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In questo numero:

È l’ora della green education? di Marco Moro
Contratti di prestazione energetica negli edifici pubblici di Filippo Franchetto Redazione Nextville
Passa di qua la Terza via? di Diego Tavazzi
Nominations per il World Food Prize 2014 di Paola Fraschini
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Passa di qua la Terza via?
Intervista ad Alessandra Vaccari
di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:

Obiettivo comune
Le partnership pubblico-privato strumento di innovazione, responsabilità e fiducia

a cura di Marisa Parmigiani e Alessandra Vaccari

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Reti, nuove tecnologie, innovazione, partecipazione e territorio: parole che sempre più spesso, grazie alle partnership pubblico-privato, assumono concretezza e migliorano la qualità della vita dei cittadini. Realizzato in collaborazione con Impronta Etica e Indica, e curato da Alessandra Vaccari e Marisa Parmigiani, Obiettivo comune illustra le principali caratteristiche di queste nuove forme intermedie tra stato e mercato. Oltre a quelli delle due curatrici, il libro raccoglie contributi di Luca De Biase (direttore di Nova24), di Natalia Marzia Gusmerotti e Marco Frey (Istituto di management della Scuola superiore Sant’Anna) e di Roberta Paltrinieri (Università di Bologna). Abbiamo chiesto ad Alessandra Vaccari di illustraci le principali caratteristiche delle PPP.


Quali sono, a tuo avviso, le ragioni di quello spostamento dal globale al locale e dal verticale all'orizzontale di cui le partnership pubblico-privato sono una delle espressioni più significative?
I modelli sociali ed economici basati sul rapporto tra stato e mercato sono in grande difficoltà, ed è diventato evidente che lo stato non può sostituire il mercato né il mercato può sostituire lo stato.
Le nuove tecnologie facilitano le aggregazioni di cittadini che, riunendosi assieme, riescono spesso a dare migliori risposte di quelle tradizionali.
Il territorio è il luogo dove il modello di integrazione tra pubblico privato può funzionare meglio: è qui che il pubblico riesce a definire politiche e il privato a può dare loro attuazione concreta.

Quali sono i settori in cui le partnership pubblico-privato sono più diffuse?
Le partnership tradizionali sono molto diffuse nel settore dell’edilizia e in quello del welfare, mentre quelle innovative trovano una diffusione più ampia nelle attività green e in quelle culturali, ambiti di più inclini all’innovazione.

Qual è stata la risposta delle istituzioni della politica tradizionale? E dal punto di vista della normazione, come siamo messi in Italia?
Le istituzioni hanno pochi strumenti: la partnership tradizionali sono regolate dal codice degli appalti che ne limita di molto il potenziale innovativo e di ricerca e sviluppo, le partnership open innovation non sono regolate ma hanno pochi strumenti a loro disposizione, e quindi solo alcune amministrazioni illuminate se ne servono.

Puoi spiegare il concetto di accountability, centrale in tutta la discussione sulle partnership pubblico-privato?
L’accountability è una disciplina che negli anni Novanta ha dato origine a forme di contabilità non economica, affiancando agli strumenti ordinari di bilancio economico processi di pianificazione e controllo degli impegni ambientali e sociali rendicontati tramite adeguati indicatori. L’accountability (che significa sia responsabilità sia rendicontazione) non è solo un processo limitato all’individuazione, al calcolo e al report di un set di indicatori. I processi devono infatti essere accountable non solo dal punto di vista della fruibilità dei dati, ma anche nella loro capacità di essere essi stessi costruiti attraverso un percorso di collaborazione e di costruzione di un significato.
Per riassumere, si può dire che le partnership pubblico-privato funzionano se il processo si basa su un obiettivo condiviso. È per tale motivo che il processo deve essere trasparente e accountable: si può quindi dire che solo la definizione degli obiettivi e il controllo degli esiti legittima la PPP.

Ci sono, nel nostro paese, casi di partnership pubblico-privato finalizzate (anche) a contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità?

Ce ne sono molte. Ricordo qui Lacre, Gaia, Lowaste e tutti i progetti LIFE, oltre ad alcuni progetti di social innovation (le stesse cooperative energetiche hanno una valenza di partnership pubblico-privato).