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In questo numero:

Il gemello cattivo di Marco Moro
Ecomafia 2013 a cura della redazione
Crisi? Quale crisi? a cura di Diego Tavazzi
Sistri: come fare di Lavinia Basso
Pneumatici fuori uso di Lavinia Basso
GialloVerde: il thrilling ambientale a cura di Anna Satolli
Parola di libraio di Edoardo Caizzi
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Il gemello cattivo
di Marco Moro


Il gemello cattivo è l’altro Paese, l’Italia B, quella illegale documentata anche quest’anno da Legambiente nel rapporto Ecomafia.

Trovare un modo efficace di esprimere il concetto è un compito con cui chi scrive il rapporto si misura ogni anno. Al punto che non si sa più con quali metafore rappresentarlo.

Il “doppio” del nostro Paese è fatto delle stesse attività economiche, degli stessi luoghi e di persone simili (anche troppo simili, pericolosamente simili) a quelle dell’Italia “ufficiale”.

Con una differenza fondamentale: questo Paese non conosce la crisi. Mentre l’economia e il tessuto sociale e culturale dell’Italia A si sfaldano, i corrispondenti elementi dell’Italia B prosperano. A danno, naturalmente, dell’Italia A. Un fenomeno di rilevanza… enorme? Basta il termine “enorme” per esprimerlo?

Prendiamo l’edilizia, lo storico settore trainante dell’economia nazionale: ce n’è una in crisi e una che non lo è affatto. Edilizia A, legale, a meno 122.000 posti di lavoro in un anno, edilizia B, illegale, che cresce a pieno regime. Sicura che prima o poi la politica la assolverà con un condono (ammesso che ne abbia bisogno…).

Come possiamo chiamarle? “Profonde contraddizioni”? Viene da ridere per l’inadeguatezza del linguaggio nel restituire la dimensione e gravità di ciò di cui si parla.

E alla lunga anche i numeri perdono la loro efficacia. Pur essendo numeri “da paura”.

Se poi, come emerge nell’intervista a Paola Ficco sul SISTRI, quando si creano gli strumenti che servirebbero a contrastare l’illegalità anche questi si incagliano in inefficienze e inchieste della magistratura, c’è da farsi cadere le braccia.

Tornando a citare la prefazione a Ecomafia 2013, scritta da Carlo Lucarelli,: “Non c’è momento della nostra vita, da quando ci svegliamo a quando andiamo a dormire, non c’è attività o funzione che in qualche modo non abbia le mafie da qualche parte a speculare, corrompere e avvelenare.”

Ma oltre all’attività delle forze dell’ordine e della magistratura, di qualche associazione (Legambiente e Libera) e qualche coraggiosa inchiesta giornalistica, non sembra che il Paese esprima un adeguato livello di consapevolezza dell’esistenza di questo suo “doppio” illegale.

In questi anni abbiamo realizzato con Legambiente un esperimento chiamato “VerdeNero”, un viaggio nel Paese parallelo delle ecomafie guidato dal linguaggio del noir. Il bilancio è che rispetto al pubblico di addetti ai lavori che fruisce del rapporto Ecomafia, qualche decina di migliaia di persone in più sono entrate in contatto con questa realtà. Grazie all’abilità di storyteller dei migliori autori noir italiani (e, tra questi, lo stesso Lucarelli). Chiaro che non basta.

Ci vorrebbe qualcosa di più semplice; forse bisognerebbe introdurre già dalla scuola elementare un testo di geografia dove ogni regione italiana sia presentata nella sua identità ufficiale e in quella parallela e illegale. Chi si ricorda i vecchi sussidiari dove le regioni erano caratterizzate dai prodotti tipici e dalle principali caratteristiche del territorio? Riscrivere questa geografia documentando le due identità dell’Italia produrrebbe delle immagini molto efficaci. Qualche regione avrebbe tra i suoi prodotti principali i rifiuti, altre avrebbero un territorio che oltre che da rilievi montuosi e coste incantevoli sarebbe caratterizzato da discariche o insediamenti abusivi. E se poi si descrivessero le diverse voci di import ed export delle due Italie…

Fantasie editoriali a parte, il fenomeno dell’illegalità ambientale oltre che pervasivo è anche straordinariamente trascurato. Il gap di informazione e di formazione è senza dubbio uno dei fattori che determinano la scarsa consapevolezza di cui sopra. Quale storia e quale analisi economica dell’Italia si insegna nelle facoltà di economia? Solo quella dell’Italia A?