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Costruire un'altra Europa di Marco Moro
Un'altra Europa รจ possibile? di Paola Fraschini
Dai numeri alle storie di Diego Tavazzi
Chimica verde a cura della redazione
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Costruire un'altra Europa
di Marco Moro


30 secondi a disposizione: a poco più di una settimana dal voto per le elezioni europee chi si ricorda uno slogan o un contenuto diverso da “via dall’euro” (o qualcosa del genere)? Difficile eh? Non viene in mente nulla. E non è un caso.
Eppure la percezione del fatto che questa pretesa sintesi del “problema europeo” non sia né corretta né utile e nemmeno sensata è ben più diffusa di quanto riesca a rappresentarsi.
Come afferma Jürgen Habermas in uno dei saggi che figurano in Un’altra Europa, “Per fortuna in Europa abbiamo delle popolazioni intelligenti, che nulla hanno a che spartire con quella specie di accrocchi nazionalisti, della cui esistenza vorrebbe convincerci il populismo di destra”. Certo, la voglia di commentare “magari fosse vero!” rimane, ma se non avesse ragione il filosofo tedesco, l’Unione sarebbe già oggi solo un ricordo.
Nonostante ciò, e grazie anche alla scarsissima e del tutto parziale attenzione che la maggioranza dei partiti e dei media sta dedicando al complesso delle tematiche europee (cosa diversa dalla semplice proiezione delle problematiche nazionali su un piano continentale), la sensazione di una possibile imminente disfatta “europeista” c’è.
La focalizzazione quasi totale su finanza, banche, euro, politiche fiscali, rapporto tra debito e PIL, spread ecc., fa scomparire i molti “perché” di cui è necessario parlare per dare un senso a ciò per cui si voterà. Perché questa inerzia totale, per esempio, di fronte a un mostruoso acuirsi delle ineguaglianze nella distribuzione del reddito, al diffondersi della povertà, alla scomparsa del lavoro. Perché questa assenza di visione, di prospettiva che non sia sintetizzabile in rapporto tra debito e PIL.
Come sottolinea Habermas, di fatto non c’è mai stata un’elezione europea realmente democratica. Non nel senso di una democrazia europea, che tuttora non esiste in assenza di un ambito di unione politica dei paesi europei.
Ha quindi buon gioco chi vuole accreditare un’immagine di istituzioni comunitarie grettamente burocratiche e supine di fronte alle lobby nazionali o di settore che detengono il potere economico.
Disinteresse o disillusione sono gli effetti minimi che possono prodursi in quadro simile. Gli effetti peggiori sono quelli che, in fondo, si teme di vedere manifestarsi nelle urne europee (per poi riflettersi a catena, presumibilmente, in quelle nazionali).

Cosa può fare quindi, con il poco tempo che ci separa dall’apertura dei seggi, un volume come quello curato da Silvia Zamboni, che si prende la briga di tradurre interventi importanti mai tradotti (o circolati senza grande clamore) in italiano? Un libro che ospita interpretazioni e analisi che è pressoché impossibile reperire nel flusso frettoloso e “italocentrico” che caratterizza largamente il mainstream dell’informazione e del dibattito politico in un paese che nella sua scelta di adesione all’Europa, per quanto radicata storicamente, appare confuso e perennemente contraddittorio? Che sembra “europeo a sua insaputa” (e sempre grazie all’ex ministro Scajola per questa formula così adatta a parlare di cose italiane).
Quello che può fare è soprattutto rivolgersi al dopo, proponendo idee e valori su cui fondare la proposta di una nuova Europa, delle sue istituzioni, delle sue politiche e finalità ultime. Alimentando una nuova stagione di immaginazione politica. Obiettivo che non è di domani, o del 25 maggio.
Ma cominciare da subito a farsi un’idea può essere utile, vista l’aria che tira. L’Europa è quella delle direttive orientate alla green economy o è invece soprattutto un campione in materia di spese militari?
La parità di genere è un obiettivo realmente perseguito o appartiene ancora al campo delle “belle parole”?
Lo stesso orientamento verso la sostenibilità è un obiettivo condiviso oppure solo un altro ambito di competizione tra interessi economici nazionali o di settore?
Cos’è l’Europa di oggi e cosa potrebbe essere quella di domani?