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In questo numero:

Attaccatevi al bello (e tanti auguri) di Marco Moro
Made e ReMade in Italy di Roberto Rizzo
Quali governi per la sostenibilità? di Diego Tavazzi
Dalla caverna alla casa ecologica di Paola Fraschini
La sostenibilità? Dal basso (e multimediale) di Diego Tavazzi
Nuova edizione aggiornata del prezioso manuale sulla gestione dei rifiuti di Lavinia Basso
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Made e ReMade in Italy
di Roberto Rizzo


Ipotizziamo di voler comprare un oggetto qualsiasi per la casa, tipo una pentola. Le pentole ci sembrano tutte uguali: dopo tutto, per i nostri scopi, cioè cuocere la pasta o fare una frittata, compiono sempre lo stesso lavoro. In realtà, le pentole che vediamo sugli scaffali dei negozi sono una diversa dall’altra perché sono diversi i processi produttivi e le materie prime con cui vengono realizzate. Se il made in Italy rappresenta un valore aggiunto legato a una produzione per lo più locale (e spesso in base a un design di pregio), il fatto che una pentola sia realizzata a partire da materiali riciclati costituisce un ulteriore valore aggiunto, in questo caso ambientale, assolutamente unico.
A svelare il dietro le quinte della produzione degli oggetti made in Italy e realizzati con materiali riciclati ci ha pensato ReMade in Italy, la prima associazione italiana ad aver sviluppato una procedura tecnica che certifica la tracciabilità e il contenuto dei materiali riciclati.
Quando pensiamo al made in Italy, infatti, ci vengono subito in mente la moda, la cucina e i prodotti per l’arredamento. Ma c’è tutto un settore, quello della realizzazione di nuovi prodotti a partire da materiali riciclati, in cui il nostro paese ha tanto da dire e da proporre.
Promuovere la cultura e la conoscenza del riciclo made in Italy è proprio l’obiettivo di ReMade in Italy, associazione senza finalità di lucro fondata nel 2009 da Regione Lombardia, Camera di Commercio di Milano, Conai (Consorzio nazionale imballaggi) e Amsa. Obiettivo che ReMade si prefigge di raggiungere rappresentando un contesto serio per sviluppare strumenti concreti di qualificazione dei prodotti riciclati sul mercato.
Oggi sono soci sostenitori di ReMade in Italy diversi consorzi, associazioni e soggetti attivi nel riciclo dei materiali (per esempio Pannello ecologico, Ecodom, Ecopneus) e sono soci ordinari numerose aziende che realizzano prodotti riciclati. Tutti rigorosamente made in Italy.
Prendendo l’avvio da mostre-convegno organizzate da Regione Lombardia già diversi anni fa sul tema della raccolta differenziata e del riciclo, nel corso delle quali la vista di prodotti riciclati, spesso pregevoli dal punto di vista del design, riscuoteva grande interesse da parte del pubblico, l’idea di creare un’associazione che promuovesse il made in Italy riciclato è sembrata una buona idea. L’attività dal 2009 al 2011 ha aggregato un numero sempre maggiore di imprese orientate all’innovazione, stringendo anche accordi con varie associazioni di settore e diversi stakeholder. Tra le attività più recenti, ReMade in Italy ha collaborato con il Ministero dell’Ambiente per l’analisi dell’impronta ecologica di alcuni prodotti derivanti dal riciclo in specifiche filiere.

Per aiutare le aziende a comunicare il proprio impegno nel mondo del riciclo, ReMade in Italy caratterizza sin dal principio i prodotti e i materiali con un’etichetta, le cui informazioni sono avvalorate dal Comitato scientifico dell’associazione secondo procedure caratterizzate dal più alto rigore scientifico.
L’etichetta evidenzia non solo la quantità di materiale riciclato all’interno del prodotto finito, ma anche il risparmio in emissioni climalteranti (espresse in CO2eq) e il risparmio di consumo di energia, legati al processo di riciclo. Aspetti questi ultimi che connotano in senso ambientalmente favorevole i prodotti del riciclo al di là del risparmio di materie prime vergini e dell’utilizzo di materia rinnovata, insiti nel concetto stesso di riciclo.

A un certo punto della vita dell’associazione ci si è posti una domanda: nel panorama estremamente variegato delle etichette ambientali volontarie esistenti in Italia e in Europa, quali sono i criteri per distinguere il grado di affidabilità delle informazioni che l’etichetta e il marchio intendono trasmettere? In pratica, quando si legge su un prodotto “100% riciclato”, da dove deriva il valore 100%?
A partire da queste sollecitazioni si è sviluppato un dibattito interno che ha portato al passaggio di ReMade in Italy da marchio ambientale volontario a schema di certificazione accreditato. Questa è sembrata la strada migliore per conferire il massimo grado di affidabilità delle informazioni legate al riciclo all’interno di un prodotto e rispondere così alle esigenze del consumatore consapevole, sia pubblico sia privato, di essere informato con trasparenza e obiettività su ciò che sta acquistando, diffidando dalle autodichiarazioni che spesso, anche se non sempre, toccano i confini del greenwashing.
“Conclusa la prima parte di attività dell’associazione abbiamo verificato che le esigenze del mercato e della normativa si rivolgono verso la necessità di una verifica di parte terza sulle informazioni contenute nel marchio. Serve insomma che ci sia un ente, parte terza appunto, qualificato e obiettivo, che si pronuncia sulle informazioni ambientali di un prodotto, che sia diverso dal soggetto che rilascia il marchio, al fine di conferire alle informazioni stesse il massimo grado di attendibilità.” Così Simona Faccioli, Direttore Generale di ReMade, spiega i motivi che hanno determinato il passaggio di ReMade a schema di certificazione accreditato, basato su Disciplinari tecnici elaborati dall’Associazione e preventivamente valutati da Accredia. La valutazione di Accredia è stata condotta al fine di verificare che le certificazioni emesse a fronte dello schema, in base ai Disciplinari, possono avere i requisiti per essere accreditate.
Il sistema in questo modo garantisce la terzietà dello schema di certificazione e non c’è nessun pericolo di conflitto d’interessi. L’audit del processo produttivo e della filiera si basa sulle norme tecniche sviluppate da ReMade in Italy che verificano la tracciabilità della materia prima, la concretezza del riciclo, l’assenza di sostanze potenzialmente tossiche, la conservazione ottimale dei prodotti. Unicamente ispettori con le necessarie qualifiche e opportunamente formati possono eseguire le verifiche negli stabilimenti produttivi. Se il prodotto ottiene la certificazione, siamo sicuri che dietro c’è la massima attenzione da parte del produttore alla materia prima che utilizza, il controllo sulle fasi della produzione, il rispetto della normativa, la massima cura fino all’output finale.
Così Remade in Italy è il primo schema di certificazione accreditato, in Italia e in Europa, specificatamente dedicato al riciclo, per la verifica della tracciabilità dei materiali nel processo produttivo e per la verifica, espressa in termini percentuali, del contenuto di riciclato in un prodotto.

Gli organismi di certificazione che intendono qualificarsi per effettuare le verifiche sui prodotti, e rilasciare i certificati, per prima cosa comunicano il loro interesse a ReMade in Italy, che rilascia un primo riconoscimento in base al rispetto di determinati requisiti tecnici e di formazione. Da quel momento gli organismi hanno un anno di tempo per effettuare le verifiche sperimentali e ottenere da Accredia (o da “analogo” ente di accreditamento di altro paese europeo), l’accreditamento definitivo per il rilascio dei certificati a fronte dello schema ReMade in Italy. Gli enti abilitati al rilascio delle certificazioni ReMade in Italy sono pubblicati sul sito dell’associazione.
Possono essere certificati ReMade in Italy i materiali riciclati, i semilavorati che contengono materiali riciclati e i prodotti finiti che contengono materiali riciclati. I prodotti che si trovano nel catalogo di ReMade in Italy sono ora già più di un centinaio, appartenenti alle più diverse tipologie: dai materiali per l’edilizia, a quelli per l’informatica, come le cartucce rigenerate per le stampanti, ai prodotti di ecodesign, ai prodotti per l’arredo urbano, come panchine e aree giochi, ai prodotti per la moda e abbigliamento, alla cancelleria. La certificazione è rilasciata a chi produce made in Italy e per la verifica di questo requisito l’associazione si attiene alla normativa: il prodotto deve già avere la dicitura made in Italy o, in alternativa, il processo prevalente o l’ultima fase della lavorazione che ne hanno modificato le caratteristiche fisiche, dimensionali, prestazionali o di contenuto devono essere stati fatti in Italia.
Per quanto riguarda il riciclo, il prodotto deve contenere almeno il 10% in peso di materiale riciclato. La verifica dell’incidenza in peso del 10% è per singolo materiale: nel caso di prodotti composti, si vanno quindi ad analizzare tutti i singoli componenti. Facciamo l’esempio di un tavolo con la base in legno e le gambe di metallo: si verifica la percentuale sia del legno sia del metallo e quindi si certifica il prodotto nel suo complesso, fattore apprezzato dai produttori. Altre certificazioni, analoghe dal punto di vista formale, analizzano e certificano invece una singola componente del prodotto. In genere i valori di riciclo si attestano sopra il 50%. La soglia d’ingresso bassa del 10% è giustificata dal fatto che le potenzialità delle tecnologie applicabili ai processi di riciclo si differenziano a seconda delle tipologie di materiale.

Possedere la certificazione ReMade in Italy va in aiuto alle aziende che vogliono partecipare ai bandi della pubblica amministrazione nell’ambito degli acquisti verdi, il cosiddetto Green Public Procurement (GPP). La normativa sugli appalti oggi in vigore prevede che le ecoetichette, se costruite sulla base dei requisiti di pubblicità e terzietà, possono dimostrare la conformità del prodotto al rispetto dei criteri ambientali del bando e la certificazione di ReMade in Italy è una fra quelle che rientrano nel sistema degli appalti verdi della pubblica amministrazione: significa che se il prodotto è certificato, la rispondenza ai requisiti ambientali è data per presunta. La certificazione ReMade in Italy è espressamente citata come requisito probante nei decreti ministeriali che disciplinano, per singoli settori, le modalità con cui le pubbliche amministrazioni devono provvedere (per legge) ai propri “acquisti verdi”. Questo mercato, come noto, è estremamente importante dal punto di vista strategico per incentivare l’impiego di materiale riciclato e quindi per attuare una delle principali direttive della green economy.
E l’utilizzo di ecoetichette chiare e trasparenti va nel senso della semplificazione, sia per le aziende, che effettuano la verifica una sola volta, per poi utilizzarla ogni volta che intendono partecipare a un bando, sia per le pubbliche amministrazioni, comportando un grande risparmio di tempo e risorse per la verifica dei requisiti dei partecipanti.

Nel corso del 2013 l’impegno di ReMade si è rivolto a un progetto importante: la costituzione di un catalogo di prodotti ecosostenibili e innovativi (SiExpo 2015), presenti sul territorio italiano, messi a disposizione di progettisti e allestitori di Expo Milano 2015, come ricognizione di buone pratiche al fine di attuare politiche di sostenibilità ambientale nell’allestimento dei padiglioni da parte degli stati partecipanti.
Il catalogo ha ricevuto il riconoscimento e il contributo di Expo Spa e Camera di Commercio di Milano. Rappresenta un importante strumento messo a disposizione degli stati partecipanti, in modo assolutamente libero, come incentivo all’utilizzo di prodotti ecosostenibili e innovativi, e rappresenta in un certo senso il completamento dell’importante lavoro di Expo condotto con l’elaborazione delle “Linee guida per le soluzioni sostenibili” e delle “Linee guida per il Green Procurement”, attraverso il quale l’Organizzazione dell’evento mondiale ha inteso incentivare l’applicazione di pratiche di sostenibilità ambientale da parte degli stati partecipanti.
I prodotti censiti (al momento più di 300, consultabili su www.siexpo2015.it) appartengono alle diverse tipologie: materiali per la costruzione e l’allestimento, arredo per interni, arredo urbano, packaging, complementi fieristici e sono ammessi per il rispetto dei requisiti di sostenibilità ambientale (contenuto di riciclato, assenza di sostanze nocive, efficienza energetica ecc.) e di innovazione. ReMade in Italy ha coordinato il lavoro, insieme a Material Connexion Italia (il più grande centro internazionale di ricerca e consulenza sui materiali innovativi e sostenibili). Un’opportunità concreta per il cambiamento.

L'articolo è tratto da Materia Rinnovabile, n. 1, novembre 2014 (pdf scaricabile gratuitamente/free download)