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In questo numero:

Il gemello cattivo di Marco Moro
Ecomafia 2013 a cura della redazione
Crisi? Quale crisi? a cura di Diego Tavazzi
Sistri: come fare di Lavinia Basso
Pneumatici fuori uso di Lavinia Basso
GialloVerde: il thrilling ambientale a cura di Anna Satolli
Parola di libraio di Edoardo Caizzi
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GialloVerde: il thrilling ambientale
a cura di Anna Satolli

In questo articolo parliamo di:

GialloVerde: un'opera in 500 minuti
a cura di Fondazione Per Leggere
con la partecipazione di Roberto Cavallo

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Gratis su FreeBookAmbiente

“GialloVerde” è un concorso letterario dove il genere giallo incontra le tematiche ambientali. La prima edizione si è svolta in una bella giornata d’estate 2012, in una biblioteca del milanese, e con a disposizione dei partecipanti 500 minuti per scrivere un racconto a partire da un attacco suggerito da uno scrittore giallo già affermato. Elisabetta Bucciarelli, Roberto Cavallo, Piero Colaprico, Paolo Roversi hanno proposto gli incipit da cui partire. Ora “GialloVerde” è anche un libro. Anzi un FreeBook.

La Fondazione Per Leggere - Biblioteche Sud Ovest Milano, ideatrice e promotrice dell’iniziativa, ha dato alle stampe virtuali questa raccolta di racconti che comprende i migliori classificati del concorso. Vi proponiamo alcune pagine tratte dal primo classificato: Tesoro mio di Laura Pace con incipit di Paolo Roversi.

...

“Cazzo Buk, fermo!” e strattonò il cane per fargli mollare la presa. Il cane obbedì all’istante e lasciò cadere il braccio come fosse un vecchio giocattolo, poi andò a sedersi vicino al suo padrone che armeggiava nelle tasche del giubbotto per trovare il cellulare.
Enrico compose velocemente un numero guardandosi intorno.
Nessuno per fortuna si era accorto del macabro ritrovamento di Buk, che nel frattempo aspettava scodinzolando una ricompensa che tardava ad arrivare.
“Vorrei parlare con l’ispettore Di Lorenzo: sono Radeschi, e gli dica che è urgente.”
Poi, tenendo Buk fermo al guinzaglio, aprì il giornale e lo appoggiò per terra per coprire l’arto.

“Ispettore buongiorno, sono in Via Montenapoleone a passeggio con il mio cane…”
“E mi fa piacere per lei Radeschi, io invece avrei da fare. Saltiamo i convenevoli, che ne dice?” lo interruppe con tono ironico Di Lorenzo.
Enrico guardò per un attimo la gabbia d’acciaio gialla: da cassonetto d’improvviso orrida tomba.
Tuttavia continuò la telefonata in tono risoluto.

“Saltiamoli ispettore. Il mio cane ha appena tirato fuori da un cassonetto un braccio e lo ha posato in mezzo al marciapiede. Mi dica lei ora, ho fatto bene ad avvertirla?”
Dall’altra parte ci fu un momento di silenzio, poi Di Lorenzo dopo essersi schiarito la voce disse sbrigativo: “Stia lì Radeschi, arriviamo. Proprio lei lo doveva fare questo ritrovamento” e chiuse.
Enrico diede al cane qualche crocchetta e compose il numero del suo amico Caputo, il fotografo del Giorno.

“Ciao, sono Radeschi, dove sei? Hai con te la digitale? Allora ti aspetto, sono all’inizio di Via Montenapoleone. Ma sbrigati, se vuoi fare le foto devi arrivare prima dell’ispettore Di Lorenzo” e chiuse la comunicazione.
In quella mattina di primavera l’aria era frizzante e il vento gli scompigliava i capelli e le idee. Il giornale non ne voleva sapere di stare fermo per terra così Enrico, fingendo di giocare con il cane, lo teneva bloccato tentando di sopprimere l’avversione che gli procurava la sagoma del braccio immobile e abbandonato sotto alla carta.
Si trovò a pensare a quanta vita era passata in quella mano, a quante carezze aveva regalato e a chi le aveva ricevute.
La pena a tratti superava l’orrore.
Dopo poco arrivò Caputo sulla sua inconfondibile Transalp verde e si avvicinò guardandosi intorno alla ricerca di uno scoop.

“Enrico che succede? Mi hai chiamato per fare le foto al tuo cane? Qui a me sembra tutto tranquillo.”
Enrico allentò lievemente la presa sul giornale che con il vento si alzò, mostrando a Caputo una mano pallida e immobile, le unghie violacee.
“Oddio ma è vera? Cioè voglio dire… Cristo è una mano quella” urlò maldestro Caputo facendo un passo indietro.
“Zitto! Lo vuoi far sapere a tutti? Aspettiamo che non passi nessuno e fotografa! Poi ti racconto, anzi te lo leggi domani sul giornale” disse sbrigativo.
Caputo gli fece un cenno con la testa e fingendo di fotografare il cane per non dare nell’occhio, fece il suo servizio, veloce e professionale.
Poi salutò frettolosamente Enrico, inforcò la sua moto e sparì rombando.
A Enrico, durante il servizio fotografico non sfuggirono i particolari più significativi: la mano poteva appartenere a un uomo di mezz’età, aveva una fede al dito e un Rolex Submariner con la ghiera verde.
La camicia azzurra con un sottile righino bianco era strappata all’altezza dell’ascella; sembrava abbastanza pulita e presentava qualche leggero alone di sangue rappreso proprio in prossimità dello strappo.

L’arrivo dell’ispettore Di Lorenzo fu preannunciato dall’eco delle sirene, poi lampeggianti, uomini in divisa, strisce di plastica bianche e rosse che delimitarono la zona.
Alcuni passanti si fermarono incuriositi senza sapere bene cosa fosse successo mentre altri, distratti e frenetici, continuarono il loro cammino.
Il giorno dopo sul giornale c’era una mezza pagina che riportava la notizia: “Orribile! Trovato il braccio di un cadavere in via Montenapoleone” era il titolo.

La foto in bianco e nero non rendeva bene il brivido che aveva percorso la sua schiena e nemmeno il senso di mal di stomaco che gli era venuto, quando aveva visto Buk, con quella mano pallida tra i denti.
Enrico aveva deciso di non comparire in prima persona nell’articolo ma di limitarsi a scriverlo.
Quando avevano svuotato il contenitore, nonostante anni e anni di servizio, era rimasto con il fiato sospeso, ma niente… nessun cadavere, solo quel braccio.

... continua