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In questo numero:

Smart City in Italia: cartoline dal futuro? di Marco Moro
Car sharing di Paola Fraschini
Quello che sta dietro a Ecomafia di Diego Tavazzi
I condomini e la sfida dell’abitare sostenibile di Maria Antonietta Giffoni Redazione Nextville
Il progetto per aiutare i condomini a risparmiare energia e rispettare l’ambiente di Francesco Burrelli
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Car sharing
Intervista a Carlo Iacovini
di Paola Fraschini

In questo articolo parliamo di:
Car sharing
Come la sharingeconomy cambia la nostra mobilità

di Iacovini Carlo
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Con la crescita delle città, dei suoi utilizzatori (il 75% dell’umanità gravita sulle aree metropolitane) e il rapido sviluppo delle tecnologie che facilitano la condivisione, il concetto di auto di proprietà sta tramontando. La macchina non è più uno status symbol, tanto che una recente ricerca di McKinsey ha appurato fra i cosiddetti Millennials, cioè i ragazzi tra i 18 e i 31 anni, una preferenza per il car sharing. Se aggiungiamo che dal punto di vista della sostenibilità l’auto in car sharing elimina dalle strade circa 10 vetture private e da quello economico le tariffe sono inferiori ai costi di gestione e di mantenimento di un’auto di proprietà, non restano dubbi: è una soluzione vincente. Parliamone con Carlo Iacovini autore del tascabile Car sharing. Come la sharingeconomy cambia la nostra mobilità.

Cosa si intende con car sharing? Facciamo un po’ di chiarezza tra tutti questi termini inglesi? Peer to peer, free floating, ride sharing…
Car sharing indica la condivisione dell'auto. Attorno a questo concetto ci sono molte differenziazioni. Condivisione di auto in azienda tra i dipendenti (corporate car sharing) condivisione di auto senza alcun vincolo di rilascio (free floating, cioè a flusso libero, che è la forma più "flessibile" di condivisione), condivisione di auto tra privati (peer to peer, cioè metto a disposizione la mia auto a favore di altri), oppure condivisione di tragitti più che di semplice auto (ride sharing, cioè non solo condivido il mezzo ma anche il viaggio o una parte di esso).

Il car sharing è diventato un vero business?

Sì, oggi è un business per multinazionali, operanti nel settore dei trasporti, dell'automotive, del noleggio e dei software. Dopo oltre 15 anni di piccoli progetti e sperimentazioni oggi è arrivato il "mercato" cioè domanda vera di utilizzo da parte di un'utenza di massa.

A Parigi o New York meno della metà della popolazione residente possiede un’auto. In generale, nel mondo possedere una macchina sta diventando un peso inutile. Qui in Italia come siamo messi?

L'Italia generalmente non è mai un mercato da early adopters ma i consumatori poi rilanciano sempre in velocità diventando leader nelle innovazioni. Varrà anche per l'auto e i successi del car sharing di Milano e Roma sono significativi per dimostrare come nelle nostre città ci sia crescente cultura di mobilità più che di proprietà dell'auto.

Caso Uber: i tassisti a Milano e in altre città europee (da Londra a Roma a Berlino) protestano contro quelle che definiscono "illegalità" del noleggio auto on-demand. Altrove nel mondo hanno trovato un compromesso (New York, San Francisco, Parigi), qui da noi c’è muro contro muro. Come prevedi evolverà questa situazione?
Dovrà necessariamente esserci un chiarimento normativo. In California società come Uber sono regolamentate e la commissione lavori pubblici ha "normato" creando un nuovo soggetto giuridico "la network company" che si basa sull'uso di tecnologie per fare incontrare domanda e offerta di mobilità. Le soluzioni ci sono, ma in Italia, come in altri paesi, ci scontriamo con corporazioni e sistemi "storici" che rappresentano categorie già oggi in sofferenza per il contesto economico. Ma l'innovazione non può fermarsi e al di là che si chiami Uber o Lyft bisognerà adattarsi ai tempi.

Mettiamo che già solo per risparmiare denaro io sia disposta a rinunciare all’auto privata parcheggiata sotto casa. L’offerta car sharing copre anche le esigenze di una famiglia? Come faccio a muovermi per portare mia figlia dal pediatra o a fare la spesa se non c’è il seggiolino a norma sul sedile posteriore?
Il bello del car sharing in Italia è l'offerta diversificata. Car2go si basa su Smart, quindi alcune categorie di utenti, ma a Milano è possibile usare anche Enjoy che ha veicoli a 4 posti o da poche settimane anche Twist, terzo operatore con le Volkswagen UP. Inoltre non dimentichiamo a Milano come Roma il car sharing pubblico (Atm lo gestisce a Milano e l'Agenzia per la mobilità a Roma) che offre una gamma di veicoli anche più grandi, monovolume e station wagon, per tutte le esigenze. Bisogna sottoscrivere diversi contratti e questo è certamente la parte meno semplice, ma anche qui in futuro è pensabile l'integrazione di alcune funzioni, se i gestori si metteranno d'accordo.

Comunque la città, e noi city users, dobbiamo per forza diventare smart, tecnologici, connessi in rete… Come faranno gli anziani?
In realtà si riscontra una grande sensibilità anche negli anziani verso questi servizi. Certamente l'uso di smartphone e app potrà limitarne la diffusione di massa come utenti diretti... sarà più facile incontrare ragazzi che trasportano i propri nonni sul car sharing più che nonni alle prese con il pin di accesso a una car2go.

Cosa succederà a Milano con l’Expo? Sono previste 20 milioni di presenze in 6 mesi, da tutto il mondo, come la vedi?
Molto bene e ancora meglio il fatto che Milano si stia attrezzando con un'offerta di mobilità sempre più ampia. Per il car sharing gli impatti maggiori ci potranno essere nei casi di disponibilità di roaming (come ha car2go, cioè utenti che possono usare il servizio indistintamente in tutta Europa e presto in tutto il mondo con la stessa tessera) o la predisposizione all'uso temporaneo (tipicamente quello turistico). Introdurre questa flessibilità (amministrativa e organizzativa) darà accesso al bacino di utenti dei visitatori Expo (quelli internazionali).