testata logo EDA
In questo numero:

Costruire un'altra Europa di Marco Moro
Un'altra Europa è possibile? di Paola Fraschini
Dai numeri alle storie di Diego Tavazzi
Chimica verde a cura della redazione
Iscriviti
Contatti
Chimica verde
Se la bio-rivoluzione francese tarda, in Italia è primavera
a cura della redazione

In questo articolo parliamo di:
Les bioplastiques : étude de cas de la bioéconomie en Italie
a cura di Walter Ganapini, Kyoto Club
Sfoglia le prime pagine
Gratis su FreeBookAmbiente

Era febbraio 2013 quando il ministro dell’ambiente francese, Arnaud Montebourg, annunciava la volontà di orientare la Francia verso l’adozione del modello italiano di normativa sui bioshopper e annunciava di voler incentivare l’utilizzo di sacchi biodegradabili e compostabili, considerando il potenziale di questo provvedimento nel promuovere la creazione di filiere locali dedicate alla produzione di bioplastiche.
I risultati delle recenti amministrative hanno poi portato al varo del nuovo governo presieduto da Manuel Valls, che ha visto l’uscita dalla compagine governativa dei Verdi e l’insediamento al dicastero dell’Ambiente ed Ecologia di Ségolène Royal.
Lo scossone politico si è abbattuto sull’assetto di governo e l’entrata in vigore di una normativa sui bioshopper è quindi uscita dalle priorità immediate. La bio-rivoluzione francese al momento è in stand by.
In Europa, nel frattempo, la proposta di direttiva che modifica la direttiva “imballaggi” al fine di ridurre il consumo dei sacchetti leggeri di plastica è stata approvata in prima lettura dal Parlamento Ue, lo scorso 16 aprile (l’obiettivo è ridurre dell’80% entro il 2019 l’uso degli shopper di plastica sottile non biodegradabili).
E anche in questo caso in gioco c’è l’allineamento della normativa europea a quella italiana. Il neo-ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ha quindi parlato giustamente di un modello italiano che indica la strada per l’intera Unione europea.

Se l’Italia è diventata riferimento per gli orientamenti politici comunitari in materia di bioshopper c’è un perché, rappresentato da settore nazionale della chimica verde, vero settore flagship, tanto per usare una terminologia cara a Bruxelles.
Un settore che oggi fa un ulteriore salto di qualità, con la nascita del Cluster SPRING, aggregazione di interessi e competenze che punta a mettere a sistema il settore della chimica verde italiana. Costituito in forma di associazione e fondato dai principali player italiani del settore – Novamont, Eni-Versalis, Biochemtex (Mossi&Ghisolfi Group), con Federchimica – il cluster, presentato davanti a un folto pubblico il 14 maggio a Milano, raggruppa a oggi oltre 100 soggetti, tra imprese, associazioni, organismi e istituzioni della ricerca, amministrazioni locali.
“Il Cluster Tecnologico Nazionale della ‘Chimica Verde’ SPRING – Sustainable Processes and Resources for Innovation and National Growth – si pone l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo delle bioindustrie in Italia attraverso un approccio olistico all’innovazione, volto a rilanciare la chimica italiana sotto il segno della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. L’intento è quello di stimolare la ricerca e gli investimenti in nuove tecnologie, in costante dialogo con gli attori del territorio, e di perseguire i più recenti orientamenti dell’Unione europea nel campo della bioeconomia.” Così si legge nella homepage del sito di SPRING.
Con la nascita di SPRING il processo verso l’operatività dei cluster tecnologici nazionali, la cui costituzione è stata promossa dal Ministero dell’Innovazione e Ricerca nel 2012, approda quindi a un risultato importante. La chimica da biomasse, basata su materie prime rinnovabili di origine biologica è un settore di eccellenza italiano, con una leadership a livello mondiale conseguita grazie ai forti investimenti in ricerca e sviluppo. Organizzandosi nel cluster, il comparto industriale trova un luogo di coordinamento con tutti gli altri soggetti essenziali a una prospettiva di sviluppo bioeconomico: ricerca, territori, imprese, stakeholder.
Per chi ancora deve porre le basi per avviare il proprio sistema produttivo in questa direzione non c’è invece nulla di meglio che documentarsi sulle esperienze più avanzate: Les bioplastiques: ètude de cas de la bioéconomie en Italie, è l’edizione in lingua francese del volume pubblicato lo scorso anno in italiano e inglese.
Vive la bio-révolution!