Wuppertal Institut vale anche a livello locale e per il settore dell’energia. A fine maggio il consiglio comunale di Stoccarda ha deciso (48 voti contro 12) di fondare un’azienda comunale per l’elettricità, il gas, il teleriscaldamento e l’acqua potabile e di impegnarla all’uso delle energie rinnovabili per rimpiazzare la precedente azienda comunale, privatizzata nel 2002. Dal 2007 in Germania ben 40 città hanno fondato aziende comunali di tal genere.
Il Land Baden Württemberg è da maggio la prima regione tedesca con un governo a maggioranza dei Verdi, diventati il secondo partito con il 24% di voti. Il Land ha ricomprato l’azienda energetica EnBW, già di sua proprietà e privatizzata pochi anni fa, e l’ha impegnata all’uso delle energie rinnovabili. In Svizzera, Swisspower, la società che raggruppa 25 grandi aziende pubbliche energetiche e di servizi delle maggiori città, ha annunciato che fornirà il 100% di elettricità da fonti rinnovabili prima del 2050. Secondo uno studio dell’Agenzia per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, questo obiettivo è realizzabile in tutta la Svizzera entro il 2030. Lo stesso obiettivo, 100% dell’elettricità da fonti rinnovabili, è ritenuto possibile prima del 2050 per l’intera Germania dallo studio che il governo Merkel ha commissionato all’Ufficio federale per l’ambiente (UBA, 2010) Ormai la questione non è se ma quando sarà compiuta la “svolta energetica”. Prima del 2030? Come preconizza il compianto presidente di Eurosolar Hermann Scheer nel suo libro L’imperativo energEtico (in uscita in autunno per Edizioni Ambiente) O invece nel 2050 o nel 2100?
Mentre in Svizzera, Germania e altri paesi europei la “svolta energetica” – cioè il passaggio alla supremazia delle energie rinnovabili – è uno dei temi più discussi dalla politica, dall’economia, dai media e dai cittadini, la politica italiana è purtroppo dominata da quasi vent’anni da ben altre vicende. In questo clima di cecità progettuale grande merito va riconosciuto a coloro che hanno creato piccole realtà locali controcorrente (sono decine i "Comuni rinnovabili" che hanno già raggiunto il 90-100% di fonti rinnovabili nella produzione di elettricità e/o di calore) e a coloro che hanno lanciato e condotto i referendum di giugno contro il nucleare e contro la privatizzazione dell’acqua potabile. Con l’attuale Parlamento purtroppo il massimo raggiungibile è l’annullamento popolare di alcuni dei suoi atti. A livello comunale e regionale sono però possibili iniziative simili a quelle in corso in Europa. Fonti d’ispirazione all’estero possono essere la socializzazione della produzione di elettricità e il passaggio completo alle energie rinnovabili di comuni pionieri come Schönau in Germania o in Güssing Austria. Importante sarebbe però anche un movimento nazionale per favorire la creazione o il rafforzamento delle imprese pubbliche comunali o regionali e per il loro impegno a raggiungere in 10-20 anni un approvvigionamento completo o prevalente da energie rinnovabili. Per una svolta energetica in Italia è indispensabile una spinta sia dal basso sia dall’alto. La sinergia di queste due azioni è dimostrata in Svizzera, dove il fiorire di migliaia di iniziative locali e aziendali è stato stimolato dalla decisione del governo elvetico che scrive nella sua “Strategia per uno sviluppo sostenibile 2002”: “Lo scenario della ‘società a 2.000 watt’ funge da traguardo auspicabile per la politica energetica e climatica; esso comporterebbe a lungo termine la riduzione dei gas a effetto serra (in primo luogo CO2) a un sostenibile valore di 1 t pro capite, la copertura del consumo energetico in misura di 500 watt pro capite mediante fonti energetiche fossili e di 1.500 watt pro capite mediante fonti energetiche rinnovabili”.
Il concetto che riassume i due obiettivi della riduzione dell’uso d’energia e del passaggio in prevalenza alle fonti rinnovabili è quello di una “società a 2.000 watt”, in cui l’uso d’energia primaria pro capite si riduca in Italia e in Europa all’attuale media mondiale di 1,5 tonnellate equivalenti di petrolio (pari a un flusso continuo pro capite di 2.000 watt di potenza); nel 2008 l’uso pro capite d’energia primaria era in Italia di 3 tep (4.000 watt), negli USA di 8 tep (11.000 watt). Così, fortemente ridotto, il residuo fabbisogno sarà più facilmente soddisfatto in prevalenza con fonti rinnovabili. L’obiettivo di una “società a 2.000 watt”, formulato nel 1998 dai politecnici e dalle maggiori isituzioni tecnologiche della Svizzera, è diventato la strategia nazionale per la politica energetica e del clima ed è ora proposto da Futuro sostenibile anche per l’Italia e per altri paesi europei. Il ritorno ai livelli di consumi energetici degli anni ’60 (2.000 watt pro capite, appunto) ma con prestazioni da 21° secolo sarebbe tecnicamente possibile grazie a tecnologie più efficienti e sarebbe compatibile sia con l’aumento del comfort sia con un’ulteriore crescita economica. Secondo altri invece i soli progressi dell’ecoefficienza tecnica non permetteranno di raggiungere una “società a 2.000 watt” se non saranno accompagnati da una riduzione della domanda di servizi energetici e quindi di una parte della prosperità materiale odierna. Tra le proposte contenute in Futuro sostenibile per esempio c’è quella di mirare a una flotta di automobili e di treni che siano costruiti in modo da non superare le velocità rispettivamente di 120 e 200 km/h, il che richiederebbe consumi energetici molto inferiori agli attuali.
Come scrive Wolfgang Sachs: “I mercati sono un’istituzione intelligente: coordinano, spronano, premiano, e tutto senza una regia centrale. Ma la loro forza è anche la loro debolezza: promuovono il perseguimento della ragione privata, ma non hanno organi capaci di orientarli alla ragione sociale. E questo è catastrofico. In tempi in cui il destino dell’uomo e della natura corrono sul filo del rasoio, è indispensabile sfruttare le dinamiche dei mercati come motore per ottenere più ecologia e più equità. Ma spetta alla politica dare forma ai processi di mercato in conformità con il bene comune. Senza riconquistare alla politica il primato sull’economia, è impossibile realizzare un’economia di mercato ecologica e sociale”.

*Marco Morosini è curatore con Wolfgang Sachs di Futuro sostenibile. Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa e analista ambientale al Politecnico federale di Zurigo.