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In questo numero:

Green economy fai-da-te di Marco Moro
L’Italia della green economy di Paola Fraschini
I confini (planetari) della terza crisi di Diego Tavazzi
Il nuovo mercato delle e-bike di Michele Bernelli
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Green economy fai-da-te
di Marco Moro


Nelle dichiarazioni rilasciate all’insediamento del nuovo esecutivo "tecnico" a qualcuno dei nostri neo-ministri è sfuggita la parola “sostenibile”. Ma si è trattato solo di una fugace apparizione: il cambio di governo è arrivato sulla spinta della crisi e quando il possibile default del paese aveva ormai rubato la scena a qualsiasi altro tema politico di rilievo. Dopo la breve comparsata iniziale, quindi, di sostenibilità non si è più parlato e per ora non lo si è fatto, cosa più grave, nemmeno nelle successive dichiarazioni a proposito dei piani per la crescita, concentrati sulla pur doverosa battaglia per la demolizione dei vincoli e privilegi corporativi o di settore che appesantiscono il nostro sistema economico. L’impressione è che, al di là delle priorità ed emergenze che dominano l’attualità e del carattere transitorio dell’esecutivo Monti, termini come “sostenibilità” o il più up-to-date “green economy” appartengano poco (o per nulla) alla strumentazione culturale di chi ci governa e, più in generale, di chi siede in Parlamento.
Tutto ciò nonostante nei vent’anni passati dall’Earth Summit di Rio de Janeiro di sviluppo sostenibile si sia discusso, studiato e realizzato parecchio. A giugno, quando si terrà Rio+20, per molti ci sarà un utilissimo refresh, per altri una scoperta, molto tardiva. E nel frattempo le parole potrebbero essere cambiate, aggravando il gap nella comprensione dei trend globali, siano essi ambientali o economici (cose che, come si dovrebbe essere ormai capito da tempo, è piuttosto folle considerare quali ambiti separati).

Nel corso del 2012 l’attività editoriale di Edizioni Ambiente si concentrerà ancora più fortemente su questi nodi, focalizzandosi sui temi del rapporto tra risorse ambientali e attività umane, nei settori più diversi, per documentare la conoscenza e le esperienze in campo. A iniziare da noi: volumi come L’Italia della green economy o il rapporto Green building economy testimoniano di un altro volto della nostra economia e della nostra società, diverso da quello di una realtà in declino o, nella migliore delle ipotesi, ferma, impantanata grazie anche alla perdurante assenza di un progetto politico chiaro. Come recita la citazione di Seneca posta in apertura del “Manifesto per un futuro sostenibile dell’Italia”: “Non c’è vento a favore per il marinaio che non sa dove andare”. Le aziende protagoniste del libro di Silvia Zamboni e i settori analizzati dal rapporto di Kyoto Club crescono quasi a dispetto dell’assenza di strategie a livello politico.
A rimettere alcuni dei temi dello sviluppo sostenibile al centro dell’agenda politica in Italia ci abbiamo dovuto pensare, letteralmente, noi cittadini, con i referendum di giugno. Ora aspettiamo, ad esempio, una politica energetica che guardi lontano e che non sia prona di fronte alle esigenze dei grandi player del settore.
Augurandoci che la crisi non diventi un alibi per non fare o, peggio, per fare marcia indietro. La notizia dello stop generalizzato agli incentivi alle rinnovabili decisa dal governo spagnolo come misura “anticrisi” deve suscitare allarme in un paese che la “politica” dei continui stop-and-go e delle misure retroattive la conosce molto bene.