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In questo numero:

Un tuffo nella circolarità di Antonio Cianciullo
Un tesoro in fondo al mare di Mario Bonaccorso
Sono dodici, ma cresceranno di Marco Moro
Quando lo smartphone è fair di Antonella Ilaria Totaro
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Quando lo smartphone è fair
di Antonella Ilaria Totaro

In questo articolo parliamo di:

Materia Rinnovabile
Rivista internazionale sulla bioeconomia e l'economia circolare

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Si può costruire uno smartphone che sia fatto per durare, senza dover scegliere tra qualità ed etica della catena produttiva? Negli uffici olandesi di Fairphone non hanno dubbi: la risposta è sì. Un’azienda in costante miglioramento che, da diversi anni, sensibilizza consumatori e grandi aziende sui costi nascosti della produzione contemporanea.

Oggi Fairphone è una B-Corp, società benefit certificata con 70 dipendenti nel cuore di Amsterdam, ma il viaggio del primo smartphone etico al mondo inizia già nel 2010 quando Bas van Abel, attuale amministratore delegato, lancia un movimento per sensibilizzare su una più etica catena di produzione degli apparecchi elettronici. Il movimento, nato all’interno della Waag Society, fondazione olandese che si occupa di sperimentazioni riguardanti arte, scienza e tecnologia, vuole essere un’awareness company. Durante varie campagne e laboratori, centinaia di smartphone sono scomposti per far comprendere ai consumatori la complessità e le incoerenze nascoste tra lo schermo e la scocca.

Ma nel 2013 sensibilizzare non basta più. Il fondatore Bas van Abel e i co-fondatori Miquel Ballester e Tessa Wernink decidono di passare ai fatti. Un seed investment di 400.000 euro, l’assunzione dei primi dipendenti e una campagna di crowdfunding completano il quadro. Puntando su sostenibilità di metalli e minerali, nasce il Fairphone 1. Vende il doppio del target iniziale. A fine 2015 il lancio di Fairphone 2 alza ulteriormente l’asticella: l’obiettivo non è più solo utilizzare materiali sostenibili, ma allungare la vita del prodotto, attraverso la modularità.

I minerali e metalli, presenti nei comuni smartphone, arrivano nella catena di fornitura dal settore minerario, un’industria impegnativa, spesso poco sostenibile per l’ambiente e i lavoratori. Fairphone nasce con l’obiettivo di certificare l’origine etica di tutti i materiali contenuti negli smartphone. In particolare, vuole risalire la filiera produttiva per analizzare i materiali e scoprirne le criticità connesse. 

I cosiddetti conflict minerals e i loro derivati sono il primo focus in questo processo.

[…]

Fairphone ha accettato la sfida di sostenere sviluppo economico e pratiche estrattive responsabili nella Repubblica Democratica del Congo e non solo. Dopo anni di lavoro a livello locale e di collaborazioni nella filiera, oggi è possibile tracciare tutta la catena di produzione risalendo fino alle miniere per quattro conflict minerals (stagno, tantalo, tungsteno e oro).Fairphone 2 contiene quaranta diversi minerali. Insieme a The Dragonfly Initiative, Fairphone ha sviluppato un sistema di riferimento per valutare 38 di questi materiali e le relative opportunità e problematiche generate a livello sociale, ambientale e sanitario.

La filiera del tungsteno (usato per creare il sistema di vibrazione dei cellulari), per esempio, coinvolge venti diverse aziende. Per arrivare a un tungsteno libero da conflitti, è stato necessario risalire tutta la filiera che passa dalla raffineria in Austria e arriva fino alle miniere nel nord del Ruanda.

... continua a leggere su Materia Rinnovabile n. 17, luglio-agosto 2017