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Bio: il nuovo stile del consumo alimentare a cura di Diego Tavazzi
Biocarburanti, il settore aereo prende il volo di Emanuele Bompan
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Bio: il nuovo stile del consumo alimentare
Intervista a Roberta Paltrinieri
a cura di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:
L'Italia del biologico
Un fenomeno sociale, dal campo alla città

di Paltrinieri Roberta, Spillare Stefano
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Anche senza conoscere i numeri e le statistiche del settore basta entrare in qualunque supermercato per accorgersi che il banco dei prodotti bio è sempre più lungo e affollato. Nel nostro paese è infatti in atto una lenta (ma nemmeno tanto) mutazione degli stili di consumo alimentare: abbiamo chiesto a Roberta Paltrinieri, sociologa dei consumi e coautrice di L’Italia del biologico, di spiegarci caratteristiche e ragioni di questa trasformazione.

Quali sono i numeri del biologico nel nostro paese? E che prospettive ha?
Parliamo spesso di numeri a doppia cifra, in positivo ovviamente. D’altronde, ormai è di dominio pubblico: il consumo di prodotti biologici è in crescita esponenziale, in controtendenza rispetto al comparto alimentare nella sua interezza.
Per questo motivo, ma non solo, crediamo che le prospettive siano rosee. Bisogna infatti capire che il cibo biologico non è una moda passeggera, ma una risposta strutturale alla moderna società del rischio, un adeguamento anche culturale.
L’Italia è leader nella produzione biologica e sempre più aziende si convertono al bio. Tale produzione è ancora fortemente sbilanciata verso l’export, anche se sta crescendo la domanda interna (+17% nel 2014). Inoltre, le economie di scala che si iniziano a vedere anche nel comparto biologico spingono la dinamica di prezzo al ribasso, così che ormai troviamo prodotti bio anche sugli scaffali dei discount, con prezzi magari non stracciati ma accessibili.
Per questi motivi, l’agricoltura biologica, o un’agricoltura a essa assimilabile, sta diventando addirittura l’obiettivo per tutta l’agricoltura di domani. Sperando, ovviamente, di non peccare di eccesso di ottimismo.

Nel vostro libro descrivete la trasformazione in atto del biologico, che da fenomeno di nicchia sta diventando quello che Michael Pollan definisce Big Organic. Di cosa si tratta? Ed è un passaggio che ha solo conseguenze negative o ci sono, a vostro giudizio, anche risvolti positivi?
Questo è forse il tema più delicato del libro. Le suggestioni di Pollan ci hanno guidato in quella che può essere interpretata come una critica a una certa “massificazione” del biologico, che da fenomeno di nicchia sta diventando sempre più un mercato globale.
In realtà, più che una critica la nostra è voluta essere una presa di coscienza di fronte a una dinamica a nostro modo di vedere innegabile.
Si tratta di un fenomeno contraddittorio: da un lato, infatti, la crescita del biologico permette di conciliare i ritmi e la complessità delle società contemporanee con le esigenze di maggiore salubrità, sicurezza e sostenibilità, mentre dall’altra il rischio è quello di snaturare alcuni valori e ideali dell’agricoltura biologica stessa. E ciò favorisce dinamiche di tipo prevalentemente relazionale e localistico. Si tratta di due binari che, secondo noi, possono coesistere, seppur nella consapevolezza dei limiti e delle opportunità di ciascuno di essi.

Perché sempre più persone mangiano bio? Quali sono i valori associati a questa scelta, che nella grande maggioranza dei casi costa di più?
L’intero movimento per il biologico nasce da istanze di tipo critico oggi sempre più diffuse tra le persone. La vera svolta, quella che ne sta decretando il recente successo, crediamo sia rinvenibile proprio nella tarda modernità, con l’accrescersi della percezione e della consapevolezza dei rischi comportati dall’attuale modello di sviluppo.
In estrema sintesi, il consumo biologico sembra riuscire a conciliare prospettive incentrate sul sé (per esempio salutistiche o di benessere personale) con motivazioni di carattere collettivo (per esempio ambientali). Meglio, sembra esserci la consapevolezza che, sempre di più, le due dimensioni non possono essere scisse. Le persone subiscono i rischi crescenti di un sistema di sviluppo che pare spesso fuori controllo, quindi, in un clima generalizzato di sfiducia verso una certa tecnocrazia lineare che determina in gran parte le scelte politiche, non rimane che cercare strategie alternative nella propria vita quotidiana, per esempio nei consumi di tutti i giorni: la scelta dei prodotti biologici fa parte di queste strategie.