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In questo numero:

Una gita in campagna di Marco Moro
Bioplastiche: un caso studio di bioeconomia in Italia di Paola Fraschini
Rinnovabili: operazione verità di Diego Tavazzi
Non di solo cibo si tratta... di Diego Tavazzi
Una guida all’eco-innovazione di Paola Fraschini
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Una guida all’eco-innovazione
Intervista a Roberto Cariani
di Paola Fraschini

In questo articolo parliamo di:

Eco-aree produttive
Guida all’eco-innovazione, alle politiche per la sostenibilità e ai progetti operativi nelle APEA

a cura di Roberto Cariani

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Servono idee e spunti per progettare o realizzare interventi finalizzati a trasformare o costituire una eco-area produttiva? Ti invitiamo a scaricare gratuitamente il resoconto del progetto LIFE+ eta beta presentato nella guida Eco-aree produttive  e a leggere l'intervista al curatore dell'opera, Roberto Cariani.

Come si definisce un’Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata?
Il termine APEA è stato introdotto per la prima volta in Italia dall’art. 26 del decreto legislativo n. 112 del 1998 (c.d. Decreto Bassanini). Originariamente l’obiettivo era quello di semplificare gli adempimenti di natura amministrativa connessi alla localizzazione di imprese nei siti produttivi, sfruttando la naturale presenza di servizi e infrastrutture collettivi per la gestione di alcuni importanti aspetti ambientali (acqua, rifiuti, contaminazione del suolo ecc.). Dato che la norma delega alle Regioni la sua attuazione, le Regioni stesse hanno provveduto, nella pratica, a trasformare il concetto di APEA. Oggi questa definizione è utilizzata per indicare aree in cui la concentrazione di aziende e di manodopera consente di definire un programma di gestione unitaria e integrata delle infrastrutture e dei servizi utili a garantire gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo socio-economico locale e ad aumentare la competitività delle imprese insediate, nel rispetto dell’ambiente. Sono quindi “eco-aree produttive” che assumono rilevanza sia ai fini della pianificazione territoriale sostenibile (regionale o locale) sia della gestione operativa, dove viene valorizzato l’aspetto cooperativo nella gestione degli aspetti ambientali. Inoltre in queste aree vi è la possibilità di applicare semplificazioni normative e amministrative, realizzare politiche di green marketing a favore delle imprese insediate, perseguire politiche industriali orientate all’eco-innovazione e allo sviluppo della green economy. Tutte soluzioni che comportano razionalizzazione dei costi delle imprese, aumento del valore aggiunto delle produzioni delle filiere presenti nelle APEA, maggiore competitività. 

Quali sono i tratti più salienti del Progetto eta-beta e quali sono i suoi partner?
Il progetto LIFE+ eta-beta ha avuto come suo obiettivo prioritario quello di testare soluzioni di eco-innovazione nella gestione operativa delle APEA. Sono state individuate alcune aree produttive (alcune già esistenti, altre in fase di realizzazione) e si è cercato di applicare un modello di gestione operativa basato su tre requisiti chiave (eta beta approach): l’attivazione un soggetto gestore unico, uno strumento di analisi iniziale semplice e flessibile e basato sulla partecipazione attiva degli attori locali interessati (orientation map), uno strumento di pianificazione per realizzare gli interventi a livello di area (eco-innovation plan) e per il controllo delle prestazioni economiche e ambientali. Le aree pilota (una in Lombardia, due in Liguria, una in Toscana, due in Sardegna, una in Spagna) hanno lavorato per applicare, nei propri contesti, il modello. In un caso l’approccio è stato anche utilizzato nella progettazione di una nuova area produttiva. Un’azione trasversale importante è stata la messa a punto di strumenti di politiche regionali che hanno supportato a livello locale la sperimentazione. Da questa ultima azione è nata anche l’iniziativa denominata “Carta per lo sviluppo delle Aree Ecologicamente Attrezzate in Italia” che ha come obiettivo quello di uniformare le normative regionali e realizzare un Registro delle APEA per un loro riconoscimento formale. I partner del progetto sono stati Milano Metropoli, in particolare il sito del Laboratorio Innovazione Breda, Ambiente Italia srl di Milano, Conser di Prato, Liguria Ricerche, Regione Emilia Romagna, Regione Sardegna, IAT di Siviglia, con il cofinanziamento, oltre che del programma LIFE e dei partner, di Regione Liguria e Regione Lombardia.

 

Quali sono i vantaggi competitivi e le opportunità per le imprese delle eco-aree produttive?
Come si diceva in precedenza, i vantaggi immediati in termini di competitività sono connessi alla possibilità, da parte delle imprese insediate, di beneficiare delle economie di scala delle infrastrutture e servizi comuni, quindi riduzione e/o razionalizzazione di costi. Se le soluzioni adottate sono inoltre finalizzate a utilizzare in modo più efficiente le risorse, come le materie prime, l’energia, la risorsa idrica, gestire le problematiche ambientali in modo efficace, come per esempio i rifiuti o la contaminazione suolo, attivare servizi ambientali finalizzati alla gestione della catena delle forniture, ai servizi logistici, fino a quelli sociali, questi interventi possono comportare una ulteriore riduzione di oneri indiretti e quindi favorire le produzioni delle imprese. Il modello APEA favorisce inoltre l’introduzione di nuove opportunità, come per esempio l’applicazione di sistemi di simbiosi industriale, dove imprese che producono un aspetto che può rappresentare un problema ambientale, per esempio un rifiuto, possono trovare altre imprese che sono in grado di utilizzare tale rifiuto come materia prima nel proprio processo produttivo, restituendo alla prima impresa un servizio ecologico. Ulteriori vantaggi e opportunità possono anche derivare dalla possibilità di applicare procedimenti di autorizzazione e controllo ambientali unici, liberando le imprese di una parte degli oneri connessi agli adempimenti amministrativi legati al rispetto delle norme ambientali.

 

Cos’è Rete Cartesio, quali regioni ne fanno parte e come si può aderire?

Rete Cartesio, che ha per prima introdotto in Italia il dibattito e gli strumenti in materia di APEA e da cui è nata l’idea del progetto eta-beta, è un network di Regioni. È nato sulla base di un accordo istitutivo che è stato sottoscritto dalle Regioni Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Toscana, Sardegna. Il ruolo della Rete è quello di promuovere l’utilizzo e il coordinamento di politiche ambientali rivolte ai cluster produttivi, cioè ai distretti e aree, alle filiere, alle reti di impresa. I temi oggetto della Rete sono quattro: l’EMAS applicato ai cluster e distretti, le APEA, le politiche ambientali di prodotto nei cluster, distretti e filiere, le azioni di governance territoriale, in modo particolare quelle relative al tema dei cambiamenti climatici. Come lo fa? Organizzando workshop e seminari, incontri di coordinamento tra Regioni e altri enti, realizzando progetti sui 4 temi che abbiano come ricaduta strumenti operativi e linee guida utilizzabili dalle Regioni. La Rete opera attraverso un Comitato Direttivo, composto dalle 6 Regioni che hanno sottoscritto il protocollo iniziale, e un Comitato Tecnico Scientifico. Si può far parte della Rete approvando l’accordo istitutivo, riservato alle Regioni e province autonome, oppure in modo più semplice aderendo alla Rete, cosa che può essere fatta da organizzazioni pubbliche (anche altre Regioni che non intendono approvare l’accordo istitutivo, come ha fatto ad esempio la Regione Friuli Venezia Giulia) o private. I soggetti aderenti oltre 200 organizzazioni provenienti da 17 regioni italiane. Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito della Rete.