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In questo numero:

Il futuro nonostante Trump di Antonio Cianciullo
Sorpresa: la Germania è poco circolare a cura di Silvia Zamboni
Trasformare le ferite in racconto a cura di Matteo Reale
Il primo master in bioeconomia ed economia circolare a cura di Mario Bonaccorso
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Sorpresa: la Germania è poco circolare
Intervista a Henning Wilts
a cura di Silvia Zamboni


La Germania che non ti aspetteresti: la prima potenza manifatturiera d’Europa, nota nel mondo per la rigorosa politica di gestione dei rifiuti (dal 2005, per esempio, ha vietato il conferimento in discarica di rifiuti non pretrattati), in materia di sviluppo dell’economia circolare è invece tutt’altro che un paese battistrada. Lo sostiene Henning Wilts, responsabile del settore economia circolare del Wuppertal Institut für Klima, Umwelt, Energie, blasonato centro di ricerche tedesco sul clima, l’ambiente, l’energia. “La direzione verso la quale ci stiamo muovendo è probabilmente quella giusta, ma lo facciamo troppo lentamente, troppo orgogliosi della nostra capacità di gestire i rifiuti”, spiega. “Secondo i politici il problema l’abbiamo risolto negli anni '80 e '90, per cui non vedono cosa oggi bisognerebbe modificare. In realtà la Germania non dispone di una strategia sistematica per l’economia circolare: abbiamo la legge sui rifiuti, un programma per l’efficienza energetica, uno per il consumo sostenibile, ma sono scoordinati tra loro. E non abbiamo fissato obiettivi precisi da raggiungere, né disponiamo di un’authority di riferimento e di un sistema di monitoraggio.”

Scendendo nel dettaglio, quali altri elementi di debolezza vede in Germania?
“L’insoddisfacente recupero di materie prime secondarie. Paesi Bassi e Regno Unito sono molto più avanti di noi nell’impiegare nell’industria materie prime secondarie ottenute dal riciclo dei rifiuti. Dall’incenerimento la Germania ricava enormi quantitativi di energia, ma così facendo brucia materiale che potrebbe essere recuperato e reimpiegato. Tanto che oggi solo il 15% delle materie che utilizziamo nell’industria viene da processi di riciclo, mentre per l’85% si tratta di materie prime. Una proporzione lontanissima dall’economia circolare.”

Eppure le statistiche ufficiali attribuiscono al vostro paese altissime percentuali di riciclo.
“Perché statisticamente il recupero energetico rientra nelle percentuali di riciclo: uno smartphone che finisce in un inceneritore si considera riciclato al 100%, mentre in realtà non si è recuperato alcun materiale. Un altro problema sono i rifiuti che si producono dalle demolizioni in edilizia: risultano riciclati per oltre il 90%, mentre invece non sono riutilizzati come materiali da costruzione ma sono impiegati per costruire barriere antirumore lungo le autostrade. Solo il 3% del cemento viene recuperato, il che significa che per ogni nuovo edificio si usa il 97% di materie prime.”

Pur in questo quadro così critico, quali sono i punti di forza della Germania?
“Senza dubbio le infrastrutture del settore industriale dei rifiuti. Negli anni ’90 il nostro paese ha fissato degli standard di sicurezza ambientale così elevati per gli inceneritori che oggi non ci sono problemi per la salute di chi vive nelle loro vicinanze. E la popolazione li ha accettati, si fida, a differenza di quanto – credo – accada in Francia e in Italia. Anch’io mi sentirei più sicuro ad abitare vicino a un inceneritore piuttosto che a un impianto industriale di altro genere.
Un ulteriore punto di forza sono i sistemi di raccolta differenziata degli Rsu, compresa la frazione umida, che invece per altri paesi rappresenta ancora un problema. In particolare i tedeschi sono orgogliosi della raccolta differenziata domestica degli imballaggi. Che poi questa abbia sempre senso, è un altro paio di maniche. Anche il monitoraggio è piuttosto rigoroso, per cui il nostro sistema di raccolta non presenta zone d’ombra illegali o pericoli per l’ambiente e la salute.”

… continua a leggere su Materia Rinnovabile 14 gennaio-febbraio 2017