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In questo numero:

La luce (verde) in fondo al tunnel a cura di Diego Tavazzi
Ladri di rifiuti di Antonio Pergolizzi
Acqua e intelligenza, un connubio indispensabile a cura di Diego Tavazzi
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La luce (verde) in fondo al tunnel
Intervista a Edoardo Zanchini
a cura di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:
Ambiente Italia 2015
Gli indicatori per capire l'Italia. Analisi e idee per uscire dalla crisi

a cura di Bianchi Duccio, Zanchini Edoardo
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Anche quest’anno il Rapporto Ambiente Italia racconta la parte del nostro paese che innova e propone guardando al futuro. Abbiamo chiesto al curatore, Edoardo Zanchini, di spiegarci perché è possibile un’alternativa da opporre a chi racconta il nostro paese intonando geremiadi insopportabili (“siamo allo sfascio”, “tutti ladri e corrotti”) oppure proclamando slogan vuoti e poco credibili.

Per la prima volta dopo molti anni si registra qualche segnale che sembrerebbe indicare un inizio di uscita dalla recessione. Si tratta di segnali che vanno in direzione del business as usual o hanno una qualche connotazione verde?
Possiamo dire che hanno una connotazione verde inconsapevole. Perché nel corso di questi anni di recessione, diversi indicatori di efficienza e sostenibilità sono andati migliorando, anche se per ragioni in gran parte slegate da una visione strategica. Il Rapporto racconta questo cambiamento con diversi dati che aiutano a capire come la crisi abbia profondamente inciso nel tessuto sociale e determinato la chiusura di impianti e imprese, ma anche di come vi siano segnali positivi che lasciano intravedere un futuro percorribile di sviluppo per il paese. In alcuni settori l’Italia è ai primi posti in Europa: nel risparmio di materia (consumi ridotti in 10 anni del 32%, in Ue del 15), nella produttività delle risorse (media Ue +25%, Italia +40), nella produzione di energia elettrica da rinnovabili arrivata nel 2014 al 44% della produzione. Ma come racconta Duccio Bianchi nella sua introduzione, oggi siamo a un passaggio cruciale, perché occorre accompagnare il cambiamento già realizzato in questi anni con una chiara prospettiva di investimenti in interventi che hanno bisogno soprattutto di certezze, di trasparenza delle procedure, di legalità.

Trasporti, edilizia, territori, rinnovabili ed efficienza, rifiuti e materiali... Sono svariati i settori su cui potrebbero intervenire i decisori politici per imprimere una vera svolta green al nostro paese. Che giudizio dà dell’azione politica a oggi? Condivide l’opinione secondo cui “il governo finora si è mosso in direzione contraria, contro le rinnovabili e sostenendo con Sbloccaitalia una visione novecentesca dello sviluppo”?
Purtroppo, fino a oggi, proprio nei campi dell’energia, dei trasporti e dei rifiuti, il Governo Renzi si è mosso in continuità con la ricetta dei governi precedenti e, potremmo dire, con una visione arretrata di questi settori strategici. Aumenta la distanza tra i cambiamenti avvenuti nell’economia e nella società italiana e ricette che ancora puntano su grandi opere, autostrade, centrali e inceneritori, quando oggi il paese avrebbe bisogno di investimenti nelle città, in linee di tram e metropolitane per aiutare milioni di pendolari, in tecnologie che migliorino l’efficienza energetica e permettano di prodursi da soli energia da fonti rinnovabili per risparmiare sul serio nelle bollette, ma anche di una organizzazione delle filiere di raccolta dei rifiuti che aiutino il recupero di materia. Noi rimaniamo convinti che riusciremo a far cambiare idea al governo che, oltretutto, continuando in queste ricette fallimentari come lo “Sbloccaitalia” ha fatto l’interesse di pochi interessi e non quelli di milioni di cittadini italiani.

Nell’edizione di quest’anno di "Ambiente Italia" un capitolo, quello di Francesco Ferrante, è dedicato all’economia circolare. A che punto siamo in Italia? C’è interesse per i concetti e le proposte dell’economia circolare?
L’economia circolare è oggi una realtà nel nostro paese in forte crescita, ed è una notizia molto positiva in un paese che continua a essere una potenza industriale. Perché, non ce lo dimentichiamo, siamo il secondo produttore manifatturiero d’Europa dopo la Germania.
In questi anni non sono sopravvissute solo le eccellenze del nostro sistema produttivo nei settori tradizionali, sono anche nate nuove imprese nelle filiere dei rifiuti, dell’energia, della chimica verde. Proprio nel settore dei rifiuti, accanto a ritardi insopportabili e al peso della criminalità organizzata, in questi anni sono cambiate profondamente l’organizzazione e la gestione, tanto che in nessun paese europeo si sono avuti tassi di incremento del recupero e riciclo come in Italia. A Milano siamo al 50%, a Roma al 43% di raccolta differenziata, ossia dati superiori a Berlino, Londra, Vienna, Madrid, Parigi. Allo stesso modo i numeri del recupero di alluminio, vetro, carta, plastica, compost sono impressionanti come crescita. Anche qui abbiamo bisogno di migliorare le filiere, di realizzare impianti (in particolare di compostaggio e digestori) ma, come scrive Ferrante, abbiamo di fronte la risposta a un problema che è al contempo una grande opportunità per creare una nuova economia circolare e nuovo lavoro. E ragionamenti analoghi si possono fare con la chimica verde, i sacchetti di plastica biodegradabile e i biocombustibili di seconda generazione.
Se riusciremo a superare queste contraddizioni l’Italia ha la possibilità di trovare un proprio spazio originale nella globalizzazione puntando da un lato sull’innovazione e dall’altro sulla valorizzazione di quelle risorse, vocazioni e talenti che tutto il mondo ci invidia. Ossia di un paese che ha meno dell’1% della popolazione mondiale, che non possiede risorse fossili o minerali, ma che ha, per la sua posizione nel Mediterraneo e le sue risorse materiali e immateriali, ottime carte da giocare.