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Clima, accordo storico ma senza target quantitativi
di Maria Antonietta Giffoni Redazione Nextville

In questo articolo parliamo di:
2 °C
Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l'economia

di Silvestrini Gianni
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I 196 paesi presenti a Parigi per la COP21 hanno lavorato fino 12 dicembre per raggiungere quello che è stato definito uno storico accordo per combattere i cambiamenti climatici e mettere in campo azioni e investimenti verso la decarbonizzazione del pianeta.

La XXI Conferenza delle parti (Cop21) - organizzata dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change - Unfccc) - ha aperto i lavori il 30 novembre nella capitale francese per concludersi con un giorno di ritardo, rispetto ai tempi stabiliti.
Dopo oltre 20 anni di mediazioni, quest’anno si è riusciti a formalizzare un accordo condiviso e accettato da tutte le 196 nazioni che vi hanno partecipato. Al termine della conferenza, i Paesi partecipanti hanno, infatti, sottoscritto all’unanimità un patto globale chiamato “Accordo di Parigi”.

Tra i principali contenuti dell'accordo:
• obiettivo di tenere sotto i 2 °C l'aumento della temperatura del globo, con lo sforzo di restare sotto i 1,5°C come raccomandato dalla comunità scientifica;
• per realizzare tale obiettivo è indispensabile tagliare le emissioni di climalteranti, mettendo in campo azioni e investimenti verso la decarbonizzazione del pianeta;
• i paesi sviluppati devono anche fornire risorse finanziarie per aiutare quelli in via di sviluppo, in continuità con gli obblighi assunti.

L'accordo non diventerà vincolante fino a che almeno 55 paesi che producono oltre il 55% dei gas serra non avranno ratificato l'accordo. Ogni paese che ratifica l'accordo sarà tenuto a fissare un obiettivo di riduzione delle emissioni, ma il quantitativo sarà volontario. In altri termini: nessun target quantitativo di riduzione delle emissioni; l'articolo 4 dell’accordo non obbliga, ma invita gli Stati sviluppati a impegnarsi per diminuirle e gli impegni dovranno diventare nel tempo sempre più ambiziosi. Dunque, ampia discrezionalità per ciascuna nazione firmataria dell'accordo.
È stato previsto solo un meccanismo per forzare i Paesi a impostare un obiettivo entro una data specifica, ma nessuna sanzione verrà applicata se gli obiettivi non saranno raggiunti.

"Si sono sentiti e letti molti commenti a caldo sugli esiti della Cop21", si legge in un articolo pubblicato dall'Unità, a firma di Gianni Silvestrini, Direttore scientifico del Kyoto Club e autore del saggio 2 °C. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l'economia.
"Nella maggior parte dei casi i pareri sono stati favorevoli, ma non sono mancati attacchi al documento finale... Certo ci sono molti elementi che avremmo voluto vedere nel documento e che mancano, ma nel suo insieme quest'accordo darà una forte spinta alla lotta climatica... Il coinvolgimento di praticamente tutte le nazioni del pianeta nella lotta climatica rappresenta un decisivo e non scontato passo avanti… Insomma, con il documento di Parigi abbiamo un’arma in più. Sta a noi utilizzarla nel modo più efficace e incisivo possibile. Se il protocollo di Kyoto ha portato alla rivoluzione mondiale delle rinnovabili, grazie alla definizione da parte dell’Europa di obiettivi legalmente vincolanti, l’accordo di Parigi potrà rappresentare l’inizio della fine dei fossili".

Ottimista anche il climatologo Luca Mercalli, per cui l’accordo di Parigi ha rappresentato la sconfitta di un’inesorabile lentezza durata 20 anni: “lenta l'acquisizione di consapevolezza, lente le poche decisioni, lente le loro applicazioni. Oltre vent'anni persi nell'indugio e nei tentennamenti, con la sola parentesi del Protocollo di Kyoto come provvedimento concreto di riduzione delle emissioni... Ora, alla ventunesima conferenza, finalmente l'approvazione di un trattato universale”.
Anche se, il climatologo avverte: “le proposte di riduzione delle emissioni messe sul piatto dai vari paesi non sono ancora sufficienti, e sommate insieme sono più vicine a 3 °C che a 2 °C. Questo è dunque solo un punto di partenza, che ha bisogno di essere consolidato da scelte molto concrete e rapide in termini di uscita dall'uso dei combustibili fossili, efficienza energetica, abbattimento degli sprechi e diffusione delle fonti rinnovabili, salvaguardia dei suoli, stop alla deforestazione, agricoltura sostenibile, contenimento del consumo di carne. Significa anni di lavoro, miliardi di pannelli solari, di auto elettriche, di turbine eoliche, di coraggiose tassazioni delle emissioni, e soprattutto di tanta educazione verso un nuovo percorso di sostenibilità globale”.