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In questo numero:

Contro la fame, oltre il cibo di Antonio Cianciullo
Come l'arte può guarire la natura di Nancy Averett
Tolleranza zero di Carlo Pesso
Il cartone vince sul degrado di Sergio Ferraris
Uova e miniere di Federico Pedrocchi
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Come l'arte può guarire la natura
di Nancy Averett


Due artisti californiani creano sculture che riparano gli ecosistemi danneggiati. E alla fine scompaiono nella natura. Perché, affermano Daniel McCormick e Mary O’Brien, “vogliamo che le nostre sculture giochino un ruolo nel ripristino dell’equilibrio ecologico degli ambienti compromessi”.
Daniel McCormick e Mary O’Brien hanno ricevuto negli anni molti complimenti per le loro sculture pubbliche. Ma qual è la loro recensione preferita? Gli escrementi di tartaruga che trovavano ogni mattina lungo un tratto del loro lavoro. “Gli animali l’hanno individuata subito, e questo ci ha fatto sentire davvero bene”, dice O’Brien, riferendosi a un’opera lunga più di 80 metri che hanno costruito la scorsa primavera con l’aiuto di centinaia di volontari lungo il Carson River, in Nevada.
Probabilmente non molti artisti trovano eccitanti le deiezioni animali, ma McCormick e O’Brien si sono specializzati nella creazione di sculture il cui scopo è aiutare a guarire l’ambiente. La loro Watershed Art ha preso la forma di spazi per la coltivazione delle ostriche a Oakland, di barriere anti tempeste sulla Gulf Coast della Louisiana, e ora di habitat ripariale lungo alcuni tratti dei fiumi Truckee e Carson in Nevada.


 “Come artisti, vogliamo fare di più che limitarci a documentare i cambiamenti che si verificano in natura”, dice McCormick. “Vogliamo che le nostre sculture giochino veramente un ruolo nel ripristino dell’equilibrio ecologico degli ambienti compromessi.”
Per farlo, lui e O’Brien intrecciano rami di piante prese direttamente negli specchi d’acqua realizzando sculture lunghe due, tre o addirittura sei metri – secondo McCormick somigliano a enormi baccelli di piselli – che sono progettate per inserirsi nelle anse erose dei letti dei fiumi. Quindi le installano nel bacino o corso d’acqua fissandole al terreno con germogli di piante autoctone a crescita rapida, come alberelli di salice o di pioppo. Le opere trattengono il suolo eroso, permettendo all’acqua di scendere a valle più pulita. Alla fine i germogli crescono e inglobano la scultura fino a renderla semplicemente parte del paesaggio.
Per i loro ultimi progetti in Nevada, McCormick e O’Brien hanno fatto squadra con The Nature Conservancy (Tnc) per lavorare su due differenti fiumi: il Carson e il Truckee. Questa primavera hanno finito il loro lavoro sul Truckee: quattro installazioni al McCarran Ranch Preserve della Tnc, poco più a est di Reno.
I due fiumi hanno una lunga storia di interventi umani, tra cui il pascolo senza restrizioni, deviazioni per l’irrigazione, dragaggio e rettifica di assi fluviali, ognuno dei quali ha arrecato un danno al loro ecosistema. Tnc stima, per esempio, che il bacino del fiume Truckee rispetto al 1900 abbia perso il 90% dell’habitat forestale lungo il suo corso e fino al 70% della popolazione aviaria. L’organizzazione ha acquisito alcuni habitat in strategiche aree palustri, ripariali e campestri lungo entrambi i fiumi, e ha lavorato al loro ripristino non solo a vantaggio di una varietà di pesci, uccelli, rettili e insetti autoctoni ma anche per assicurare un controllo più efficace e naturale delle esondazioni per le comunità situate a valle, come Reno.
In questi habitat situati in aree chiave si trovano le sculture di McCormick e O’Brien, create con l’aiuto di centinaia di volontari. “Dato che ci aiutano a crearle, sono orgogliosi di esserne responsabili”, dice O’Brien dei volontari locali. “E alla fine, ne diventano gli steward.”... Continua a leggere su 'Materia Rinnovabile', n. 5 agosto 2015