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In questo numero:

Comunicazione, etica e politica di Marco Moro
Sono così piccoli, eppure... a cura della redazione
Negazionismo e disinformazione sul climate change di Paola Fraschini
Cambiamenti climatici e migrazioni a cura della redazione
AR5: completo, autorevole, prudente di Diego Tavazzi
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Comunicazione, etica e politica
di Marco Moro


Non sono tanti i testimonial (e meno ancora sono quelli credibili) delle tematiche “ambientali” nel mondo della comunicazione. Uno di questi è certamente Luca Mercalli e a lui abbiamo chiesto una battuta, qualche giorno fa, sulla ridda di anticipazioni e presunti scoop di stampo negazionista che hanno preceduto la presentazione del “Summary for Policymakers” del V° Rapporto IPCC sul cambiamento climatico. L’opinione di Mercalli è chiara: “La scienza del clima ha fatto quanto poteva, rilevando i sintomi, individuando la patologia e formulando la prognosi. Ora tutto è nelle mani del paziente: voler guarire, volersi sottoporre alla cura, mettersi a dieta... e forse scoprire che si può pure stare meglio di prima! Ma la malattia del riscaldamento globale è complessa, la cura lunga e articolata, le ricette molteplici: per questo ora sono la comunicazione, l'etica e la politica i campi dove si gioca il futuro dell'Umanità.”
Ciò che effettivamente poi si è letto nel “Summary for Policymakers” non fa che avvalorare questa posizione: come ha commentato qualcuno, nel mondo scientifico sul tema del cambiamento climatico c’è più consenso che sulle teorie evoluzioniste o sul Big Bang.
Gli scenari di cambiamento tracciati sono considerati certi al 95%. Serve altro?
Sul piano della comunicazione, giustamente chiamata in causa da Mercalli, alcune prese di coscienza si sono finalmente viste e in qualche caso il gusto per lo scoop a tutti i costi è stato sostituito da articoli corretti, documentati e quindi inevitabilmente preoccupati. Un bel cambiamento di rotta: si è avuto il coraggio di dire che le cose vanno male, svuotando inconsapevolmente quell’accusa di catastrofismo che è da sempre il principale argomento negazionista (mentre su questo fronte le argomentazioni “scientifiche” sono inesistenti) e il marchio di fabbrica di molta faciloneria giornalistica, dove “faciloneria” è da considerarsi un complimento.
Per le reazioni sul piano politico, inutile cercare in Italia. Siamo molto presi da questioni di “rilevante interesse nazionale”. Ma cosa aspettarsi? Come ha scritto George Monbiot sul Guardian, “Mettete alle strette in privato su questa materia qualsiasi ministro e, in un modo o nell’altro vi darà ragione. Eppure, nessun governo agirà.” E questo non vale certo solo per noi.
Il richiamo al ruolo dell’etica quindi emerge come il vero punto: inazione e disinformazione non sono più giustificabili né accettabili. Non possiamo più ammettere che chi opera sui media o chi li possiede dia spazio a menzogne (comode magari per qualche lobby fin troppo riconoscibile) o a persone non qualificate per parlare di temi così rilevanti per tutti.
Ancora meno si può passare sopra all’ignoranza, l’inerzia e la disattenzione da parte della politica.
Nel nuovo numero di Puntosostenibile oltre ad alcuni commenti sul documento dell’Ipcc proponiamo due estratti “climatici” dai libri di maggior calibro tra quelli che hanno fin qui caratterizzato la nostra produzione: 2052, di Jorgen Randers  e State of the World 2013.
Per il piacere di saperne di più.