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Il perfetto equilibrio dell’arancia
Neomateriali nell’economia circolare – Packaging
di Arianna Campanile

In questo articolo parliamo di:
Neomateriali nell'economia circolare – Packaging
a cura di Piero Capodieci
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Sottili imballaggi monodose per un gustoso succo, ingeribili insieme al contenuto. Un contenitore esterno biodegradabile, costituito da uno strato rigido e uno di morbido cuscinetto, che garantisce la protezione ideale per tutti i singoli elementi al suo interno. Il tutto realizzato con un’unica materia prima, che si differenzia nella struttura a seconda dello scopo.
Un perfetto equilibrio tra funzione, forma e consumo.
Non è un innovativo modello di imballaggio appena brevettato, ma uno dei suoi più primordiali esempi, che la natura ha offerto a dimostrazione della sua semplicità e perfezione: è la struttura di un’arancia, elogiata negli anni '60 da Bruno Munari come calzante rappresentazione di good design.
Ogni anno, entriamo in contatto con circa 8.000 imballaggi, elementi pervasivi della nostra vita quotidiana, simbolo di un modello di consumo talvolta distorto ed eccessivo, ma allo stesso tempo fondamentali per la protezione, la conservazione e il trasporto dei beni, per la riduzione dello spreco lungo l’intera filiera, nonché per comunicare all’utente informazioni relative alla qualità del prodotto, orientandolo verso un acquisto consapevole.
Strumento essenziale dunque, ma anche estremamente diffuso, la cui progettazione deve coniugare tutela dell’ambiente ed esigenze degli utenti, assecondando principi di good design. All’imballaggio viene richiesto di essere sempre più performante, di assolvere a pieno le sue funzioni, utilizzando la minor complessità e il minor quantitativo di materiale possibile.

A seguito dell’entrata in vigore delle direttive del Pacchetto economia circolare dell’UE, gli obiettivi si fanno sempre più stringenti, e il mondo del packaging è percorso da un’ondata di innovazione senza precedenti. Il volume Neomateriali nell’economia circolare – Packaging testimonia la ricchezza e la varietà di queste esperienze.
Materiali tradizionali come carta, legno, plastica, acciaio e alluminio si rinnovano in applicazioni sempre più intelligenti, nella riduzione di pesi e volumi e nell’ottimizzazione del materiale impiegato, e raggiungono alti coefficienti di riciclo, limitando il consumo di risorse naturali.
I cambiamenti più dirompenti provengono dalle piccole realtà, come start-up, università e centri di ricerca. Numerosi nuovi materiali (preferibilmente biobased) fanno il loro ingresso nel settore, in forma di sperimentazione o già avviati a produzione industriale. Gusci di gamberetti, carciofi, piume di pollame, caseina del latte, bucce d’uva… gli scarti e i sottoprodotti delle più svariate tipologie di produzione vengono valorizzati dalle aziende stesse per la creazione di packaging alternativi e sostenibili, con un notevole vantaggio sia economico sia ambientale.

Le novità però, non si limitano alla natura delle risorse, ma si estendono ad aggiustamenti di design e di fruizione del prodotto: in un’ottica zero waste per esempio, nascono confezioni contenenti dei semi che possono essere piantate dopo l’uso, altre che si dissolvono nell’acqua. Anche il packaging, inoltre, è stato investito dalla rivoluzione circolare del “prodotto come servizio”. Efficienti sistemi di gestione e take back permettono infatti il riutilizzo di imballaggi tradizionalmente considerati monouso, come quelli impiegati per l’e-commerce, per bevande e cibo da asporto.
Innovazioni d’utilizzo, ecodesign e materiali sostenibili, sono i tre pilastri di un cambiamento che sta travolgendo il settore, offrendo all’imballaggio l’opportunità di mutare le sue vesti e la percezione che ne ha il consumatore: da icona dell’usa e getta a portatore di precisi valori come la qualità e il rispetto per l’ambiente.