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In questo numero:

Smart City in Italia: cartoline dal futuro? di Marco Moro
Car sharing di Paola Fraschini
Quello che sta dietro a Ecomafia di Diego Tavazzi
I condomini e la sfida dell’abitare sostenibile di Maria Antonietta Giffoni Redazione Nextville
Il progetto per aiutare i condomini a risparmiare energia e rispettare l’ambiente di Francesco Burrelli
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Quello che sta dietro a Ecomafia
Intervista ad Antonio Pergolizzi
di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:
Ecomafia 2014
Le storie e i numeri della criminalità ambientale

di Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente
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La prima edizione del rapporto Ecomafia risale al 1994. Ventuno volumi che raccontano di come negli anni i criminali ambientali abbiano fatto scempio del nostro paesaggio, della nostra salute e del nostro futuro. E di come cittadini, forze dell’ordine e magistrati si siano opposti ai loro disegni. Per questo numero di Puntosostenibile abbiamo chiesto ad Antonio Pergolizzi, coordinatore dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità, da molti anni uno dei curatori del rapporto, di raccontarci qualcosa sulla lavorazione di Ecomafia 2014. Per una volta, niente numeri o statistiche, ma un po’ di “dietro le quinte”...

Ci puoi spiegare come si fa un rapporto Ecomafia? Cioè: come si svolge il lavoro nei mesi che precedono l’uscita del rapporto?
Il rapporto lo si scrive ogni giorno, raccogliendo quante più informazioni possibile per monitorare le cangianti strategie ecocriminali. Servono i documenti ufficiali, ma serve anche tanta osservazione della realtà. L’analisi dei numeri va calata nel concreto, altrimenti non servirebbe a nulla. A dirla tutta, i dati servono spesso come esca per attirare l’attenzione, per proporre analisi qualitative di un fenomeno prettamente economico criminale. Negli ultimi 4 mesi poi il lavoro di raccolta e analisi si trasforma in forma scritta. È in questo momento che si individuano le traiettorie principali lungo le quali si svilupperà il testo finale. In questo schema, la cronaca incalza e morde sempre il nostro lavoro, e noi facciamo fatica a stargli dietro. Purtroppo le indagini e gli interventi giudiziari si moltiplicano drammaticamente senza fine.

Curi da molti anni il rapporto Ecomafia. Che impressione ti fa vedere la pila dei volumi che cresce, come numero e come spessore?
Come ripeto da tempo, l’annuale rapporto Ecomafia è un libro che non vorremmo mai scrivere. È forte il senso di frustrazione che si prova lavorandoci, anche se allo stesso tempo è altrettanto forte il senso di responsabilità nei confronti di un tema, la criminalità ambientale ed ecomafiosa, che senza questo libro sarebbe meno compresa (e questo vale anche per i danni e i rischi a essa connessi, che sarebbero percepiti di meno). Lo scopo principale del rapporto è infatti quello di indicare delle strade di uscita, delle proposte di cambiamento, nella consapevolezza dell’urgenza di una risposta corale. Solo con la repressione non andremmo da nessuna parte. Condanniamo i criminali, appoggiamo le buone pratiche e azzardiamo proposte concrete. La tutela dell’ambiente non deve passare solo dalle aule dei tribunali.

Tra le tante storie che avete raccontato in questi anni, ce n’è qualcuna che ricordi in modo particolare, vuoi perché ti ha fatto arrabbiare più delle altre o perché è stata un segnale positivo?
Di storie ne abbiamo raccontate a migliaia, difficile sceglierne una. Di certo la vicenda della cementificazione della spiaggia di Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria, è una di quelle che non dimenticherò mai. In uno dei rari tratti di spiaggia calabrese rimasta incontaminata, e per questo scelto dalle tartarughe Caretta caretta per nidificare, proprio lì in mezzo alle dune sono sorte illegalmente alcune villette, a nemmeno 20 passi dal mare. Un villaggio turistico proprio sulla spiaggia. Una vicenda che a raccontarla ci è costata persino una querela, poi archiviata. L’anno scorso la Dda reggina ha sequestrato tutto e mandato in galera diversi esponenti della ‘ndrina Morabito-Aquino, insieme ai soliti funzionari comunali compiacenti. Intanto le villette sono ancora lì, forse per sempre, e i danni ormai sotto gli occhi di tutti.

Magistrati e forze dell’ordine sono fondamentali per il rapporto: come sono i rapporti con loro? Che atteggiamento hanno nei vostri confronti? E cosa pensano del lavoro che fate con il rapporto?
Il rapporto con le forze dell’ordine e con i magistrati è ottimo, e non potrebbe essere diversamente. Abbiamo avuto il merito di creare con il nostro impegno un terreno d’azione condiviso, un metodo di lavoro che oggi è patrimonio di tutti. Non nostro, di tutti. Nella comune consapevolezza che, ciascuno nel proprio campo, svolgiamo un compito determinante per la salvaguardia dei beni comuni, in una parola dell’Italia. Non oso nemmeno immaginare come sarebbe oggi in Italia la lotta all’ecomafia senza questo lavoro sul campo. Se fino a oggi si sono ottenuti alcuni risultati, sia sul fronte repressivo che preventivo, il merito è anche di questo metodo di lavoro. Come ci hanno insegnato alcuni tra i migliori magistrati antimafia, come Falcone e Borsellino, lasciare gli inquirenti da soli nell’azione repressiva significa condannare il paese a sicura sconfitta. Noi questa lezione la teniamo sempre a mente.