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In questo numero:

Bibliodiversità di Marco Moro
Ecodesign: pensare ecologico di Paola Fraschini
Il turismo sostenibile in alta quota di Anna Satolli
Come dare scacco matto ai negazionisti di Diego Tavazzi
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Come dare scacco matto ai negazionisti
Intervista a F. Antognazza e S. Caserini
di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:

Il manuale della demistificazione
Come sfatare i miti della disinformazione

di John Cook, Stephan Lewandowsky

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In collaborazione con l’Italian Climate Network, Edizioni Ambiente pubblica sul sito FreeBook Ambiente Il manuale della demistificazione, un agile prontuario con cui analizzare e smontare le tesi negazioniste. Pensato in origine per chi deve confrontarsi con i negazionisti climatici, offre in realtà validi suggerimenti a chiunque debba demistificare una delle tante tesi irrazionali e infondate che circolano nei vari canali della società della (sovra-)informazione. Abbiamo chiesto a Federico Antognazza, vice presidente dell’Italian Climate Network, e a Stefano Caserini, autore di A qualcuno piace caldo e di Guida alle leggende sul clima che cambia, di presentare il manuale.

Che cos’è il Manuale della demistificazione? E chi sono gli autori?
Federico Antognazza: Il manuale della demistificazione è un manuale di comunicazione che non si può non leggere. Il lavoro di John Cook e Stephan Lewandowskj (un climatologo e uno psicologo) si pone come obiettivo quello di fornire al lettore alcuni semplici e chiari strumenti per organizzare la propria esposizione qualora si trovasse, nel proprio ambito lavorativo, a dover fronteggiare delle false tesi divulgate per vere.

Perché l’Italian Climate Network ha deciso di tradurlo e diffonderlo?

Federico Antognazza: L’Italian Climate Network ha deciso di tradurre e diffondere il Debunking Handbook per due motivi molto semplici: la presenza, anche se in misura ridotta rispetto al passato, di un negazionismo associato al tema dei cambiamenti climatici e la possibiltà di fornire uno strumento pratico anche ai lettori italiani impegnati nella divulgazione – comunicazione del problema dei cambiamenti climatici.
I consigli contenuti nel manuale, infatti, forniscono al lettore una piccola linea guida di come organizzare un discorso, di come evitare alcuni luoghi comuni della comunicazione che, seppure animati da buone intenzioni, potrebbero sortire gli effetti opposti a quelli desiderati.

Com'è la situazione italiana? È ancora forte il fronte del negazionismo climatico?

Stefano Caserini: Da quando, nella primavera del 2008, ho pubblicato A qualcuno piace caldo, il discorso negazionista sui cambiamenti climatici si è affievolito parecchio, ha perso smalto, verve, spazio sui quotidiani e in televisione. La sua incidenza nel dibattito scientifico è ormai nulla, l’influenza nel dibattito politico si è ridotta molto, anche in Italia.
I motivi della sconfitta delle voci negazioniste sono principalmente due.
Il primo è che in questi quattro anni il sistema climatico ha mostrato altri segni del progressivo cambiamento, con diversi record di alte temperature ed eventi estremi che hanno catturato l’attenzione dei giornali. Le ondate di calore in Australia (2009), Russia (2010) e Texas (2011), le inondazioni epocali in Pakistan (2010, 2011); in Italia le piogge da record in Liguria a fine ottobre 2011, la siccità dei messi successivi; le piogge di questo novembre in Toscana. Nessun singolo evento meteo è legato ai cambiamenti climatici, ma il cambiamento della frequenza degli eventi estremi inizia a essere associato ai mutamenti in corso e alle prevalenti cause antropiche.
Il secondo motivo è che la comunità scientifica ha sfornato in questi quattro anni una quantità impressionante di lavori che hanno sconfitto molti cavalli di battaglia del negazionismo climatico, come “nel Medioevo faceva più caldo” o “la colpa del riscaldamento globale è del Sole” oppure “il riscaldamento globale si è interrotto”; l’elenco sarebbe lungo e meriterebbe ben altro spazio.

Alla luce della tua esperienza, quali sono i tratti tipici e ricorrenti di chi nega il cambiamento climatico e i rischi a esso associati?

Stefano Caserini: Ormai direi che il tratto tipico è usare argomenti vecchi, oppure davvero deboli, che 10 anni fa si sarebbero vergognati di usare. L’ultima che ho letto in ordine di tempo è di un tale che ha fatto girare per i siti web negazionisti un testo di una insulsaggine sconcertante, in cui sostiene di aver trovato che nel 2006 (sei anni fa!) la BBC aveva tenuto un incontro dei “migliori esperti scientifici sul cambiamento climatico” e tra questi esperti non era presente nessun negazionista e non c’erano abbastanza climatologi, e questo era la prova che la BBC è coinvolta in un complotto per indottrinarci e imbrogliarci sul tema dei cambiamenti climatici. Insomma, siano alla paranoia.
Di argomenti nuovi da parte degli “esperti” negazionisti non se ne sono visti, sono stati riciclati i soliti vecchi temi con solo alcune variazioni. Gli stessi autori se ne sono accorti e ormai li propongono senza enfasi, in discorsi di basso profilo. Ma di fatto alcuni hanno abbandonato il campo, altri saltuariamente filosofeggiano sull’epistemologia delle scienze, altri si limitano a copiare da siti web statunitensi le critiche agli articoli pubblicati sulle riviste scientifiche, a volte senza davvero studiarli e capirli; altri ancora sono passati a discettare sulle strategie energetiche o i costi delle politiche climatiche.

Ci puoi dare un esempio di una demistificazione efficace e di una sbagliata, per esempio rispetto ai refrain negazionisti per cui “il clima è sempre cambiato” o “è colpa del Sole”?
Stefano Caserini: Già in A qualcuno piace caldo avevo mostrato che si trattava di argomenti archiviati dalla scienza; ora sono usciti talmente tanti lavori che li hanno confutati che c’è l’imbarazzo della scelta; basti guardare il nome che hanno dato a un blog statunitense che raccoglie le ultime stroncature: Another nail in the coffin (Un altro chiodo nella bara).
In realtà, se volessimo seguire il Manuale, io dovrei rispondere alla domanda sul perché “il clima non è sempre cambiato” o “non è colpa del Sole”. Il Manuale dice proprio che già solo porre la domanda in quel modo citando il mito lo rafforza. Quindi il clima non è sempre cambiato come è cambiato negli ultimi decenni perché i dati mostrano con chiarezza che le variazioni delle temperature attuali sono uscite dalla variabilità naturale degli ultimi anni 800 anni. Quando è cambiato di più di oggi non c’era la nostra civiltà. Ma è una confutazione che richiede più spazio e qualche grafico e dato. Sul fatto che non possa essere colpa del sole, ossia che la variabilità solare non possa spiegare il rapido aumento delle temperature osservato dopo il 1985, qualsiasi sia il meccanismo considerato e in qualsiasi modo si pensi che la variazione solare possa essere amplificata, ci sono come dicevo troppi dati ormai, l’argomento non esiste quasi più nel dibattito. Ma se devo scegliere l’argomento migliore, è che il raffreddamento della stratosfera che si sta verificando, parallelamente al riscaldamento della troposfera, non ci dovrebbe essere se fosse colpa del sole, e invece è spiegato molto bene dall’aumentato effetto serra dovuto ai gas climalteranti emessi dalle attività umane.