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In questo numero:

L’economia della ripresa ha nuovi attori di Antonio Cianciullo e Roberto Coizet
'Niente terra solo per i biocombustibili' a cura di Roberto Giovannini
Bioeconomia europea: comunicare, comunicare e comunicare a cura di Joanna Dupont-Inglis
Un nuovo paradiso tra artificio e natura a cura di Matteo Reale
Si chiama Epr, rivoluzionerà la produzione di Carlo Pesso
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L’economia della ripresa ha nuovi attori
di Antonio Cianciullo e Roberto Coizet


Nel campo energetico tutti i riflettori sono accesi: le utilities stanno cambiando pelle. Dovranno fatturare meno con l’elettricità e più con i servizi. Passare da un regime di oligopolio a una rete alimentata da milioni di micro produttori di energia rinnovabile. Trasformare una gerarchia di potere basata sull’hardware di poche grandi centrali in un soft power retto dall’innovazione e dal marketing.
Questa transizione, anche se non al centro delle discussioni da bar, è piuttosto nota nei suoi tratti generali. È però in corso un’altra transizione che dal punto di vista economico ed ecologico ha uguale importanza, ma stenta a catturare l’attenzione dei grandi media: il recupero della materia. Nel numero precedente della rivista abbiamo dato conto delle cifre in gioco: ogni anno vengono prelevati tra 50 e 60 miliardi di tonnellate di roccia, pietre, sabbia e ghiaia, per ottenere combustibili fossili si muovono altri 45 miliardi di tonnellate di materia, e per le biomasse 27 miliardi di tonnellate.
Sono quantità enormi che producono un gigantesco impatto ambientale. E l’andamento sempre più irregolare del cardiogramma dei prelievi (dopo decenni di declino i prezzi delle commodities hanno iniziato a salire nervosamente) dimostra che questo impatto non è più governabile con i vecchi parametri dell’economia lineare che presuppone un’espansione infinita delle miniere e delle discariche. Il mercato ha registrato l’anomalia, ha intuito l’errore, ma non ha ancora messo a punto gli strumenti per risolvere il problema. Serve un nuovo punto di vista basato sul ritorno all’etimo di risorse (resurgere). E dunque sulla circolarità dell’energia e della materia che mettiamo in campo. Serve una nuova mappa delle convenienze (economiche, ambientali, spirituali). Servono nuovi protagonisti della scena economica in grado di rispondere alle esigenze che si stanno manifestando.
Materia Rinnovabile vuole aprire un dibattito per mettere a fuoco l’identità di questi attori dell’economia nascente, per individuare le loro esigenze e per capire in che modo si possano creare le condizioni di contorno per permettere ai nuovi interessi collettivi di vincere più rapidamente le resistenze del cartello degli oligopoli del ventesimo secolo. Proviamo a trovare le risposte ad alcune domande. Per esempio: quali sono le regole e le opportunità di mercato che consentono lo sviluppo dell’economia circolare? Deve prevalere l’iniziativa pubblica o quella privata? Quale equilibrio va costruito tra mercato libero e mercato “amministrato” (cioè orientato in modo da favorire economicamente i soggetti considerati più “virtuosi”)?
E proviamo a individuare alcuni elementi di possibili risposte. Per esempio. L’economia circolare persegue al tempo stesso interessi pubblici (è una strategia intelligente per far crescere il benessere collettivo limitando al massimo l’impatto sugli ecosistemi) e privati (è fatta soprattutto da imprese anche se non mancano le strutture no profit). Ciò significa che deve esistere una convenienza economica, un vantaggio individuale e collettivo, nel far circolare e ricircolare i flussi di materia all’interno dei cicli di produzione. Se parliamo di rifiuti, il vantaggio economico comincia in un punto preciso: quando i materiali raccolti valgono di più del costo necessario per raccoglierli. In quel momento i sistemi di raccolta, di selezione e di recupero si trasformano da “costi obbligati” in opportunità di business.
Oggi siamo in una fase storica di passaggio: per molte tipologie di rifiuti (soprattutto gli industriali e commerciali) è stata varcata la soglia della convenienza economica: raccoglierli è un buon affare e rivendendoli si guadagna; per altre frazioni (soprattutto gli urbani) il traguardo non è raggiunto ma è in vista. In questo quadro diventa importante la discussione sui modelli di funzionamento. Quali sono le soluzioni che portano ai migliori risultati ambientali ed economici?
Negli ultimi 20 anni si sono sviluppati sistemi nazionali di gestione dei rifiuti definiti compliance schemes, cioè “sistemi di conformità alle norme”... continua a leggere su Materia Rinnovabile 3, aprile 2015