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In questo numero:

Un voto cifrato di Marco Moro
Post-elezioni di Paola Fraschini
Riforme e cambiamenti di Paola Fraschini
Cambio di rotta di Paola Fraschini
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Riforme e cambiamenti
Intervista a Edo Ronchi
di Paola Fraschini

In questo articolo parliamo di:

Un'altra Europa
Sostenibile, democratica, paritaria, solidale

a cura di Silvia Zamboni

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Edo Ronchi, Ministro dell’Ambiente dal 1996 al 2000 e Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile dal 2008, risponde alle nostre domande sugli esiti delle elezioni europee. Perchè per risolvere i problemi che traspaiono dai dati elettorali, oltre che dallo stato di crisi economica e ideale della Ue, servono idee, obiettivi e prospettive nuove.

Che lettura dà del voto in Italia rispetto alle tematiche europee?
Questo voto anche in Italia è stato connotato da un atteggiamento critico verso le attuali politiche europee non solo degli euroscettici dichiarati, ma dello stesso PD: Renzi ha più volte dichiarato che sarebbe andato in Europa per chiedere riforme e cambiamenti. Quanto ai contenuti i “No euro” sono risultati in minoranza, ma non è stato chiarito quali sono le riforme che chiederanno i “Sì euro”, salvo generiche affermazioni di critica all’austerity e a favore di politiche di sviluppo.

E rispetto alla politica interna?
Il grande successo elettorale del PD rafforza il Premier Renzi e il suo governo: nessuno potrà più dire che non sono legittimati da un voto popolare. Penso anche che questo voto rafforzerà l’impegno riformatore del governo e, indebolendo i suoi avversari, dovrebbe anche agevolare il percorso delle riforme: fatta la riforma elettorale, non si vede chi potrebbe avere interesse a provocare elezioni politiche a breve, bloccando il processo riformatore. Mi pare inoltre che questo voto determini una situazione di grande difficoltà per il Movimento 5 stelle: la sua attuale identità e strategia si regge solo se avanza continuamente fino a conquistare la maggioranza (almeno relativa, del principale soggetto elettorale, in grado di esercitare un’azione di interdizione). Il fatto di essere stati quasi doppiati dal PD rende quella strategia visibilmente velleitaria e apre una crisi di identità e di prospettiva in quel movimento: se non cambia strategia, il voto a quel movimento può diventare ininfluente e, come voto di protesta, di diventare simile all’astensione.  Questo voto inoltre apre una nuova configurazione del centrodestra: Forza Italia e il suo leader non sono più abbastanza forti (o sono troppo indeboliti) per aggregare tutto il centrodestra; la Lega e Fratelli d’Italia sono partiti verso l’estrema destra, mentre NCD e UDC si sono ancorati in una posizione filogovernativa di centro: queste traiettorie sembrano strategicamente incompatibili.

In Europa preoccupa l’affermazione di forze euroscettiche e/o di estrema destra. Quali obiettivi devono darsi secondo Lei la prossima Commissione europea e il nuovo europarlamento?
Poteva andare peggio: alla fine le forze europeiste e democratiche hanno mantenuto un’ampia maggioranza nel Parlamento europeo, anche se è meno forte di quella che c’era nel Parlamento uscente. A me preoccupa che la dispersione del voto, l’affermazione di posizioni populiste e di estrema destra, abbiano di fatto impedito la formazione di una nuova maggioranza riformatrice in grado di incidere e cambiare le politiche europee sostenute dal blocco conservatore che ha fatto perno sul PPE, che ha perso voti e seggi, ma resta il partito più forte anche in questo Parlamento. L’obiettivo centrale, a mio parere, per ridare credibilità all’Europa è un nuovo progetto di sviluppo che vedo possibile sono nella direzione di una green economy e che richiede: garanzie europee più forti sui debiti nazionali per tenere bassi i tassi d’interesse e i costi dei debiti, maggiore liquidità assicurata in permanenze dalla BCE, revisione del fiscal compact durante le fasi di recessione, possibilità di eurobond, fuori dai debiti nazionali, per finanziare almeno investimenti strategici.