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In questo numero:

Aggiungi un posto a tavola di Marco Moro
La green economy non รจ solo un diverso colore del Pil a cura della redazione
Intervista a Lester Brown di Paola Fraschini
Un nuovo fuoco per la nostra economia a cura della redazione
Gli Stati Generali della Green Economy di Anna Satolli
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Aggiungi un posto a tavola
di Marco Moro


Ma se si tratta invece di qualche miliardo di posti? Allunghiamo il tavolo? Ci mettiamo fuori che c’è più spazio? Ma fuori dove? La battuta viene facile, ma è parecchio fuori luogo.
In 9 miliardi di posti a tavola – il nuovo libro di Lester Brown appena uscito anche negli USA con il titolo Full Planet, Empty Plates – le questioni poste sono molto serie. Troppa strada ha fatto il suo autore, il cui pensiero è alla base di quasi tutto ciò di cui, come editori, ci occupiamo, per avere voglia di spendere dell’ironia. In questi anni ci ha parlato di come stiamo depauperando le risorse del pianeta, mettendo via via l’accento sui diversi peak (il punto di massima disponibilità di una risorsa, oltre il quale inizia la sua diminuzione e si restringe quindi la possibilità di consumo) cui stiamo andando incontro.
In 9 miliardi di posti a tavola si potrebbe dire che è il turno del peak food. La questione però non è banalmente quantitativa e non si presta a semplificazioni, le ragioni della incombente scarsità di cibo non sono legate al raggiungimento di una massima capacità produttiva o alla crescita insostenibile della popolazione mondiale. Il problema non sembra essere l’impossibilità di sfamare i futuri 9 miliardi di abitanti del pianeta: il punto è che non siamo capaci nemmeno di nutrire equamente i 7 miliardi attuali. E che la combinazione dei processi di degrado ambientale, sovrasfruttamento delle risorse e cambiamento climatico che abbiamo innescato fanno sì che, con gli attuali trend di consumo e le storture del sistema di produzione e distribuzione del cibo, non si arrivi nemmeno a doversi porre il problema dei tre miliardi di “coperti” in più.
Con il suo ultimo libro Lester Brown chiude un percorso iniziato nel 1963, quando venne pubblicato Man, Land and Food. Da allora è diventato puntuale, e con argomentazioni sempre nuove e stringenti, l’invito di questo grande pensatore e divulgatore a mobilitarci per salvare la nostra civiltà. Continua a dircelo da anni, ma non solo: ci ha più volte messo a disposizione le linee guida di un piano per uscire da questa situazione, con le diverse edizioni del suo celebre Piano B. E un piano B esiste anche per le criticità del sistema agroalimentare: se ne parlerà diffusamente al prossimo International Forum on Food & Nutrition, dove Brown aprirà i lavori della seconda giornata, il 29 novembre. La lucidità e la pacatezza con cui espone i suoi elenchi di fatti, traendone le logiche conclusioni è tale che merita di essere apprezzata dal vivo: chi fosse interessato a incontrare l’autore potrà trovare nel nostro sito i dettagli degli eventi previsti a fine novembre.
Tanto vale anticipare ciò che qualcuno si affretterà comunque a sostenere: è solo catastrofismo? Il solito terrorismo gratuito? O come sostiene qualche “esperto” nostrano, una specie di complotto globale ambientalista per costringerci ad abbandonare, addirittura la “modernità”. Chi lo dice? Il nostro ex-ministro della difesa Antonio Martino, ad esempio. E che c’entra direte voi, che ne sa? Del resto, come ha affermato la sempre illuminante Nicole Minetti: non serve essere preparati per fare i politici e nemmeno, aggiungeremmo, per fare gli “esperti”. A pensarci bene, non dovrebbe nemmeno essere necessario sforzarsi troppo per sostenere certi argomenti: basterebbe guardare chi c’è a negarli. Se sul fronte negazionista (o scettico, come ama autodefinirsi) si vedono ex ministri con l’espressione irrigidita da dottor Stranamore, oscuri “consulenti” o “scienziati” troppo compresi nella parte di chi vuole minimizzare, ridicolizzare o rassicurare sulle infinite risorse dell’ingegno umano... beh, datevi delle risposte. L’antidoto, in questi casi è sempre il solito: informarsi, approfondire, non accontentarsi di ciò che passa sui big media. E per chi avesse bisogno di ulteriori argomenti consigliamo la lettura del breve Manuale della demistificazione. Come sfatare i miti della disinformazione che abbiamo reso disponibile in freebookambiente.it.
Catastrofismo si diceva: chi la pensa così forse non ha presente, al proposito, il cosiddetto “diagramma di Rockström”, un’immaginetta molto chiara e appena un poco inquietante che dovremmo tenere, che ne so, attaccata sull’anta del frigorifero: “Pensa a me, sono il tuo pianeta... o hai trovato un altro posto dove andare?”.