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Piantarla con il surf? di Marco Moro
Eating Planet 2012. Intervista a Danielle Nierenberg a cura della redazione
Il riciclo è ecoefficiente. Intervista a Duccio Bianchi di Diego Tavazzi
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Il riciclo è ecoefficiente. Intervista a Duccio Bianchi
di Diego Tavazzi

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Uno dei pochi settori usciti indenni dalla recessione degli ultimi anni è quello del riciclo dei materiali che, anzi, si riconferma uno dei comparti trainanti dell’economia del nostro paese. Oltre all’aspetto puramente economico, il riciclo ha una serie di ricadute positive per la qualità dell’ambiente in cui viviamo. Abbiamo chiesto un commento anche in merito ad alcuni aspetti controversi delle pratiche di riciclo a Duccio Bianchi, consulente e ricercatore in materia di pianificazione ambientale, gestione dei rifiuti, analisi del ciclo di vita e curatore dell’edizione 2012 del volume Riciclo ecoefficiente.   

Nonostante la crisi che attanaglia l’economia, quello del riciclo si conferma un settore importante per il nostro paese. Qual è il giro d’affari del riciclo delle materie prime? E, a suo giudizio, come devono essere interpretate queste cifre? Può essere un segnale incoraggiante per l’affermazione di quella che viene chiamata green economy?
Nel corso di una grande recessione, con dimensioni planetarie, il sistema del riciclo ha –inaspettatamente – tenuto. In maniera inattesa perché per molti osservatori il tasso di raccolta e di riciclo aveva già raggiunto, in una economia in espansione, un tetto. Non era così e non sarà così. Il riciclo regge perché è non solo ambientalmente, ma anche economicamente, efficiente. Il sistema industriale del riciclo, anche considerato in maniera restrittiva, è il più importante settore economico dell’industria verde, sia su scala italiana sia su scala europea, in termini di fatturato e in termini di occupati.
Su scala europea, il fatturato delle attività di riciclaggio delle sette principali materie riciclabili (vetro, carta, plastica, ferrosi, rame e alluminio, metalli preziosi, altri metalli) è quasi raddoppiato a prezzi correnti da 32,5 miliardi di euro nel 2004 a 60,3 miliardi nel 2008. Gli occupati nel settore del riciclo sono oltre mezzo milione (il doppio di quelli del 2000) e, considerando la fase di raccolta, salgono a oltre un milione. L’Italia nel settore del riciclo sta conquistando una posizione di leadership a livello europeo – in termini di quantità di materiali riciclati nella produzione industriale, circa 540 milioni di tonnellate nel 2010 – e si presenta oggi come il solo grande paese europeo che non dipende dall’estero per il riciclo, ma anzi importa consistenti quantità di materiali, in particolare di metalli. Inoltre per l’Italia la produzione da riciclo è ormai, in settori manifatturieri importanti come per l’alluminio o il piombo, la sola produzione rimasta.   

Quali sono i benefici ambientali del riciclo, sia in termini di riduzione degli inquinanti sia dei consumi di energia?
Il riciclo consente – direttamente e indirettamente – di ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas serra, così come i prelievi idrici e l’inquinamento delle acque o il consumo di risorse naturali, nelle fasi di estrazione e produzione delle materie prime. I benefici sono più o meno marcati a seconda dei materiali e degli impieghi, ma il riciclo è – ormai secondo tutti gli studi – la soluzione che nella quasi totalità dei casi consente di massimizzare i benefici ambientali della gestione dei rifiuti. Per l’Italia questi benefici sono più alti che in altri paesi. Per l’economia italiana, il riciclo – a quantità 2010 – ha significato evitare emissioni climalteranti (a scala locale e a scala globale) per circa 53 milioni di tonnellate, un po’ più del 10% del totale delle emissioni di gas serra nazionali.   

Nell’edizione di quest’anno, Riciclo ecoefficiente dedica un focus specifico al tema del “riciclo a km 0”. Davvero il riciclo deve essere a km 0 per essere ecoefficiente? E la globalizzazione dei mercati del riciclo, con merci che attraversano gli oceani e vengono riciclate in paesi lontani (prima fra tutti la Cina), è compatibile con i criteri di efficienza e sostenibilità?
Riciclare localmente è – ovviamente – sempre preferibile. Ed è un bene rafforzare l’economia locale basata sul riciclo, in primo luogo perché i paesi emergenti che oggi richiedono enormi quantità di materie seconde all’estero, nel prossimo futuro cominceranno a soddisfare internamente una crescente parte del loro fabbisogno. Ma, nel caso del riciclo, il “km 0” non ha un grande senso. Riciclare la plastica o la carta – per non parlare dei metalli – in Cina resta una soluzione ambientalmente conveniente rispetto non solo allo smaltimento in discarica, ma anche alla combustione. I maggiori costi ambientali del trasporto – principalmente su nave – sono talora quasi ininfluenti. Il trasporto via nave dall’Italia alla Cina, infatti, ha consumi energetici ed emissioni inferiori a quelle del trasporto su gomma dalle regioni meridionali a quelle settentrionali del paese. Non bisogna però dimenticare che i sistemi di protezione dall’inquinamento, oltre che le condizioni del lavoro, nell’industria cinese sono sicuramente inferiori a quelle europee.

E un’ultima domanda: meglio i cassonetti in strada o il porta a porta? 
Dal punto di vista del riciclo meglio il porta a porta, meglio sistemi che consentano di massimizzare la raccolta e di ottenere buona qualità dei materiali. E, anche qui, l’idea che le raccolte differenziate “consumino più energia di quella che recuperano” non ha il minimo fondamento. La buona qualità è oggi centrale. L’affluenza di grandi quantità di maceri e rottami impone un miglioramento della qualità delle materie seconde per garantirne un maggiore riciclo.