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In questo numero:

Terapia d’urto di Marco Moro
2052, un futuro tra rimpianti e speranze di Diego Tavazzi
Efficienza energetica di Paola Fraschini
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Terapia d’urto
di Marco Moro


"Nel 1974 mi recai con Aurelio Peccei a Salisburgo, dove il Club di Roma aveva organizzato un’importante conferenza sui macroproblemi legati alla crescita, con la partecipazione di 11 capi di stato o di governo. Al termine chiesi a Peccei se avesse avuto qualche reazione da questi personaggi. Mi rispose che uno di loro era venuto a trovarlo dopo la conferenza e gli aveva spiegato che era d’accordo su tutto ciò che era stato detto. Ma aveva anche aggiunto: ‘Se facessi queste cose nel mio paese sarei fuori dalla politica in tre mesi’”.
La testimonianza è di Piero Angela, raccontata nella presentazione di una delle nostre novità editoriali* di questo mese di aprile.
Nel rapporto tra la politica e i “macroproblemi legati alla crescita” è cambiato qualcosa rispetto all’episodio riportato da Piero Angela? La risposta la dà Vittorio Cogliati Dezza, aprendo L’Italia oltre la crisi, quando parla di ambiente ormai ridotto a un capitoletto che viene incluso nelle agende politiche perché si fa, per un rito del politically correct che cela (malamente peraltro) il più profondo disinteresse.
E L’Italia oltre la crisi raccoglie proprio quelle idee che avrebbero dovuto essere incluse nei programmi dei partiti e che invece ne sono rimaste clamorosamente fuori, perfino quando il partito ha la parola ecologia nel nome (ma sappiamo che si tratta solo di marketing: mettici anche ecologia nel nome, che qualche fesso poi ti vota).

Ma torniamo al racconto di Piero Angela: due anni prima, nel 1972, era stato pubblicato il più celebre Rapporto al Club di Roma cui nella versione italiana venne dato il titolo di I limiti dello sviluppo (anziché della crescita, come sarebbe stato corretto). Inutile ricordare qui cosa ha significato quello studio e quanto gli scenari tracciati si sono dimostrati, considerati i limiti delle conoscenze a disposizione allora, realistici.
Lo scorso 5 aprile, in occasione della Peccei Lecture 2013 organizzata da Club di Roma e WWF Italia, è stata lanciata la versione italiana del più recente Report to the Club of Rome: 2052, di Jorgen Randers, uno degli autori di quel fatidico Limits to growth del 1972. Scritto con un ampio gruppo di scienziati e ricercatori che comprende nomi come Herman Daly, Mathis Wackernagel, John Elkington, Jonathon Porrit, Ugo Bardi e molti altri, 2052 non è una revisione o aggiornamento di Limits to growth. È un lavoro integralmente nuovo e che ha una finalità diversa: non la definizione di scenari possibili, ma la previsione di un futuro plausibile. Non una “verità scientifica” (questo tipo di verità, scrive Randers, non esiste quando si parla del futuro), ma un’opinione meditata e ben informata.
Lo studio del MIT suscitò moltissime reazioni, ma – sempre secondo Randers – non quella a cui puntava, ossia suscitare un dibattito informato che non si è mai verificato. Giudizio molto severo ma se si guarda al molto tempo trascorso e alla pochezza dei risultati, è difficile dargli torto.
Nel riprovarci oggi, motivato dalla consapevolezza della necessità di spingere la società ad agire e anche dalla propria curiosità, lo scienziato norvegese non può evitare di trattarci con ironia, con l’amara ironia di chi ha provato o fornirci gli strumenti concettuali su cui ragionare e costruire le nostre decisioni e ci ha quindi visti fare tutt’altro rispetto a quello che già quattro decenni fa avremmo potuto iniziare a fare.
Un dibattito informato, è ovvio, non può svilupparsi in assenza di conoscenza. Non basta la lettura di affascinati pamphlet e non serve, come si diceva all’inizio, o l’uso e abuso di parole di cui non si sa affatto il significato. Ci vogliono le 330 pagine di 2052 e la voglia di capire e di accettare anche le mazzate (e quella dose di meritata presa in giro) che ci rifila Randers, anziché la seduzione di facili formulette o di termini di cui non ci chiediamo nemmeno più il significato.

Terapia d’urto quindi, come quella che ci prescrive Gianfranco Bologna che, oltre ad aver curato l’edizione italiana di 2052, ha trovato il tempo di elaborare Sostenibilità in pillole, confezione extralarge di “stabilizzatori della conoscenza” da assumere ogni volta che ci viene la tentazione di usare termini come “sostenibilità” senza conoscerne origine, significati e implicazioni.

 

* La testimonianza di Piero Angela si trova proprio in Sostenibilità in pillole.