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In questo numero:

Materia Rinnovabile di Maria Antonietta Giffoni Redazione Nextville
Green Economy e imprese in Italia di Diego Tavazzi
NOW: un caso pratico di economia circolare di Paola Fraschini
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Materia Rinnovabile
Intervista a Marco Moro
di Maria Antonietta Giffoni Redazione Nextville

In questo articolo parliamo di:

Materia Rinnovabile
Rivista internazionale sulla bioeconomia e l'economia circolare

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In occasione dell'ultima edizione di Ecomondo è stato presentato il primo numero di "Materia rinnovabile/Renewable Matter", la nuova rivista di Edizioni Ambiente che tratta di bioeconomia ed economia circolare. Vediamo di cosa si tratta, facendo qualche domanda al Direttore editoriale, Marco Moro.

Dottor Moro, proponete la rivista come “un tavolo virtuale di incontro”. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a costruirlo e cosa si prefigge?
Partiamo proprio dalle parole, bioeconomia ed economia circolare, che figurano nel sottotitolo della rivista. Cosa ne sappiamo? E pensiamo semplicemente a quanto siano diventati invece familiari, anche (e decisamente) al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, le terminologie della transizione verso l’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica: eolico, fotovoltaico, solare, isolamento termico… Ci sono certamente gradi ben diversi di conoscenza di ciò che questi termini significano, ma come dire, sono entrati nell’orecchio di tutti, o quasi.
Della trasformazione rappresentata dai due termini citati all’inizio cosa si sa esattamente?
Tutti in questi anni ci siamo imbattuti, quantomeno, nel concetto di riciclo. Altri termini che connotano il nostro rapporto con le risorse fisiche del pianeta possono godere di gradi diversi – e comunque limitati – di notorietà: efficienza, dematerializzazione, recupero, riuso, risparmio. Altri, come l’uso di materie prime rinnovabili, sono totalmente lontani dall’essere percepiti per la loro reale portata. Parliamo solo di rifiuti? Quando si parla di bioeconomia ci sono di mezzo gli OGM?
Quindi, mentre nel campo delle energie sono ormai note al grande pubblico perfino le singole tecnologie, nel dare un volto al complesso di innovazioni che stanno investendo l’uso della materia siamo ben lontani dall’avere raggiunto risultati paragonabili. Per certi versi è un paradosso: se la sensibilità dei cittadini verso questi temi è senza alcun dubbio in crescita, l’immagine che se ne restituisce è frammentaria e spesso generica. Con effetti “collaterali” che si manifestano, per esempio, nel rifiuto o nella diffidenza verso tecnologie o impianti che rappresentano la concretizzazione di una vera rivoluzione nel nostro rapporto con le risorse.
Abbiamo pensato quindi di creare un luogo in cui far interagire esperienze, idee e punti di vista diversi su fenomeni come l’economia circolare e la bioeconomia, che stanno acquisendo rilevanza sempre maggiore nel dibattito internazionale. Per renderli visibili e accessibili al di fuori dei singoli settori implicati. Un luogo in cui documentare anche le realtà industriali, le innovazioni, la ricerca.

A vostro modo di vedere, la difficile congiuntura economica che stiamo vivendo impone un mutamento che, se ben accompagnato, potrebbe creare “più lavoro, più sicurezza (ambientale e sociale), più benessere, più stabilità”. Quali i principi e le modalità per trasformare questa crisi in un’opportunità?
A una crisi che è in realtà l’effetto combinato di più crisi, le risposte possibili non sono quelle miracolistiche di una “ripresa” continuamente annunciata e che non si sa bene su quali presupposti dovrebbe basarsi (nessuno, si direbbe, specie se si guarda alla politica nazionale). Se l’economia dei flussi finanziari e del rifiuto di ogni forma di limite ha pienamente fallito, la via d’uscita può essere trovata in pratiche che rovesciano il tradizionale rapporto tra attività produttive e quel fattore con cui, comunque, ogni “economy” deve fare i conti: il territorio. Stabilità, benessere, lavoro, sono obiettivi irrealizzabili se si continua a seguire un modello in cui la creazione di valore non ha una relazione necessaria con il luogo in cui si svolge l’attività economica che ne è all’origine. Con le persone che la realizzano.
Non si tratta solo di una sostituzione di tecnologie o di un cambiamento di bacino di risorse cui attingere. Ma di un diverso rapporto tra economia, ambiente e società che si può osservare in molti settori e spesso definito sotto diverse “etichette”. E anche per questo ci sembrava il momento di proporre uno strumento di orientamento, come la rivista punta a essere.
 
Secondo le proiezioni dell’International Energy Agency, tra poco più di 30 anni, la maggior parte dell’energia che consumeremo verrà prodotta da fonti rinnovabili. Un primo fondamentale passo verso il cambiamento si sta, dunque, compiendo. Ma non basta: al pilastro dell’energia rinnovabile ritenete indispensabile affiancare quello della materia rinnovabile. Ci racconta con quali “mattoni” possiamo e dobbiamo costruirlo?
Semplificando, si possono individuare cinque “mattoni” che una nuova economia deve considerare. Il primo sono le commodities, le materie prime di base che rappresentano il cuore del problema. Poi ci sono le materie prime rinnovabili, una miniera potenzialmente (ovvero a condizione di essere gestita in modo sostenibile) inesauribile che, grazie all'innovazione tecnologica, può divenire fonte di approvvigionamento energetico e per una molteplicità di settori industriali, creando un’alternativa alle materie prime classiche. A queste si aggiungono i rifiuti che altro non sono che enorme flusso di materiali che non può essere sprecato e deve invece essere valorizzato. Infine, come già detto, c’è il territorio, cui fanno riferimento tutti i flussi fin qui elencati. Le materie di base, siano esse organiche o inorganiche, vengono attinte dal suolo. I biomateriali e i biocarburanti si basano su colture agricole che inevitabilmente si sostituiscono ad altri impieghi possibili degli stessi territori. I rifiuti impattano sul territorio, o generano emissioni climalteranti che a loro volta incidono sulla qualità e il rendimento del suolo.
Per “lavorare” con questi mattoni ne serve un sesto: un approccio sistemico senza il quale si rischia di guadagnare da un lato e di perdere dall’altro, diventando inefficienti. E la capacità di creare interessi comuni, espressione del territorio, che siano capaci di guidare la trasformazione.


La rivista "Materia Rinnovabile", in italiano e in inglese, è disponibile sia in formato elettronico (pdf scaricabile gratuitamente) che in formato cartaceo (su abbonamento) >> vai al sito della rivista