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In questo numero:

Ecomondo: focus sulla green economy di Marco Moro
Dieci azioni per zero rifiuti di Paola Fraschini
Imparare a non sprecare di Diego Tavazzi
Gestire i rifiuti tra legge e tecnica di Lavinia Basso
Le dimensioni della green economy a cura della redazione
Parchi (piĆ¹) naturali di Diego Tavazzi
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Le dimensioni della green economy
di Tim Jackson
a cura della redazione

In questo articolo parliamo di:
Un Green New Deal per l'Italia
Rapporto 2013

a cura di Edo Ronchi, Morabito Roberto, Toni Federico, Barberio Grazia
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Le attività economiche che danneggiano gli ecosistemi su cui si basa la nostra prosperità futura sono ovviamente insostenibili. Come già detto, però, l’economia dovrebbe consentire agli individui di prosperare e alle comunità di fiorire. La prosperità richiede, oltre alla semplice fornitura di beni e servizi, anche la sicurezza del lavoro e la stabilità dei mercati. Se la prosperità porta vantaggi a pochi e non allevia le situazioni più critiche, quelle in cui versano i poveri, si creano le precondizioni per l’instabilità sociale. Nonostante sia facile da articolare concettualmente, questa visione ancora non definisce in modo netto le varie dimensioni dell’economia verde. Inoltre, non delinea un contesto macroeconomico distinto dal pensiero e dalla pratica economici tradizionali. Nelle prossime pagine trarrò spunto dalle acquisizioni macroeconomiche più recenti per discutere di quattro aspetti della green economy. Come prima cosa, prenderò in considerazione il ruolo delle imprese nel dare alle persone le possibilità di svilupparsi. Queste possibilità, ovviamente, hanno a che fare con i prerequisiti fondamentali per la vita: cibo, indumenti e riparo. Oltre però a questi bisogni, la nostra prosperità dipende da quei “servizi umani” che migliorano la qualità delle nostre vite: sanità, cure sociali, istruzione, tempo libero e ricreativo, mantenimento, rigenerazione e protezione del patrimonio naturale. In secondo luogo, mi concentrerò sull’importanza del lavoro. Un impiego è molto più che un mezzo per guadagnarsi i mezzi di sussistenza di cui si ha bisogno. È infatti un elemento essenziale della nostra connessione con gli altri – una sorta di “collante” sociale. Un buon lavoro garantisce rispetto, motivazioni, appagamento, partecipazione alla comunità e, nel migliore dei casi, dà senso e scopo alla propria vita. Qui delineo una duplice strategia per arrivare a livelli di impiego elevati nell’ambito della green economy. Il terzo pilastro dell’economia verde sono gli investimenti. In effetti, buona parte dell’attuale riflessione teorica individua proprio negli investimenti l’elemento caratterizzante della green economy. “Nell’economia verde”, spiega l’UNEP, “i miglioramenti dei redditi e dei livelli di occupazione sono generati dagli investimenti pubblici e privati mirati a ridurre le emissioni di carbonio e l’inquinamento, a migliorare l’efficienza nell’uso dell’energia e delle risorse, e a prevenire la perdita di biodiversità e di servizi degli ecosistemi”. Nonostante l’economia verde sia qualcosa di più degli investimenti verdi, l’attenzione agli investimenti è comprensibile, dato che questi ultimi giocano un ruolo essenziale in qualsiasi economia. Per finire, discuterò dell’economia del denaro (la creazione, il mantenimento e la stabilità del flusso monetario), inteso come componente essenziale della green economy. L’illimitata creazione di denaro attraverso il debito commerciale stimola insostenibilità negli investimenti e instabilità nei mercati finanziari. La riforma del sistema finanziario, oltre a essere la risposta più ovvia alla crisi, è anche uno dei prerequisiti fondamentali della green economy. Presi assieme, questi quattro elementi – tipologia delle imprese, qualità del lavoro, struttura degli investimenti e ruolo del denaro – possono portare a una radicale trasformazione dell’economia, che va molto al di là delle ristrette finalità politiche dell’austerity… >>> tratto da "Dov'è la green economy? Prosperità e sostenibilità 'dopo la crisi'", in Un Green New Deal per l'Italia