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In questo numero:

Smart City in Italia: cartoline dal futuro? di Marco Moro
Car sharing di Paola Fraschini
Quello che sta dietro a Ecomafia di Diego Tavazzi
I condomini e la sfida dell’abitare sostenibile di Maria Antonietta Giffoni Redazione Nextville
Il progetto per aiutare i condomini a risparmiare energia e rispettare l’ambiente di Francesco Burrelli
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Smart City in Italia: cartoline dal futuro?
di Marco Moro


Risposta negativa: la città intelligente si sta manifestando sotto i nostri occhi, nonostante immobilismo e arretratezza (o peggio, se si guarda a ciò che racconta anche quest’anno il rapporto Ecomafia, appena uscito) siano gli ingredienti più riconoscibili nell’immagine complessiva del Paese. Basti pensare, tanto per restare in ambito smart, al tema “banda larga” o all’altrettanto vuoto, persino ridicolo ormai, ritornello che va sotto il nome di “agenda digitale”, temi oggetto di tanti annunci - praticamente all’insediamento di ogni nuovo governo - cui seguono, altrettanto regolarmente, pochi fatti. E intanto le cose, alcune cose, succedono.
Ma cos’è la smart city in Italia, dove guardare per trovarne le tracce? Scorrere l’elenco dei progetti selezionati dal MIUR rischia di essere un esercizio un po’ frustrante, tanto varie sono le tipologie e gli ambiti di intervento di progetti finanziati il cui titolo è spesso una semplice sommatoria di hype del momento. Guardare alle iniziative di associazioni o fondazioni costituite ad hoc in alcune città, o ai processi di partecipazione attivati sulla spinta delle municipalità in altri casi, potrebbe già restituire un quadro più vivido, ma arrivare a comporlo sarebbe certamente complicato. E poi come capire la concretezza dei tanti progetti, lo stato di avanzamento, il loro impatto reale? Un'altra strada potrebbe essere quella di identificare i processi in corso attraverso i loro protagonisti, ma anche in questo caso ci si troverebbe di fronte a uno scenario complesso e la ricerca del punto di vista “giusto” non risulterebbe facile: piccole start up o grandi player, università o civic hackers, municipalità o utilities? A seconda di dove si guarda, della definizione o della terminologia che si usa come riferimento, si incorre in visioni anche molto diverse. Intanto, però, le cose accadono, ed è per questo “intanto” che abbiamo dato vita a uno spin-off della nostra linea di pubblicazioni più divulgative dedicato alla smart city. L’intenzione è raccontare, né più né meno, quello che sta succedendo, i processi che si attivano, le innovazioni che prendono piede, che hanno successo e che esercitano un impatto reale nella vita delle nostre città. Documentando anche le esperienze più avanzate in ambito internazionale. Non è un caso che il primo testo uscito sia dedicato al car sharing, che dopo anni di balbettanti e limitati esperimenti, sta vivendo un boom che è profondamente legato all’innovazione nelle tecnologie dell’informazione e comunicazione. È bastato l’avvento di piattaforme tecnologiche in grado di rendere facile l’utilizzo del servizio e quello che pareva una curiosità per pochi appassionati è diventato un fenomeno di moda. Tutto questo succede in Italia, dove ogni 1.000 abitanti ci sono 600 auto private (con punte di 700 a Roma e Firenze). E se guardiamo a un altro dei più noti fattori di arretratezza del sistema città, ossia la qualità del nostro patrimonio edilizio, anche qui i segnali sono incoraggianti e concreti, come si legge nelle interviste che accompagnano l’uscita del nostro nuovo manuale, Abitare Biotech, promosso dall’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari.
Se si pensa alle riunioni di condominio può far sorridere l’idea che questo diventi un contesto chiave in cui attivare i processi di realizzazione della smart city, città intelligente anche sotto il profilo dei consumi e della gestione delle risorse.
Intanto, però, le cose succedono e realtà che sembravano immutabili iniziano a muoversi.