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L'energia del Mediterraneo di Marco Moro
I grandi progetti per le rinnovabili nel Mediterraneo. Intervista a Roberto Vigotti di Paola Fraschini
Rifiuti speciali. Intervista a Paola Ficco di Lavinia Basso
Molte soluzioni per una triplice crisi. Intervista a Danilo Bonato di Diego Tavazzi
La Conferenza delle Parti di Durban di Federico Antognazza

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La Conferenza delle Parti di Durban
di Federico Antognazza*

In questo articolo
parliamo di:
cover Terraa
Come farcela su un pianeta più ostile
di Bill McKibben

“Viviamo su un nuovo pianeta. Non la cara vecchia Terra a cui siamo abituati, ma un posto più inospitale, persino ostile, tanto diverso da meritarsi un nuovo nome. È Terraa, e l'abbiamo creato noi.”

Con queste parole Bill McKibben, autore di Terraa e fondatore del movimento 350.org cerca di descrivere il nostro pianeta e propone delle soluzioni per evitare il collasso. E proprio dall'esperienza di 350.org è nata Italian Climate Network, la prima associazione italiana totalmente dedicata ai cambiamenti climatici, che si è recata a Durban per la diciassettesima Conferenza delle Parti, sulla quale vi erano forti aspettative riguardo il futuro del nostro Pianeta.
A Durban, al termine di un’estenuante negoziazione, si è raggiunto l’accordo, un compromesso su temi che caratterizzano da anni le negoziazioni. Di seguito ricordiamo i principali risultati.
È stato esteso ancora per un anno il tavolo negoziale AWG-LCA (Ad Hoc Working Group on Long-term Cooperative Action under the Convention), nato alla sessione di Bali (2007) per giungere a una visione comune tra i paesi per azioni a lungo termine identificando un obiettivo globale per ridurre sostanzialmente le emissioni di gas-serra entro il 2050.
È stato creato un nuovo tavolo negoziale: AWG-DB (Ad Hoc Working Group - Durban Platform) per la definizione entro il 2015 di un nuovo protocollo o di un altro strumento legale o di un esito condiviso dotato di forza legale che abbracci tutti i paesi.
È stato approvato un secondo periodo del Protocollo di Kyoto, che dovrà partire alla scadenza del primo periodo di impegno, ossia dal 1 gennaio 2013. Gli impegni di questo secondo periodo per i paesi industrializzati non sono stati decisi e saranno comunicati entro il 1 maggio 2012. Il secondo periodo sarà fino al 31 dicembre 2017 o fino al 31 dicembre 2020, da stabilirsi nella prossima sessione nel 2012. Sono stati approvati gli elementi fondamentali del Green Climate Fund, la cui operatività è prevista entro la fine del 2012. Si è deciso di rendere operativo dal 2012 il Meccanismo Tecnologico per lo sviluppo e la condivisione di soluzioni tecnologiche per la mitigazione e l’adattamento.
Ulteriori passi avanti sono stati fatti sul fronte dell’adattamento, dove son state definite linee guida per il piani nazionali, si è dato seguito al Nairobi Work Programme sugli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento e si sono inseriti i progetti di cattura e stoccaggio di carbonio (CCS) tra i progetti CDM.
Quel che appare certo è che nei prossimi mesi sarà necessario un lavoro certosino per arrivare preparati nel 2015 per il nuovo accordo, il cui percorso appare ben impostato. Un importante risultato di Durban è il ritrovato ruolo da protagonista dell’Unione europea all’interno dei negoziati, ruolo che dopo Copenaghen sembrava arduo da riconquistare. Ma l’abilità della negoziatrice è stata tale da unire un fronte pari a circa i 2/3 dei paesi membri.
Un importante messaggio arriva dai giovani che erano presenti a Durban: nella plenaria di venerdì una ragazza canadese, Anjali Appadurai, ha lanciato un forte richiamo ai negoziatori e un’ispirazione ai giovani del mondo.
Nel campo dell’associazionismo ambientale Durban per certi versi è stato un flop. Può anche essere, ma di certo non è stato un passo indietro. Si sono poste solide basi per un percorso condiviso nel quale tutti i paesi membri hanno scelto di partecipare, mettendo da parte veti e ripicche reciproche.
Il nostro compito sarà quello di stimolare e sensibilizzare quotidianamente i policy maker, nazionali e locali, per far sì che le parole del Ministro Clini non restino tali ma si trasformino in azioni concrete, per trasformare l’Italia in uno dei paesi simbolo per la lotta ai cambiamenti climatici.

* Vicepresidente Italian Climate Network. Per informazioni