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In questo numero:

Corsa all’economia circolare di Antonio Cianciullo
Le miniere urbane dell'alluminio a cura di Duccio Bianchi
Il design nei nuovi scenari della materia a cura di Marco Moro e Mauro Panzeri
Imballaggi in alluminio di Paola Ficco
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Le miniere urbane dell'alluminio
Rapporto elaborato per CiAl da Ambiente Italia
a cura di Duccio Bianchi


Siamo il secondo produttore di alluminio in Europa con una produzione al 100% da alluminio da riciclo. In Italia dal 2013 è cessata la produzione di alluminio primario. In pratica produciamo solo alluminio secondario, da riciclo, derivante sia da recuperi interni (scarti dei processi di laminazione ed estrusione integrati con impianti di rifusione) che da rottami pre-consumo (da processi industriali) e post-consumo (dismissioni di mezzi di trasporto, demolizioni edili, rifiuti di beni di consumo e imballaggi). Complessivamente la produzione di alluminio nel nostro paese è alimentata da oltre 1,3 milioni di tonnellate di scarti interni e rottami, e una quota rilevante di rottami viene importata. Gli impianti di rifusione producono 487.500 tonnellate di leghe in formati (placche e billette) per laminazione ed estrusione; gli impianti di raffinazione 663.700 tonnellate di leghe in pani per fonderia e prodotti disossidanti per acciaierie. Le industrie di produzione di semilavorati importano circa 640.000 tonnellate di alluminio grezzo e producono 789.000 tonnellate di semilavorati per estrusione e laminazione e 625.000 tonnellate di getti di fonderia.

Al netto delle dismissioni, l’apporto annuo di alluminio è pari a 700.000 tonnellate, a fronte di un prodotto totale in uso pari a oltre 20 milioni di tonnellate […] 

Il settore industriale dell’alluminio è caratterizzato dalla presenza di un nucleo molto ristretto di medie imprese – soprattutto tra refiners e remelters e aziende integrate nella filiera – e da un ampio numero di piccole e medie imprese, operanti soprattutto nella fusione. Sulla base dei dati Assomet, all’interno della classe “produzione di alluminio” le imprese propriamente di rifusione e raffinazione sono 27 e rappresentano il 36% del fatturato e il 40% degli occupati della classe. Va precisato che la recessione ha determinato una contrazione del fatturato e del valore della produzione a cui è corrisposta una riduzione importante dell’occupazione associata anche alla chiusura di alcune importanti imprese e a fenomeni di concentrazione.

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