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In questo numero:

2016: MR si rinnova assieme alla materia di Antonio Cianciullo
Saranno i bambini a inventare il futuro green a cura di Sergio Ferraris
Ma quanto ci costa davvero produrre olio di palma? di Roberto Giovannini
Il maialino da Pechino di Federico Pedrocchi
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Ma quanto ci costa davvero produrre olio di palma?
di Roberto Giovannini


Serve a tutto, lo si trova dappertutto: detergenti, cosmetici, saponi, biscotti, merendine, cibi pronti, Nutella, gelati. Parliamo dell’olio di palma, uno degli alimenti più versatili e utilizzati al mondo, ma anche uno dei più discussi.

Perché la palma e le sue bacche dove matura l’olio – una pianta originaria dell’Africa, ma trapiantata a scopo commerciale nel Sudest asiatico ormai oltre cento anni fa – prospera alle latitudini tropicali, è relativamente facile da coltivare in una piantagione industriale, e cresce vigorosa sui terreni “liberati” dall’uomo dalla foresta umida tropicale, che è uno dei principali serbatoi di biodiversità del pianeta. Il risultato è che nel giro di pochi anni sono state cancellate centinaia di migliaia di ettari di foresta primaria. Come raccontano le cronache di questi giorni, ancora oggi i terreni vengono “liberati” principalmente appiccando degli incendi incontrollati. Da gennaio si sono contati oltre 100.000 incendi, concentrati nelle foreste delle isole di Borneo e Sumatra: le immagini satellitari mostrano da settimane una miriade di fuochi, che per molto tempo si è allungata ricoprendo di un fastidioso fumo Singapore, la Malesia e il sud della Thailandia. Il disastro è acuito dal fatto che quelle foreste sorgono su depositi di torba, che bruciando rilascia CO2, e che sono difficilissimi da spegnere. Un disastro anche sanitario: si parla di problemi respiratori seri per almeno mezzo milione di persone; e un gravissimo disastro ambientale, considerando le emissioni di CO2 e la devastante distruzione di biodiversità.

Insomma, l’olio di palma va condannato tout-court come una delle principali calamità generate dalla cupidigia umana? Il discorso è un po’ più complicato: come accade per tutti i problemi complessi, a volte non è facile trovare le soluzioni semplici e nette. Sempre che esistano.
Questa fondamentalmente è la tesi di Rspo, la Roundtable on Sustainable Palm Oil, la “Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile”, un’associazione volontaria costituita nel 2004 per cercare di dar vita a una produzione di olio di palma meno distruttiva. L’idea è quella di coinvolgere tutti gli attori della filiera globale dell’olio (dai coltivatori ai raffinatori, dall’industria manifatturiera ai distributori, dalle banche ai consumatori alle Ong) per stabilire degli standard di sostenibilità della produzione. Chi rispetta i criteri e le politiche stabilite da Rspo, può legittimamente utilizzarne la certificazione. Finora l’associazione ha certificato oltre 12,5 milioni di tonnellate di olio di palma, circa il 20% della produzione mondiale. L’obiettivo è quello di aumentare decisamente questa percentuale, per esempio raggiungendo quota 100% di olio di palma sostenibile per le importazioni sul mercato europeo. Perché come spiegano i portavoce di Rspo, “l’unica alternativa all’olio di palma è l’olio di palma sostenibile”.

Ma non tutti, come vedremo, la pensano allo stesso modo. Molte associazioni ambientaliste già in linea di principio definiscono la stessa idea di “olio di palma sostenibile” un ossimoro (ovvero una contraddizione in termini, un’impossibilità filosofica). Altri criticano con maggiore o minore radicalità alcune delle procedure e delle politiche attuate da Rspo, auspicandone una riforma. Altri ancora, infine, hanno costituito un’associazione alternativa di certificazione dell’olio di palma sostenibile, basata su criteri più rigidi.
Resta il fatto che la filiera industriale dell’olio di palma esiste, dà lavoro e reddito a 3,5 milioni di persone soltanto in Indonesia e Malesia. E – volente o nolente – rappresenta per l’economia di questi due paesi un fattore fondamentale impossibile da cancellare con un tratto di penna senza creare sconquassi di ogni tipo.

Senza considerare poi che esiste una gigantesca domanda mondiale per quest’olio, una domanda che a breve termine dovrebbe essere comunque soddisfatta... Continua a leggere su 'Materia Rinnovabile', n. 8 gennaio-febbraio 2016