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In questo numero:

Raccontare il cambiamento di Marco Moro
Un Green New Deal in Italia? Yes, we can! di Diego Tavazzi
Green economy: qualcosa รจ cambiato, qualcosa sta cambiando, qualcosa deve cambiare di Paola Fraschini
La misura del carbonio di Diego Tavazzi
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Raccontare il cambiamento
di Marco Moro


Nella prefazione all’antologia di racconti brevi Cambiamenti climatici: racconti 2013, Federico Rampini ricorda l’anno in cui si svolge la vicenda narrata in Blade Runner: il 2019. Praticamente domani.
Il film di Ridley Scott (1982) ha alimentato un vastissimo immaginario, quello del pianeta post-catastrofe ambientale; e anche la realtà, almeno a leggere ciò che afferma Rampini nel testo citato.

L’aspetto curioso è che a creare la Los Angeles del 2019 che fa da scenario alla vicenda narrata nel film contribuì in modo fondamentale Syd Mead, artista che prima di allora aveva firmato soprattutto le immagini di un futuro perfetto, ottimistica celebrazione di un dominio smart dell’uomo e della sua tecnologia sulla natura, anche su quella di ipotetici mondi alieni. Ma, per riprendere un’efficace espressione, evidentemente, this was tomorrow. Con Blade Runner il cambio di scenario è drastico: la tecnologia è pervasiva ma minacciosa, priva di “cromature”, intaccata da un ambiente mutato, da un clima ostile.

Lo immaginiamo così il domani? I racconti presentati in Cambiamenti climatici in parte lo confermano. Fantasy e fantascienza (nelle sue varie declinazioni, tra cui appunto il cyberpunk) del resto sono i generi che permettono di più in termini di invenzione del futuro. I testi selezionati dalla giuria del concorso letterario "Climate Change: the Grand Challenge", rappresentano comunque un campione vario per gli approcci al tema prescelti dagli autori: thriller, fantapolitica, avventura, satira. Segno che al futuro del cambiamento climatico non si associa ancora un immaginario letterario a senso unico. Per contro, anche i generi e sottogeneri letterari che sembrano meno occuparsi dell’oggi, risultano spesso esserne delle efficaci interpretazioni. Per esempio, se si guarda al contesto in cui i settori della green economy nazionale cercano di innescare dei processi di innovazione e cambiamento, potrebbero venire in mente scenari steampunk.
Come è noto, un dispositivo base del sottogenere steampunk consiste nel far convivere in uno scenario tra tardo Ottocento e Belle époque, tecnologie d’epoca e altre in realtà comparse solo successivamente. Creando un effetto di ucronia, dove computer e macchine a vapore possono contendersi la scena.
La green economy italiana sembra a volte immersa esattamente in uno scenario di questo tipo dovendosi confrontare con le resistenze di un aggregato politico-economico che addita le “nuove” tecnologie come pericolose e contrarie agli interessi del paese. Ne è testimonianza più chiara il perdurare di accanite campagne di disinformazione sulle energie rinnovabili, campagne che agiscono a ogni livello: dai media alla politica.
Forse, per coerenza, certi rappresentanti del governo dovrebbero indossare tuba, ghette e colletto inamidato.