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In questo numero:

Una gita in campagna di Marco Moro
Bioplastiche: un caso studio di bioeconomia in Italia di Paola Fraschini
Non di solo cibo si tratta... di Diego Tavazzi
Una guida all’eco-innovazione di Paola Fraschini
Rinnovabili: operazione verità di Diego Tavazzi
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Rinnovabili: operazione verità
Intervista a Francesco Dugoni e Maria Luisa Doldi
di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:
Rinnovabili: se non ora, quando?
Comprendere le rinnovabili e la loro importanza per il futuro

di F. Dugoni, M.L. Doldi
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Negli ultimi tempi si sono intensificati gli interventi e le dichiarazioni di chi sostiene che le rinnovabili siano responsabili di (quasi) tutti i mali che affliggono il nostro paese: bollette troppo care, scarsa capacità di innovazione, devastazione del paesaggio... Francesco Dugoni e Maria Luisa Doldi, nel loro libro Rinnovabili: se non ora quando?, smontano queste pseudo-argomentazioni che, come appare evidente a un esame più ravvicinato, sono spesso fin troppo interessate...

L’ultima notizia è di queste ore: il Ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato ha annunciato che a breve verrà presentato un provvedimento per ridurre le bollette, diluendo in più anni l’erogazione degli incentivi alle rinnovabili. Un provvedimento, l’ennesimo, che contribuisce ad aumentare la confusione in un settore già caotico. Potreste tracciare una breve storia degli interventi che si sono succeduti in questi anni e che, tra l’altro, hanno contribuito a far precipitare il nostro paese in fondo alle classifiche dell’appetibilità per gli investitori stranieri?

Dugoni: Per tracciare una storia servirebbe un libro... (il nostro ne fa un accenno). Quel che va detto, e gli operatori ben lo sanno, già con i Certificati Verdi si è andati sulle montagne russe per non parlare del fotovoltaico. Un rocambolesco susseguirsi di decreti che di giorno danno e di notte tolgono. Una totale schizofrenia del sistema che ha messo in crisi banche, investitori e produttori. Il fatto che ci troviamo nella 20° posizione per rischio energetico tra 25 paesi a elevato consumo energetico analizzati, non è che l’esatta fotografia di un paese che, senza risorse energetiche proprie significative, dipende pressoché esclusivamente da fornitori stranieri.
In merito alle affermazioni del ministro Zanonato ritengo opportuno essere prudente prima di qualsiasi pronunciamento, in quanto solo in questi ultimissimi giorni circolano informazioni più dettagliate. Quel che si può dire è che, in questo settore ancora fragile, qualunque dichiarazione può generare panico e smarrimento. Occorre smetterla con queste dichiarazioni spot, ma sedersi attorno a un tavolo e affrontare la questione in tutta la sua organicità. Magari per scoprire che il caro bolletta non dipende dalle rinnovabili, o solo parzialissimamente...
Intanto, in modo più o meno latente, si fa avanti una campagna di “moral suasion” da parte delle aziende petrolifere per ottenere licenze estrattive sempre più vicine alle coste o nell’entroterra nazionale, come se questa politica energetica, che ci porta indietro nel tempo di almeno 50 anni, fosse la vera panacea. È ovvio perciò che con questo scenario e con queste prospettive (… si sta scrivendo il piano energetico sotto dettatura…), ormai gli investitori, nazionali e non,  hanno perso qualunque appeal nei confronti del nostro paese. 

 

Sempre per rimanere sull’attualità, quali sono i veri responsabili del “caro bollette”?
Doldi: Molti sono i documenti e i calcoli che  provano che l’aumento della bolletta di questi ultimi 10 anni è dovuto principalmente alla voce “energia e approvvigionamento” che dal 2002 al 2012 è passata da 106,06 euro a 293,96. Un aumento del 177,2% in dieci anni. Tale voce è legata all’andamento dei prezzi delle fonti fossili da cui l’Italia dipende per più dell’80% del suo approvvigionamento, cosa che gioca a sfavore del prezzo dell’energia. Non solo. Ad appesantire la bolletta energetica del paese contribuiscono anche i sussidi diretti al fossile, che nel 2011 sono ammontati a circa 4,5 miliardi all’anno, seppur essi non sempre si vedano: sussidi alle centrali da fonti fossili, oneri impropri, sconti in bolletta ai grandi consumatori di energia elettrica. Tutto questo fa salire il prezzo in bolletta dell’energia e, a fronte di questi incentivi, i trasparenti 89 euro all’anno per il consumatore domestico tipo assorbiti dagli incentivi alle rinnovabili (situazione terzo semestre 2013) non possono certo essere accusati del caro in bolletta. Anzi, parlando in termini di bolletta energetica nazionale, è proprio alle rinnovabili che dobbiamo un risparmio netto della spesa energetica che nel solo 2012 è ammontato a 838 milioni netti.

 

L’attuale sistema di incentivazione potrebbe però essere migliorato. Cosa dovrebbe cambiare e in che direzione?

Doldi: Facciamo una premessa: il sistema “rinnovabili” (incentivi, integrazione in rete e con le altre fonti energetiche) è un sistema giovane e come tale – come ogni nuovo sistema – ha bisogno di accumulare esperienza per arrivare a essere ottimale. Molte sono dunque le misure che potrebbero migliorarlo. Per esempio si potrebbe favorire il sistema di utilizzo del biometano (cioè metano da biogas) e così diminuire le importazioni di gas fossile; si potrebbe semplificare l’accesso agli incentivi per le centrali a biogas fino a 600 kW; si potrebbe incentivare la costruzione di impianti in un’ottica di sviluppo energetico di area, il che porrebbe un freno alla costruzione selvaggia di impianti e alla loro concentrazione su aree ristrette; bisognerebbe favorire e sostenere l’autoconsumo; e ancora si potrebbero incentivare ulteriormente la ricerca e lo sviluppo per rendere le tecnologie sempre più efficienti... La domanda è: da dove fare arrivare tutti questi fondi? Vi sono molti incentivi che, in maniera più o meno trasparente, vengono erogati a sostegno delle fonti fossili. Detti incentivi sono, a livello globale, maggiori di quanto le rinnovabili non ricevano: secondo l’IEA nel 2011 le fonti fossili avrebbero ricevuto 528 miliardi di dollari contro gli 88 a favore delle rinnovabili. Si tratterebbe di spostare i fondi da una produzione energetica all’altra... ma per una decisione tale bisogna avere una politica che voglia disegnare nuovi scenari in campo energetico.

 

Perché, a vostro giudizio, la transizione verso un sistema basato le rinnovabili è inevitabile e necessaria?

Dugoni: Energie rinnovabili, vettori energetici (per esempio idrogeno), sistemi di accumulo (per esempio batterie), risparmio energetico, efficienza energetica, smart grid. Questi sono i grandi temi e le sfide di questo nuovo millennio sotto il profilo energetico. Se non vogliamo più appartenere a questa storia di guerre per il petrolio, di geopolitica dominata dalle risorse energetiche, di fracking (devastanti) per estrarre gas e petrolio, di petroliere che inquinano pesantemente i mari e le coste, di esternalità sull’ambiente e sull’uomo causate dalle fonti tradizionali, ma sempre ignorate e mai quantificate sia in termini economici sia di vite umane, dobbiamo imporci nuovi sistemi di sviluppo. Le tecnologie sopraccennate ne sono un esempio. Certamente non l’unico, ma un buon inizio al quale potranno aggiungersi ulteriori scoperte e innovazioni.